Manifestazione a Sapri per difendere il Punto Nascita: “La sanità non si tocca, il territorio si unisce”

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Manifestazione a Sapri per difendere il Punto Nascita: “La sanità non si tocca, il territorio si unisce”

«La sanità è un diritto, non un privilegio». Con questo slogan cittadini, amministratori, operatori sanitari e associazioni si ritroveranno domenica 5 maggio a Sapri per una manifestazione pubblica a difesa del Punto Nascita e dell’intero presidio ospedaliero dell’Immacolata. L’iniziativa nasce dalla crescente preoccupazione per il futuro della struttura, sempre più penalizzata da tagli, carenze di personale e mancati investimenti.

A farsi promotori dell’iniziativa, i sindaci del territorio del Golfo di Policastro, che da tempo chiedono interventi concreti per salvaguardare un presidio ritenuto fondamentale, non solo per Sapri, ma per decine di comuni dell’area sud della provincia di Salerno e della vicina Basilicata. Tra i più attivi, anche il Comune di Camerota, che ha invitato ufficialmente la popolazione a partecipare al corteo.

«L’ospedale di Sapri – dichiara il sindaco di Camerota, Mario Salvatore Scarpitta – è un punto di riferimento essenziale per la nostra comunità. Non possiamo permettere che venga smantellato. La nostra amministrazione, fin dal primo giorno, si batte per garantire il diritto alla salute e continuerà a farlo con determinazione».

Il raduno è fissato per le ore 8:00 in Piazza San Giovanni. Da lì partirà un corteo che attraverserà le vie della città per concludersi davanti all’ospedale. Si prevede una grande partecipazione popolare, a dimostrazione del forte attaccamento della comunità al proprio presidio sanitario.

Il punto nascita dell’Immacolata, in particolare, è al centro delle preoccupazioni: negli ultimi anni si è assistito a una riduzione delle nascite, complice la fuga di giovani coppie e la mancanza di servizi. Ma per i promotori, chiudere il reparto significherebbe infliggere un colpo durissimo a un territorio già fragile.

«Non è solo una questione di numeri – affermano i promotori – ma di diritti, di equità e di sicurezza. Le mamme non possono essere costrette a viaggi di oltre un’ora per partorire. È una questione di dignità e giustizia sociale».

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