Mes, Europa e crisi, l’intervista all’europarlamentare Cozzolino

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Mes, Europa e crisi, l’intervista all’europarlamentare Cozzolino

di Giangaetano Petrillo

Andrea Cozzolino, europarlamentare del Partito Democratico di lungo corso, è convinto che questo pacchetto abbia cambiato il volto dell’Europa. «In questi due mesi è cambiato il volto dell’Europa». E a chi ancora critica e soffia sul risentimento anti-europeo dice «Adesso abbiamo il problema di riprendere una vita sociale, civile ed economica del Paese […] Un grande lavoro che richiederebbe una nuova maturità delle forze politiche. Sono davvero stanco di una discussione fatta sul nulla». Contattiamo l’europarlamentare Cozzolino per farci spiegare come l’Europa, seppur in ritardo, sta rispondendo a questa crisi. E soprattutto come mai si è acceso un dibattito così ruvido sul MES. Che divide anche le forze di maggioranza. «È un accordo molto positivo e favorevole alla nostra economia, quindi va approvato».

Onorevole, innanzitutto come sta vivendo questo periodo?
Come gran parte delle persone sono costretto a rimanere a casa e quindi cerco di impegnare il tempo con attività di lavoro, di studio. Si sono via via moltiplicate le video-conferenze, il lavoro attraverso la modalità da remoto, sia con le istituzioni europee, sia con il collegio elettorale, forme di dialogo diffuso con circoli, associazioni e istituzioni soprattutto dell’area meridionale. Si lavora ormai solo così per mantenere il passo con le decisioni che dobbiamo prendere.  

Molte sono le critiche per i ritardi con cui l’Europa ha risposto a questa crisi?
Critiche giuste e comprensibili, tuttavia ormai sono passati due mesi e in questi due mesi è cambiato il volto dell’Europa, c’è un’altra Europa in campo, tra mille problemi, mille difficoltà, ma c’è un’altra Europa. Innanzitutto sui temi che riguardano l’emergenza più direttamente sanitaria. È scattato il meccanismo di mutua solidarietà tra i diversi stati, nell’approvvigionamento delle mascherine, delle protezioni individuali, sino all’utilizzo delle terapie intensive. Nel momento più difficile, grazie a questo mutuo soccorso, ricordiamo purtroppo che molti cittadini lombardi sono stati curati nelle terapie intensive tedesche. È stato messo in campo un meccanismo che sta rafforzando via via un coordinamento delle politiche sanitarie e delle politiche di approvvigionamento e di utilizzo delle tecnologie più avanzate in una dimensione comune europea. Persino sul campo della ricerca e dell’innovazione, legato anche alla grande sfida del vaccino, c’è un lavoro comune e si è lanciata un’iniziativa europea per rafforzare di più la ricerca per il vaccino con una forte proprietà pubblica, che è decisiva perché quando arriveremo a ottenere questo obiettivo dovremo affrontare il grande tema della distribuzione a oltre 500mln di persone.

Questo per quanto riguarda le misure sanitarie. Mentre sul piano economico?
Ci sono stati due pacchetti, sostanzialmente, che sono partiti. Il primo pacchetto, pienamente operativo, riguarda la possibilità di liberare gli stati membri dai vincoli di bilancio del patto di stabilità; l’utilizzo delle risorse comunitarie nell’ultimo anno di programmazione, a cominciare dai fondi strutturali, senza più vincolo della programmazione stessa, mettendo a disposizione ingenti risorse per l’emergenza sanitaria. Soprattutto in Italia quest’ultimo aspetto è stato straordinariamente importante perché noi avevamo un ritardo enorme nella programmazione dei fondi strutturali e avevamo più della metà, nel mezzogiorno e in Italia, di fondi non utilizzati. Abbiamo potuto utilizzare questa possibilità, questa opportunità consentendo così al paese di avere a disposizione più di 10mld di fondi strutturali, che le regioni stanno utilizzando per far fronte agli aspetti economici e sociali dell’emergenza Covid-19. Inoltre abbiamo liberato tutti i vincoli legati ai regimi d’aiuto, per cui i singoli stati possono adeguare regimi d’aiuto per favorire la ripresa delle attività produttive, entrando direttamente nei capitali, senza incorrere nel rischio della normativa europea, rendendo possibile cioè finanziare direttamente attività economiche private. Infine, sempre all’interno di questo primo pacchetto che è già notevolmente operativo, si è lavorato perché la Banca Europea avesse quel mandato pieno e libero di poter acquistare sul mercato secondario titoli pubblici fondamentali che consentono ad un paese come il nostro di vendere i titoli pubblici ad un prezzo significativamente ridotto e, soprattutto, sul mercato sicuro, quello della Banca Europea, e questo ci consente di avere quella liquidità per approvare tutte quelle manovre che il Parlamento e il Consiglio dei Ministri sta approvando in questo periodo.

