Morigerati, tra natura selvaggia e monaci greco-orientali

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Morigerati, tra natura selvaggia e monaci greco-orientali

di Giangaetano Petrillo – foto ©Pio Peruzzini

Ci sono luoghi in cui le giornate sono scandite dalla luce e dalla quiete. Luoghi dove perfino le cicale rispettano il silenzio. La purezza del luogo sorprende. Un sole benevolo accarezza i volti, e sussurra soavemente il buongiorno alla natura. Ai fiori e alle piante che schiudono petali e foglie, assecondato dalla lieve brezza. Questo luogo è Morigerati, dove la selvaggia e lussureggiante vegetazione dell’Oasi WWF del Bussento, è un trionfo di muschi, salici, frassini, ontani, pioppi, felci. Ci sono molte ragioni per amare il Cilento, ragioni storiche, culturali, artistiche, come vi abbiamo raccontato negli articoli precedenti. Ma ci sono soprattutto ragioni ambientali e paesaggistiche, che si intrecciano fra loro, luoghi che meritano un viaggio, una scoperta, ambienti e luoghi che provocano emozioni profonde che arrivano al cuore di un territorio unico, che oggi volgiamo raccontarvi attraverso il colore verde di questa meravigliosa Oasi. Un paradiso in terra di seicento ettari che culmina in due suggestioni. Il vecchio mulino in pietra, restaurato e in funzione, da cui sgorga una copiosa cascata in un contesto che non potrebbe essere più invaso dal verde. E la grotta del Bussento, tappa turistica meritatamente famosa per via della sua singolare armonia e per il fenomeno della risorgiva del fiume che origina sul dorso meridionale del Monte Cervati e sparisce per chilometri sotto terra da Caselle in Pitteri per riemergere a Morigerati, tra le strette insenature rocciose che è possibile lambire lungo una pedana in legno che regala un indimenticabile incontro ravvicinato con l’acqua.

È un singolare fenomeno carsico quello che coinvolge il tratto iniziale del fiume Bussento. In effetti sono diversi i cosiddetti inghiottitoi presenti in quest’area. Le acque che scompaiono negli inghiottitoi attraversano una serie di cavità naturali sicuramente collegate tra di loro, per ricomparire, come abbiamo detto, nella cosiddetta risorgiva che si trova nell’Oasi WWF di Morigerati. Non lontano dall’Oasi, Morigerati ci consegna un’altra bellezza che racconta un’altra caratteristica storia di questi luoghi. La Ferriera di Valle della Corte è uno di quegli esempi pioneristici dell’archeologia industriale. Morigerati è anche noto come paese albergo perché ospita un progetto di accoglienza diffusa che permette di alloggiare tra case e ville del passato, agriturismi e centri per l’ospitalità. Il borgo medievale di Morigerati è un luogo silenzioso e ameno dai vicoli caratteristici.

Le origini risalgono all’VIII secolo dopo Cristo, quando una piccola comunità di monaci greco-orientali trovò qui riparo, portandosi dietro la Sacra Icona di San Demetrio, oggi custodita nell’omonimo santuario. Oltre alle viuzze piacevoli da attraversare e ai tanti signori e signore anziane da ascoltare con calma per raccogliere quante più informazioni e racconti di un tempo, Morigerati conta tra le sue attrattive il trecentesco Palazzo Baronale che è un po’ la bussola dove si finisce per approdare sempre tra scorci panoramici e sentieri acciottolati. Nel 1976, da un’idea delle due sorelle Modestina e Clorinda Florenzano, nacque il museo etnografico, che costituisce un’importante testimonianza delle tradizioni rurali e artigiane del Cilento meridionale e della valle del fiume Bussento.

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