Rassegna teatrale 2011: un teatro nel cuore del sud. Intervista ad Almerica Schiavo, direttrice artistica.

| di
Rassegna teatrale 2011: un teatro nel cuore del sud. Intervista ad Almerica Schiavo, direttrice artistica.

Cielo plumbeo, qualche goccia di pioggia ha deciso, ancora una volta, di conferire alla giornata contorni autunnali più che primaverili. Sono le 10,30 del mattino e sto per incontrare Almerica Schiavo organizzatrice della rassegna teatrale di Laurino “Un teatro nel cuore del sud”. Mi è stata descritta come una donna colta ed intelligente, sono decisamente curiosa di conoscerla.

Ore 11,00, ci incontriamo nella graziosa piazza di Laurino, dopo i soliti convenevoli relativi alle presentazioni cerchiamo un posto per l’intervista, optiamo, così, per la sua automobile, a quanto pare unico luogo adatto per l’occasione.

L’atmosfera è decisamente cordiale, così, do il via alle domande.

D: Come è nata la rassegna teatrale Un teatro nel cuore del sud?
R: La rassegna non nasce quest’anno. Ripercorriamo un po’ la storia. L’attività del teatro di Laurino ha radici molto antiche. Il teatro è stato una realtà intorno alla quale non sono pervenute documentazioni importanti, esistono, però, indicazioni che ci inducono a ritenere che la chiesa di S Agostino adiacente al monastero di S. Agostino e risalente al 1700, alla fine del medesimo secolo venne sconsacrata e trasformata, quindi, in teatro. Lo stile architettonico non lo conosciamo, in quanto non sono rimaste evidenze in tal senso, però, sappiamo che probabilmente nello stesso periodo Nicolò Politis scrisse l’Opera di S. Elena, da qui si desume che probabilmente questo fu il luogo dove ci furono le prime rappresentazioni dell’Opera di S. Elena e, quindi, le prime rappresentazioni teatrali. Nell’800, poi, alcune compagnie napoletane venivano qui per i debutti teatrali e ciò fino alla fine della seconda guerra mondiale, dopodichè il teatro venne utilizzato in svariati modi. Negli anni ’60 – ’70 divenne sala di ricevimento per matrimoni, è stato, cioè, teatro della rappresentazione delle grandi feste popolari legate ai matrimoni. Gli sposi prendevano posto sotto il palcoscenico, davanti a loro il cesto per la raccolta delle buste. Poi gli amici arrivavano, davano gli auguri, lasciavano la busta ed iniziava il ballo. Laurino ha una grande tradizione musicale, all’epoca c’era un complesso denominato “Il Fuoco Sacro” che, famoso in tutto il Cilento, allietava i matrimoni. Poi è subentrato il periodo in cui, nel bene e nel male, si sono cominciati ad utilizzare i fondi per i restauri e quindi le varie Amministrazioni che si sono succedute hanno pensato al recupero del teatro. L’ultimo restauro si è concluso nel 2007. Io ho seguito i lavori ed ho dato alcuni suggerimenti per portare a termine questo recupero, si è cercato di ridargli la forma dei teatri dell’epoca in cui la chiesa è stata trasformata in teatro, una dimensione, quindi, settecentesca. L’abside era chiusa, ma con il restauro è stata riportata a vista e adesso fa parte del retropalco. Il teatro oggi è considerato un piccolo gioiello settecentesco. Contestualmente al restauro, però, si è pensato, come spesso accade nel sud del nostro paese, ma in generale in Italia, di utilizzare fondi pubblici per creare contenitori ma di non utilizzarli, infatti, non si progetta mai l’utilizzo dei contenitori. Mi spiego meglio, ci si ferma alla fase imprenditoriale, si pensa che il lavoro da dare al sud sia il lavoro delle ditte che costruiscono, che demoliscono e che poi ricostruiscono, e si pensa che l’economia debba fiorire solo su questa base. Ma in realtà questo è solo l’inizio di un processo produttivo, ed i nostri operatori ed i nostri Amministratori dovrebbero già avere in mente una progettualità a lungo termine, creare un “contenitore per contenuti”. Quindi per incentivare questo processo, volontariamente ho portato questo progetto di vita teatrale, creare, cioè, una stagione teatrale nel cuore del Cilento.

D: L’idea può fondarsi sul tentativo di portare il teatro all’interno dei piccoli borghi?
R: Il tentativo è di portare a sud di Napoli una distribuzione teatrale di qualità. È stato, quindi, il desiderio di portare cultura in quei luoghi che sono fuori dai circuiti nazionali, e per questo ci siamo impegnati, pur considerando la solita e gravosa questione della mancanza di fondi, soprattutto mancanza di fondi riservati alla cultura, perché ancora non entra nella mentalità degli Amministratori e nella mentalità comune che la cultura porta economia, la cultura favorisce ed è veramente un volano per l’economia.