Per quanto riguarda invece il secondo pacchetto che ancora attendiamo?
Infatti c’è, diciamo, un secondo pacchetto, su cui si sta lavorando, che prevede tre misure importanti. Una nuova linea di credito del MES, che consentirà all’Italia di utilizzare, se lo vorrà, 37mld senza particolari condizioni, se non quella di utilizzare questi fondi esclusivamente per l’emergenza sanitaria. Ma, è bene chiarire, non ci sarà nessun sovra condizionamento delle politiche economiche nazionali, né un contenimento del debito, un ritorno a politiche di austerità o l’introduzione di qualche Troika. Si è liberato il MES da ogni forma arcaica del passato, ed è chiaro il dispositivo dell’accordo che è stato pubblicato. Abbiamo messo a disposizione un pacchetto economico importante, che è pari al 2% del prodotto interno lordo di tutti i paesi. Dovrebbe essere operativo, inoltre, dai primi di Giugno lo strumento denominato SURE, un fondo di garanzia europeo per finanziare i costi della cassa integrazione e della disoccupazione di singoli paesi. Avremo un fondo di garanzia europeo, finanziato e diretto dalla Banca Europea degl’Investimenti, per sostenere la liquidità delle piccole e medie imprese, infine il RECOVERY FUND, un vero e proprio piano di ricostruzione economico europeo, che vede l’impegno di circa 1000mld di investimenti, e saremo avvantaggiati nell’utilizzo di queste consistenti risorse. Si sta mettendo in piedi, insomma, un pacchetto significativo per consentire di agire con la massima libertà e forze economica per far fronte agli effetti di questo lungo lock-down.

Tra le misure che potenzialmente l’Italia potrà adottare rispunta il MES. Ma in Italia il dibattito è sempre più acceso con i 5Stelle che non hanno intenzione di approvarlo. Secondo Lei il Parlamento Italiano approverà l’uso del Meccanismo Europeo di Stabilità?
Spero che l’Italia ne faccia uso perché saremo costretti ad acquistare sul mercato europeo denaro vendendo i nostri titoli, per consentire allo stato di avere quella liquidità necessaria per pagare le diverse manovre e il funzionamento generale delle attività del nostro Stato. Avere a disposizione un canale di finanziamento a indebitamento, nel senso che c’è comunque un indebitamento evidente del nostro paese, ma con tempi lunghi per restituire queste risorse, nell’ordine di 10 anni, e a un costo inferiore che ci consente la Banca Europea, significa sostanzialmente che utilizzando queste risorse avremo un risparmio, sul pagamento degli interessi, credo ci sia una convenienza. Dovremmo un po tutti fare uno sforzo ad uscire da una discussione ideologica su questo tema, perché era giusta la preoccupazione, tra l’altro anche mia, di utilizzare uno strumento che non pregiudicasse l’autonomia delle decisioni politiche ed economiche come il nostro, ma una volta che abbiamo raggiunto questo obiettivo, che è stato condiviso dalla Commissione Europea, dal vertice dei ministri agli affari economici dei singoli stati membri, e validato da più di un’interpretazione della Banca Europea, mi pare francamente del tutto ideologico il tema che questo strumento sottoporrebbe l’Italia a qualche condizionamento. Si può decidere di non utilizzarlo, ma dicendo la verità agli italiani. Non c’è nessun condizionamento, avremo a disposizione uno strumento con cui compriamo denaro con interessi irrisori.

La preoccupazione è che in futuro questo accordo potrebbe cambiare, così da reintrodurre quei vincoli d’austerità.
Innanzitutto stiamo firmando un accordo, dunque chi dovrebbe poi cambiare le regole. Non è mai successo che vengano cambiate le regole ad un accordo approvato collegialmente. Poi, per poterle cambiare sappiamo bene che non esiste maggioranza qualificata, ma unanimità. E dunque, anche dando seguito alle ipotesi più velleitarie, in quelle riunioni siederà anche il ministro agli affari economici italiani. Quindi, potrà mai l’Italia assecondare o votare la modifica di un accordo a noi favorevole? Realmente non capisco le obiezioni. È un accordo molto positivo e favorevole alla nostra economia, quindi va approvato.

