Io non ci stò!!!

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Io non ci stò!!!

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riceviamo e pubblichiamo:

Gentile direttore,
seguo da sempre le notizie che il giornaledelcilento.it pubblica riguardanti il nostro amatissimo territorio. Non posso nascondere che spesso ho avuto voglia di scrivervi ma per un motivo o per un altro, per pigrizia o per evitare di facili polemiche ho sempre evitato. Non nego che anche questa volta sono restio a farlo ma mentre rifletto su fatto di scrivere o meno, l’ho già fatto, perché convinto che alcuni atti possono offendere la dignità e la storia di persone singole o di intere comunità. Ho letto l’articolo pubblicato il 28 novembre da M.A. Coppola riguardante la convocazione del Consiglio Comunale di Camerota, dove viene riportato l’ordine del giorno dei lavori. I temi che verranno affrontati, sia quelli proposti dalla maggioranza sia quelli proposti dall’opposizione rivestono una grande rilevanza per il nostro territorio. Tra questi però spunta al secondo punto dell’elenco  “intitolazione strada parroco don Francesco Crispino”. Sono convinto che intestare una strada ad una persona sia un atto di grande riconoscenza collettiva che una comunità spesso è chiamata a compiere. E’ per tale motivo che esistono strade, vicoli, piazze, teatri, cinema, scuole, stadi dedicati a donne ed uomini amatissimi, in cui tutti si possono rispecchiare. I quali per la loro storia e per la loro vita rappresentano un esempio per le generazioni presenti e future. E’ bellissimo piazzale don Bosco, ed è splendida via Verdi. E’ piena di fascino via Moro ed è amatissima piazza Berlinguer. Lo sono sia per la loro bellezza, sia perché in esse si percepisce il riconoscimento unanime di un’esperienza eccezionale, che ci unisce e che non ci divide. Credo che questo sia il senso che ogni buona amministrazione debba dare all’intitolazione di una strada. Intitoliamo allora una strada a don Francesco Crispino. E perché? Rappresenta per caso un simbolo di appezzamento condiviso e diffuso in tutta la popolazione camerotana? O è per caso persona che ha diviso le coscienze, per ciò che ha rappresentato nella storia del Comune di Camerota? A me, per venire al dunque, mi sembra molto più verosimile la seconda ipotesi. Infatti, si è sentito sempre parlare di lui come una figura dispotica, conservatrice, contrario ad ogni forma di innovazione, dai metodi fortemente coercitivi soprattutto verso giovanissimi studenti tanto da suscitare l’ira di colleghi che preferivano metodi educativi moderni e soprattutto non violenti, che ha persino tentato di osteggiare la nascita dello sviluppo turistico del nostro paese, favorendo l’allontanarsi di qualche importantissimo investitore, magari straniero. Gentile direttore, attraverso il giornaledelcilento.it vorrei rivolgermi al sindaco Bortone, persona a cui riconosco grande dignità, oltre che una importante dose di laicità necessaria ad ogni uomo libero. Per dirgli che le cose che ho elencato forse le ho sentite raccontare soltanto io, ma che allo stesso tempo sono convinto che sono tanti quelli che possono confermare tale visione, soprattutto tra quelli che negli anni ’60 frequentavano le scuole del Comune di Camerota, qualcuno dei quali oggi siede anche tra i banchi del consiglio comunale.  Della fragilità di questa amministrazione comunale ne siamo tutti consapevoli. Io non sono tra quelli che vogliono la sua caduta solo perché non sono stato un suo sostenitore. Capisco che garantirsi l’appoggio di ogni singolo consigliere comunale è determinante per la sopravvivenza dell’amministrazione,  ma è offensivo assecondare gli eventuali desideri personali di uno di essi che farebbe meglio a  preoccuparsi di ben altre più rilevanti questioni che competono le proprie deleghe e che vedono il nostro comune ancora in nettissimo ritardo. Se proprio si vuole dedicare una strada ad una persona di rilievo, allora dedichiamola al carissimo don Osvaldo, esempio di umiltà, onestà, gentilezza, forza della fede, accoglienza, modernità, altruismo, generosità. Un uomo che ha saputo con la potenza della sua silenziosa cristianità riempire di sostanza l’anima di un popolo. Uomo la cui impronta sul nostro cammino è indelebile e soprattutto indiscutibile.

Carmelo Troccoli

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