D: Quali difficoltà ha incontrato nell’organizzazione della rassegna?
R: È stato grazie alla nascita di una associazione culturale (Associazione Teatro Comunale di Laurino e della Valle del Calore), quindi, basata sul lavoro di volontari che, come si sa, essendo delle realtà comunque private possono ricevere finanziamenti, che è nata la rassegna. Noi abbiamo ricevuto contributi isolati dei quali siamo grati agli enti sostenitori. L’associazione, però, è una realtà estremamente precaria che non crea e non sta creando delle solide basi per far si che il teatro comunale di Laurino diventi un ente, una realtà concreta, luogo in cui si possa avere un’attività continua, si possa avere un personale tecnico fisso, un personale artistico, insomma una realtà che possa veramente decollare. Al momento c’è soltanto l’associazione culturale che con enormi sforzi fa il suo calendario, lo propone e combatte con le alterne vicende della politica.

D: Un approccio femminile all’organizzazione della rassegna secondo lei è diverso?
R: Non credo sia un problema di sensibilità femminile o maschile, credo sia un problema di competenze, di conoscenze e di professionalità. Ho deciso di mettere a disposizione del mio territorio le mie competenze e la mia professionalità, spinta da un moto personale di portare cultura nella mia terra, perché nativa di Laurino, con entrambi genitori laurinesi ed avendo alle spalle una famiglia che nei secoli ha contribuito a diffondere cultura ed allo sviluppo culturale di questi territori.

D: A quando la prossima rassegna o progetto teatrale?
R: Al momento siamo al terzo anno della rassegna “Un teatro nel cuore del sud” e naturalmente facciamo i conti con questo momento di crisi generale non tralasciando i rapporti con l’amministrazione Comunale. Fino alla precedente amministrazione io ero nominata direttore artistico del teatro comunale di Laurino, la nuova amministrazione, invece, ha ritenuto di non procedere su questa via e di lasciare il teatro senza direzione artistica.

D: La Rassegna si è aperta con Peppe Barra che è tra i registi ed attori più prolifici, penso sia un’esperienza unica e coinvolgente assistere ai suoi spettacoli in special modo perché avvengono in terra di Laurino.
R: Peppe Barra è l’ultimo rappresentante della grande tradizione napoletana. Vedere Peppe Barra è come aprire uno scrigno e scrutarne tesori di valore inestimabile. Sentirgli raccontare una favola, cantare canzoni della tradizione antica del ‘600 napoletano, raccontare e spiegare perché lui sceglie alcune canzoni fa cultura non è  intrattenimento canoro. È sicuramente un dono prezioso averlo ma per la verità tutti gli spettacoli che ho portato in queste stagioni teatrali sono di grande valore. Abbiamo avuto Luca Zingaretti con La Sirena, tratto da un meraviglioso racconto di Tommasi di Lampedusa, all’inaugurazione del teatro nel 2007 Peter Stainer il più grande regista europeo insieme a Maddalena Crippa, un’attrice anche essa di fama internazionale con un meraviglioso recital di poesie ed ancora Mario Pirovano, l’erede di Dario Fò ed il suo Mistero Buffo.

D: Si proseguirà poi con Ulderico Pesce ed il suo monologo Storia di Scorie che prende le mosse dall’introduzione nel nostro paese dell’industria nucleare; è la vittoria del teatro d’impegno civile?
R: Si, amo questa connotazione di teatro d’impegno civile. L’abbiamo fatto con il primo spettacolo di Ulderico che era Contadini del sud che raccontava di Rocco Scotellaro ed Amelia Rosselli, poi ci ha portato Asso di mondezza sul problema dello smaltimento dei rifiuti e adesso, il 7 maggio avremo Storie di Scorie, problema ancora più attuale e scottante sul come viene gestito il nucleare in Italia all’indomani di tutto ciò che è accaduto tragicamente in Giappone ed alla vigilia di questo referendum sul quale c’è pochissima informazione. L’intenzione è quella di informare il cittadino sul come, illecitamente, vengono smaltite le scorie nucleari nel sud, nel nostro territorio al confine tra Campania e Basilicata.  Vi prego, quindi, di partecipate perché è un’occasione unica per poter avere conoscenza di tutti i retroscena utili per difendere la nostra terra e per difendere i nostri figli, i nostri bambini, noi stessi.

D: Con Osceno Novecento e l’intensa voce di Maria Letizia Gorga avrà termine la rassegna. L’interprete darà vita e voce ad un singolare ritratto in musica di un secolo appena concluso, ed a quanto pare un ritratto decisamente diverso del Novecento rispetto a come lo si descrive.
R: Questo è un regalo ai nostri nonni ai nostri padri perché chiaramente rivivranno la loro giovinezza attraverso queste canzoni, ma è un regalo anche per i più giovani poichè in questo modo possono conoscere quelle canzoni considerate “oscene”, in una stagione in cui siamo abituati ad una continua pornografia e pornofonia decisamente più incisiva di quella presentata da queste canzoni. Si rivive in esse un po’ l’atmosfera culturale del Novecento, di ciò che è stata la televisione agli esordi e di ciò che era la musica in teatro. Vogliamo, quindi, chiudere la rassegna teatrale con una nota lieve ma al contempo pregna di significati e contenuti forse dimenticati nel tempo. Il teatro porta sempre in superficie la memoria.

Consigliati per te

©Riproduzione riservata