Abbiamo tutti ascoltato il premier Conte annunciare una vittoria importante per l’Italia sul Recovery Fund. L’Europa sembra essersi destata da un torpore durato fin troppi anni.
Siamo all’inizio di questa partita. È stato molto importante che nel vertice di Aprile si sia ottenuto il risultato di creare un fondo cospicuo, significativo, appunto si parla di 1 Trilione di euro, di 1.000mold, e di averlo subito operativo, durante l’Estate. È importante che sia uno strumento finanziato dal bilancio comunitario e che quindi non appesantisca ulteriormente i debiti dei singoli stati, e di trasformare i finanziamenti ai singoli paesi metà a fondo perduto e per metà prestiti agevolati. Un risultato significativo. Ora bisogna lavorare con serietà per ottenere un risultato simile a quello conseguito con il MES. Un risultato positivo raggiunto dal Governo, e dalla tenacia e dalla testardaggine del Presidente del Consiglio.

Da un ultimo sondaggio emerge come soltanto il 35% degli italiani riponga fiducia nell’istituzione europea. È un segnale d’allarme per la permanenza dell’Italia in Europa?
Sento molto la responsabilità di un Paese che ha sofferto non solo il costo di un’enorme perdite di vite umane che abbiamo perso, un pezzo importante di un’intera generazione, penso ai tanti anziani che hanno perso la vita, che ha segnato il Paese, e per la prima volta insieme ad altre realtà del mondo ci siamo trovati chiusi in casa. Adesso abbiamo il problema di riprendere una vita sociale, civile ed economica del Paese, che comporterà un lavoro enorme per riaccendere i motori dell’economia, della società e della comunità. Una grande lavoro che richiederebbe una nuova maturità delle forze politiche. Sono davvero stanco di una discussione fatta sul nulla. Dovremmo uscire dalla moneta unica e dall’Europa? Per fare cosa? Per inventarci una moneta che si dovrà confrontare con altre monete, a meno che non pensiamo di vivere da soli, di chiuderci al mondo, chiuderci in una straordinaria isola felice, anzi in una penisola felice, chiudere i nostri confini e scambiarci tra di noi i beni che produciamo e che consumiamo. Mi sembra una roba un po’ arcaica. Frutto più del fatto che quando incedono problemi come quelli che stiamo affrontando, quando la vita delle persone è messa in discussione da un virus, tendiamo a chiuderci e pensare che la soluzione stia nel nucleo familiare, nel quartiere, nella città, nella regione. Come sappiamo non può essere questa chiusura la risposta a crisi come queste. Vogliamo dare un colpo definitivo all’Italia e al nostro mezzogiorno? Vogliamo dire a milioni di ragazze e di ragazzi che non c’è nessun’altra prospettiva se non andarsene definitivamente dal mezzogiorno e forse persino dall’Italia? Il sovranismo e il populismo sono in crisi in tutto il mondo. Non è in grado di gestire una crisi negli Stati Uniti d’America, abbiamo una situazione in Russia totalmente incontrollabile e fuori controllo, persino il gruppo dirigente cinese è in crisi e noi vogliamo rievocare meccanismi obsoleti. Noi abbiamo bisogno di una dimensione europea per uscire da questa crisi. Anzi, bisogna combattere per avere un’Europa diversa.

Diciamoci la verità, onorevole, se si intende arginare questo antieuropeismo non si può non considerare realmente una nuova Europa, che veda in prospettiva gli Stati Uniti d’Europa.
Ci vuole un quadro europeo nuovo, cedere un po’ di sovranità. Non possiamo pensare di rimanere chiusi nella nostra dimensione. Bisogna utilizzare nuove forme di politiche fiscali, d’investimento. Finanziare più ripresa, necessitiamo di più strumenti per la ripresa, politiche che richiedono una cessione di sovranità da parte di tutti i paesi. Si condivide uno spazio politico per condividere opportunità e i rischi. Ne abbiamo bisogno e una delle risposte da dare alla crisi Covid-19.

Vorrei chiudere quest’intervista chiedendole un pensiero sulla liberazione della nostra connazionale Silvia Romano.
Sono felice che questa ragazza sia stata restituita all’Italia e alla sua famiglia. Sulle polemiche dico solo che avrebbero caricato la responsabilità sul governo se fosse stata uccisa. Un ringraziamento ai servizi segreti italiani Non c’è dubbio che si sia aperto un confronto con chi ha rapito questa ragazza. Onestamente solo un paese come il nostro si può dividere davanti ad una notizia bella come questa.

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