Mega allevamento nelle acque di Marina di Camerota: il Comune ha detto sì a 16 gabbie galleggianti

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Mega allevamento nelle acque di Marina di Camerota: il Comune ha detto sì a 16 gabbie galleggianti

Occorre il parere del ministero, mentre quello del Comune c’è ed è affermativo. Ha detto ‘sì’ a un mega impianto di acquacultura con 16 gabbie galleggianti off shore, da posizionare nel mare della località turistica. Il progetto lo vuole nello specchio d’acqua antistante Marina di Camerota. Le distanze sono stabilite per legge e al vaglio del ministero. Ma affinchè la resa valga la spesa, l’industria degli allevamenti, è noto, che pretenda la collocazione delle gabbie a una distanza tale da non rendere sconveniente l’investimento. E’ risaputo che le imprese impieghino imbarcazioni e personale, più volte al giorno, nel transito tra gli allevamenti e il porto, per la somministrazione del nutrimento ai pesci allevati e la gestione e manutenzione delle gabbie.

In attesa di ulteriori passaggi e valutazioni, intanto il Comune ha detto sì, con le firme del sindaco Antonio Romano e degli assessori Ciro Troccoli, Rosario Abbate e Domenico Ciorciaro, in una delibera di giunta che riporta la data dello scorso 28 novembre. Dagli atti si legge che a formulare la richiesta di concessione demaniale al Comune è Antonietta La Porta, di Ariano Irpino, in qualità di legale rappresentante della Riservazzurra Srl, con sede legale a Camerota in via Bolivar, 86. La domanda di concessione «per poter installare un impianto per allevamento ittico, composto da n. 16 gabbie galleggianti off-shore, divise in due moduli da otto gabbie ciascuno, al fine di iniziare la produzione ittica e incrementare la produzione della nostra azienda». Il Comune dichiara «la presente deliberazione immediatamente eseguibile». 

Erano giorni che serpeggiava a Camerota l’indiscrezione di un ipotetico nuovo impianto ed ecco gli atti. Dalla delibera non è dato decifrare la natura dell’attività che si vorrebbe realizzare e che rimanda a un progetto allegato in «7 copie», consegnato al Comune. Genericamente viene definito «impianto per allevamento ittico». In precedenza, sempre nelle acque di Camerota, sono state ospitate anche vasche per l’ingrasso dei tonni. C’è chi è pronto a scommettere che questa volta si tratti, nuovamente, di allevamento di orate. Tuttavia sono numerosi i cittadini e gli operatori turistici che si dicono preoccupati per questa iniziativa. E se qualcuno gioisce all’idea che possa rappresentare un’occasione di occupazione per qualcuno del posto (poche unità negli anni addietro) altri temono in un duro colpo al settore turistico, da tempo nella morsa della crisi, con un periodo di piena occupazione, ormai ridotto a pochi giorni del mese di agosto. 

Le preoccupazioni fanno riferimento alla compatibilità tra impianti di acquacoltura e mare per la balneazione. Soprattutto se si tiene conto che la stessa amministrazione che dice sì alle gabbie ha promosso la riserva, sponsorizzando l’aria marina protetta. Per non parlare di ‘Vele’ e ‘bandiere’ come appuntamenti centrati o mancati di riconoscimenti vari per la trasparenza delle acque, qui vissuti con particolare fervore. Più in concreto ora c’è chi teme di assistere, nuovamente come in passato, a macchie di olio sull’acqua, all’odore pungente di pesce derivante dai mangimi e dal nutrimento che viene somministrato nelle gabbie. Alle schiume in superficie, al fenomeno delle alghe, ma più in generale si teme l’inquinamento del mare, le lamentele e le denunce dei turisti verso le strutture che li ospitano, un danno di immagine a una località riconosciuta per il turismo e non per l’acquacoltura. Se c’è poi chi si chiede quale convenienza abbiano le casse comunali di Camerota, c’è chi promette battaglia, a partire da una petizione per osteggiare il progetto delle gabbie. 

Insomma da un lato chi prega che, più in alto, venga fermato quanto consentito e favorevolmente approvato dal Comune e dall’altro chi si arrabbia nel considerare incompatibile la riserva marina con l’industria dell’allevamento. Ma c’è anche chi vuole vedere e scoprire le carte, leggere il progetto, comprendere le reali intenzioni dell’Amministrazione e dell’industria delle gabbie.

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