Messe dal 18 maggio, vescovo diocesi Teggiano-Policastro frena e invita alla prudenza

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Messe dal 18 maggio, vescovo diocesi Teggiano-Policastro  frena e invita alla prudenza

di Giangaetano Petrillo

Predica prudenza Padre Antonio De Luca, vescovo della diocesi di Teggiano – Policastro, che raggiunto telefonicamente dalla redazione tiene a dire quanto sia «doverosa una chiarificazione» su quanto previsto dall’intesa firmata ieri tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il presidente della CEI, la Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti e il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

«È fondamentale chiarirsi bene su come intervenire in questo delicato momento – prosegue Padre Antonio – perché l’emergenza non è stata superata». Tante sono state le voci sollevatesi, nei giorni scorsi,  sulla questione dei luoghi di culto chiusi, anche se, è bene ribadirlo, molti luoghi di culto sono rimasti aperti per una preghiera in solitaria e a dovuta distanza rispetto agli altri fedeli. «Ma non è questo il tempo dell’audacia e della sprovvedutezza, perché l’attenzione deve essere mantenuta ancora alta».

Entra poi nel merito dell’accordo che, dice, «parla di igienizzazione di tutte le superfici di questi luoghi di culto, è previsto, inoltre, che ci sia un distanziamento, la fornitura di materiale igienizzante, mascherine, guanti, e che soprattutto bisogna evitare tutte le forme di assembramento all’interno delle aule liturgiche». Una situazione non del tutto facile, soprattutto se immaginiamo a quanto grandi siano alcune delle nostre Chiese e a la difficoltà, dunque, di poterle continuamente igienizzare dopo ogni celebrazione liturgica.

«Immaginate se un sacerdote può, durante una funzione liturgica, regolare la giusta distanza tra i fedeli». Queste eccezioni non devono assolutamente dubitare della sacra volontà, sia dei fedeli quanto degli ecclesiastici, di riunirsi in preghiera insieme alle proprie comunità durante le celebrazioni. «In questo tempo ho chiesto a molti di confrontarsi con me e suggerirmi dei pareri, delle idee, in modo da poter prendere insieme le giuste decisioni. Molti sacerdoti, ma anche tanti laici, mi scrivono e questa fase di ascolto è stata per me molto importante».

In Campania i vescovi definiranno gli ulteriori aspetti in una riunione fissata per il 13 maggio.  «È doveroso, come ho detto prima, una chiarificazione a seguito di una riunione convocata dal presidente della Conferenza Episcopale Campana prevista per il giorno 13 e successivamente si riunirà il collegio dei presbiteri della nostra diocesi per prendere tutte le precauzioni, disporre le misure necessarie onde evitare ogni forma, ogni possibile contagio». Dunque una fase molto articolata e complessa, «anche perché stiamo parlando di doverci assumere delle responsabilità sulla salute dei nostri fedeli. Responsabilità che voglio condividere con il confrontarmi con gli altri vescovi della nostra regione e ascoltare anche il parere, e i suggerimenti, del Cardinale Sepe».

Mons. De Luca è stato, inoltre, tra i firmatari di Una Lettera dopo la tempesta, un’iniziativa partita da alcuni docenti della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e di esponenti del mondo culturale italiano. La lettera è stata occasione per aprire uno spazio di riflessione e di confronto sulle questioni scoperte da questa improvvisa tempesta che ci lega alla pandemia, che ci trova sulla stessa barca, come ha detto Papa Francesco, tutti fragili e disorientati ma spesso dimentichi di chi ci sta affianco e patisce le sofferenze della solitudine, della mancanza di lavoro e della mancanza di rispetto. «Vogliamo ribadire il concetto d’integrità dell’uomo, l’integrità della sua dignità. Mi sorprende negativamente questo mercanteggiare sulla vita delle persone. Sto seguendo il dibattito sulla regolarizzazione di alcuni lavoratori extracomunitari, dove si discute sui mesi del permesso di soggiorno. Ma l’uomo è uomo soltanto temporaneamente? Si è uomini e donne a scadenza? Tutto questo è assurdo per una società moderna e occidentale. Una società che si richiama ai valori di Cristo è una società aperta soprattutto all’accoglienza e al rispetto della dignità degli esseri umani. Di tutti».

Prima di salutarci Padre Antonio ci invita a pensare come quest’emergenza «ci abbia fatto capire che c’è bisogno di 18.000 braccianti per sollevare la nostra economia e il lavoro nero continua ad essere una piaga sociale che non fa bene alla condizione umana. La filiera agroalimentare ha bisogno di queste persone”. Una condizione necessaria che andrebbe, dunque, affrontata con una seria discussione che non perda di vista il rispetto e la tutela della dignità dell’essere umano. “Abbiamo davvero il diritto di dividere le persone tra chi ha le carte a posto e chi le carte a posto non ce l’ha? Possiamo continuare a pensare che ci possano essere persone di serie a e di serie b?». Ci saluta, infine, ricordandoci che «Il Papa ci invita a considerare il principio del tempo superiore allo spazio. Dobbiamo smetterla di essere idolatri dall’occupare spazi. Non è questo il nostro compito».

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