Minacce a Fortunato e Palmieri, viltà e omertà di stampo cilentano

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Minacce a Fortunato e Palmieri, viltà e omertà di stampo cilentano

Viltà e omertà di stampo cilentano. Questa coltre di fumo campeggia sulla dignità di un popolo che non conosce simile vergogna. E se il tentativo è quello di infettare l’immagine di gente ospitale e semplice, di certo non si registra un moto di indignazione che valga a respingerlo. Quanto basta per aggiungere alla viltà l’omertà. Gli ingredienti sufficienti a suscitare un necessario imbarazzo. Se non una opportuna vergogna. Che non farebbe di certo male a chi pensa di preferire la civiltà alla brutalità e la politica all’arroganza.

Sia chiaro, i fatti di questi giorni, gli episodi di lettere minacciose rivolte al consigliere regionale Giovanni Fortunato e al sindaco di Roscigno, Pino Palmieri, sono miseri segnali di povertà democratica, a prescindere dalle intenzioni e dai motivi che li sottendono. Avrebbero richiesto una palese reazione delle istituzioni locali, di tutti i sindaci del Cilento e dei cittadini. A partire da quelli più distanti dalle loro convinzioni politiche. Questo osservatorio, questo giornale, ha motivo di sollevare la propria indignazione, non soltanto per quanto riguarda i fatti di cronaca riportati, ma per il perdurare di una insopportabile penuria di reazione e di segnali di severo comportamento civico.

Ogni forma di denuncia e anche di insofferenza, verso una politica percepita come distante dai reali bisogni dei cittadini e spocchiosa verso le difficoltà di chi lavora o di chi vorrebbe farlo, oggi più di ieri, ha strumenti validi e di riconosciuta visibilità per rendersi nota, in tutta la sua rabbia. E’ segno di civiltà esprimerla senza fare sconti a nessuno, ad esempio sui social network, sulle pagine social dei giornali, o attraverso qualsiasi altra forma di guardia democratica. Ma la realtà parla di una aridità di opinione pubblica informata. Mentre, di contro, imperversa un dilagare di tifoserie disinformate, pronte a strumentalizzare ogni notizia, ogni opinione, facendola scivolare verso il branco, dove il confronto cede all’arroganza, alla clientela, al leaderismo e al provincialismo. Dove le forme arcaiche delle relazioni rallentano i processi di incivilimento di una comunità.

Sempre meno cittadini liberi e lettori a controllare, ammonire e bocciare politici incapaci o collusi, democraticamente e civilmente. Sempre più segni di prove muscolari e di barbarie, come nei casi che hanno visto bersaglio Fortunato e Palmieri. E’ ora che il Cilento si svegli dal torpore culturale nel quale troppo spesso si ficca da solo. O dal quale non si tira fuori quando un manipolo di codardi prova ad infilarlo. Dove sono i cilentani che pretendono e rivendicano verità, senza mollare la presa, per il caso Vassallo? Dove sono i cilentani che frenano derive fasciste e pseudo camorriste di chi compie gesti gravi come questi? Sappia chi si macchia di simili comportamenti che non fa paura a nessuno. L’unica cosa che fa paura alla cattiva politica è la capacità di ragione e di reazione. Di un cittadino, come di una comunità. Sarebbe il caso di iniziare ad esercitarsi facendo sentire, gli attuali bersagli, meno soli, e, gli attuali autori, assolutamente isolati nella loro viltà. Evitando, almeno, che sia l’omertà a fargli compagnia.   

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