Magliano Vetere: la guardia forestale appone i sigilli ad un’area di 36 ettari nel cuore del parco Nazionale del Cilento e v.d.

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Magliano Vetere: la guardia forestale appone i sigilli ad un’area di 36 ettari nel cuore del parco Nazionale del Cilento e v.d.

 

 

Nell’ambito di un normale controllo e verifica di conformità del “Progetto speciale per interventi di forestazione nelle aree a rischio idrogeologico della regione Campania-progetto n. 14/FOR/SA- interventi di forestazione protettiva in agro del comune di Magliano Vetere” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali alla Comunità Montana “ Calore Salernitano”, gli uomini del comando stazione Forestale di Stio nel territorio protetto del Parco Nazionale del Cilento hanno rilevato pesanti difformità nella conduzione dei lavori in corso nella località “ Calore” del Comune di Magliano Vetere.
Premesso che l’area in questione costituisce una sorta di monumento naturalistico del Parco Nazionale, interessando il sito meglio noto come Gole del Calore all’altezza del Ponte Medioevale che unisce le due sponde del fiume sull’antico percorso immediatamente a monte degli stretti meandri delle Gole, la sorpresa che ha attirato l’attenzione degli Agenti del Corpo Forestale dello Stato è stata la spregiudicata realizzazione degli interventi che hanno portato alla cementificazione di diverse centinaia di metri di pista naturale preesistente, creando un impatto visivo sul delicato paesaggio del sito percepibile a chilometri di distanza, contravvenendo alle prescrizione dell’Ente Parco che vieta la cementazione delle piste nell’ambito del territorio protetto.
Ulteriore sorpresa è stato il riscontro della costruzione di gabbionate per il consolidamento di alcuni tratti di sponda del Fiume che hanno avuto l’effetto opposto: infatti per realizzare l’area di sedime delle opere si è inopportunamente provveduto ad asportare la vegetazione ripariale che di per sé già naturalmente esercitava , tra l’altro gratuitamente, un’azione efficace di protezione dall’erosione della corrente idrica,  affidandola alle gabbionate in pietra che alla prima corrente di piena sono state scalzate, spostate e travolte esponendo le pareti dell’alveo all’azione erosiva del flusso idrico, che in poche ore di piena ha spazzato completamente il vecchio tracciato della pista ivi esistente. Per aggirare il tratto di strada eroso dalla corrente si è riscontrata la realizzazione di un tratto nuovo completamente abusivo con soppressione del bosco ivi presente. Tali opere non risultano previste nella progettazione approvata né contemplate in alcuna variante in corso d’opera.
Infine, trattandosi di forestazione e riforestazione di ben 36 ettari di bosco per lo più gia esistente, la norma in materia ambientale costituita dal Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 prevede che per interventi su superfici boscate superiori ai 10 ettari occorre sottoporre il progetto alla preventiva procedura di Valutazione di Impatto Ambientale; inoltre, essendo l’area già stata individuata come Sito di Interesse Comunitario di cui al codice Area SIC “ IT8050002 “ per la tutela degli habitat particolari della fauna migratoria e stanziale, lo stesso progetto avrebbe dovuto essere sottoposto almeno alla procedura semplificata della Valutazione d’incidenza.
Per quanto emerso nel corso degli accertamenti svolti dal Corpo Forestale dello Stato si è reso inevitabile sottoporre a sequestro l’intera area interessata dai lavori, apponendo ai sigilli ad un’area di ben 36 ettari; l’azione penale si è resa necessaria per l’accertamento definitivo dei fatti e delle responsabilità in considerazione che sussiste il pericolo di un’alterazione o modifica dei luoghi del reato e per evitare che il proseguire dei lavori continuasse ad arrecare conseguenze al delicato ecosistema fluviale

Gli agenti del corpo forestale dello Stato di Stio Cilento,  hanno speditamente proceduto ad individuare tra i tecnici dipendenti della Comunità Montana “ Calore Salernitano”, il responsabile del procedimento ed il direttore dei lavori del cantiere, deferendoli all’Autorità Giudiziaria per le loro responsabilità dirette nella realizzazione di interventi rivelatisi illegittimi.

Suscita molti interrogativi la circostanza che ancora una volta l’impiego di fondi pubblici venga realizzato in modo improprio arrecando dei danni all’ambiente anziché migliorarlo e proteggerlo secondo i fini istituzionali sia dell’ente titolare della conduzione dei lavori sia della fonte Ministeriale del finanziamento impiegato.
Inoltre, si ravvisano due livelli di danno all’interesse pubblico: il primo senz’altro rappresentato da troppa approssimazione nell’impiego dei fondi pubblici su interventi così delicati per l’ambiente; il secondo è che per ripristinare i danni arrecati al paesaggio occorre impiegare ulteriori risorse per restituire all’ambiente l’aspetto originario.

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