Morte della piccola Nicole, Raimondi: «Inefficienza punti nascita, migliorare risorse in Campania»
| di RedazioneLa morte di Nicole, la bimba appena nata a Catania, ha messo in luce come l’inefficienza organizzativa dei punti nascita possa avere conseguenze tragiche. A dirlo è Francesco Raimondi, responsabile del servizio trasporto emergenza neonatale azienda ospedaliera universitaria “Federico II”. «Questa triste occasione obbliga amministratori ed operatori del settore a rivalutare la qualità della rete perinatale anche in Campania per scongiurare simili tragedie e, per far questo, disponiamo già di indicatori e legislazione a sufficienza. – ha spiegato il professore – La nostra rete regionale è frammentata in 70 centri per circa 54.000 neonati /anno a dispetto dell’accordo Stato-Regioni del 2010 che impone una dimensione minima di 1000 nati/anno per punto nascita. A questa dispersione di risorse (fonte di spesa inefficace) corrisponde anche una scarsa capacità dei centri più piccoli a far fronte a problemi attesi e inattesi del neonato (proprio come a Catania!) – continua – con necessità di trasferimento nei centri regionali con maggiori capacità diagnostiche e terapeutiche. Questi trasporti avvengono in numero circa triplo (altra fonte di spesa inefficace) rispetto a quello normale a causa della già citata frammentazione della rete». «A differenza della Sicilia, – sottolinea Raimondi – la Campania da oltre 20 anni è dotata di tre sistemi di Servizio di Trasporto di Emergenza Neonatale (Sten), un 118 superspecializzato per soli neonati. Lo Sten è quindi l’unico collante che previene un tasso di mortalità neonatale in Campania ancora più alto di quello attuale, che è comunque superiore alla media nazionale. Oggi la sopravvivenza dello Sten è seriamente minacciata dall’insufficiente finanziamento regionale. Paradosso tutto campano – prosegue – è che le dotazioni tecniche (ambulanze dedicate, ventilatori per neonati in condizioni critiche e spesso anche prematuri) necessitino di urgente adeguamento e che gli operatori dello Sten, veri angeli della vita, siano troppo pochi e, spesso, lavoratori precari». Poi conclude: «Facciamo appello ai nostri amministratori perché rivedano l’intero assetto della rete neonatale allocando con la massima urgenza le giuste risorse ad un servizio di emergenza che giorno dopo giorno, notte dopo notte, tutela la vita appena sbocciata».
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