Le liste nel Vallo di Diano hanno il paradosso nel sangue

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Le liste nel Vallo di Diano hanno il paradosso nel sangue

Venghino signori venghino. Venghino a Teggiano il paese delle persone soddisfatte. Cinquemila anime allegre e felici per come il paese sia stato gestito negli ultimi cinque (+10 anni), dove la politica ha realizzato tutti i sogni e progetti. Venghino signori venghino dove il sindaco ha ottenuto ogni consenso anche dei suoi nemici politici storici. E sì perché nessuno ha pensato di potersi schierare contro il sindaco uscente o almeno se ci ha pensato, è stato un attimo fugace, un pensiero schiacciato via dai formidabili risultati raggiunti. Tutti soddisfatti a Teggiano, quindi. Lo dicono i fatti, dove l’opposizione si sgretola, dove chi la pensava contro il sindaco uscente si allinea alla gioia della maggioranza e dove anche chi aveva ipotizzato di fare una lista contraria, poi ascolta la voce dall’alto e come una visione di (palazzo) Santa Lucia decide di scendere in campo con di Candia. Lo fanno anche chi, sette anni, avevano scelto il gruppo avversario per poi sfiduciarlo.

È solo uno dei paradossi elettorali dei quattro comuni chiamati alle urne nel Vallo di Diano, forse il paradosso più paradossale se si può dire una cosa del genere. Una incrinatura nel senso di democrazia. Ma non è il solo. A Teggiano almeno il vice sindaco e il sindaco non hanno litigato pochi mesi prima di terminare in quinquennio. È successo a Montesano, Padula e Monte San Giacomo. Medesima situazione in tutti e tre i comuni. Un caso o un logorio del piccolo potere paesano? A Monte San Giacomo sono addirittura in sfida nel testa a testa. Raffale Accetta vs Angela d’Alto, oltre vent’anni vissuti amministrativamente insieme (Accetta in consiglio dal 1983) e poi la rottura. Il paradosso di antiche maggioranze che si mescolano in due gruppi.

Stessa lunghezza d’onda a Padula. Ieri un amico che conosce bene le sorti del paese ha detto: “le elezioni a Padula servono per fare pace o litigare”. Mai affermazione più giusta. La pace è sta Tiziana Bove Ferrigno, ex assessore sconfitta cinque anni e consigliera d’opposizione, moglie del consigliere provinciale Giovanni Guzzo che ha comunque una valenza politica e non solo privata, e tra il sindaco uscente e non più candidabile a primo cittadino, Paolo Imparato. La vice sindaca, Michela Cimino, ha sbattuto la porta contro la “dittatura” (sunto delle sue parole) di Imparato e ha fatto la lista da sola. Si è presa in squadra la capolista avversaria della precedente elezione. Non c’è stare Allegri a Padula, insomma. Se poi si considera una lista paventata di giovani che è andata a sbattere contro limiti loro e della storia del Vallo di Diano, lo si deve ancora di meno. E anche il messaggio su cartone davanti alla loro sede mai diventata tale è una tristezza. Un fallimento. Ma si spera anche un modo per rialzarsi prontamente. Meno social. Più sociale.

Viaggiando tra i paradossi del Vallo si può tranquillamente andare a Montesano sulla Marcellana dove la sfida è Giuseppe Rinaldi-Rosa Campiglia. Un assessore del sindaco uscente, ancora in giunta, si candida con la lista d’opposizione, il primo cittadino che chiama a sé uno storico avversario – dai tempi della scuola -, il vice sindaco che si schiera con Campiglia…

Non è nel merito di queste liste che si vuole entrare, né sull’operato di sindaci, maggioranze e minoranze che si vuole entrare. Bensì nell’essere molto più che gattopardeschi. Siamo al paradosso.

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