Funerali di Stato per i 6 parà uccisi, tante le persone accorse alla basilica di San Paolo

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Funerali di Stato per i 6 parà uccisi, tante le persone accorse alla basilica di San Paolo

ROMA – "Una missione per proteggere la popolazione. I caduti sono eroi". Sono le parole dell’addio, quelle pronunciate da Monsignor Pelvi dall’altare della basilica di San Paolo fuori le mura. Parole di amarezza, e di orgoglio, nel giorno del lutto nazionale. Nel mezzo di un mattino in cui l’Italia saluta per l’ultima volta i sei soldati uccisi a Kabul.

Poco prima, le sei bare avevano sfilato dal Celio alla Basilica, avvolte nel tricolore. Lungo la strada in molti, durante il tragitto, avevano applaudito e sventolato bandiere. Ed ancora applausi all’arrivo e l’urlo "Folgore!".

Già in migliaia avevano affollato la camera ardente al Celio a Roma. E moltissimi hanno riempito San Paolo questa mattina. Dentro, lo Stato è in prima fila. A partire dal presidente, Giorgio Napolitano. E poi il premier Silvio Berlusconi, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, molti esponenti dell’opposizione e del governo, tutti i vertici delle forze armate.

Alle undici i feretri entrano nella Basilica. Napolitano si inchina al loro passaggio e resta a lungo sull’attenti. Su ciascuna delle sei bare c’è la foto di ogni vittima e le decorazioni che ha ricevuto.

Ad officiare il rito è monsignor Vincenzo Pelvi. Legge un messaggio con il cordoglio di Papa Benedetto XVI ("Sono profondamente addolorato per il tragico attentato"). Nell’omelia ricorda le vittime chiamandole per nome ed esaltando le loro vite vissute al "servizio della pace".

Si va avanti con la preghiera del parà letta dall’ex basco amaranto Gianfranco Paglia, deputato del Pdl, costretto su un sedia a rotelle dopo essere rimasto ferito in Somalia. Accanto a lui il figlio di Antonio Fortunato, Martin, di sette anni, con in testa il basco amaranto della Folgore. Prima che cominciassero le esequie aveva commosso tutti: si era alzato dalla sedia ed era andato ad accarezzare la foto del papà deposta sulla bara. Alla fine, i feretri escono salutati da un lungo applauso, dal grido ‘Folgore’ e dal passaggio delle Frecce Tricolori. E’ l’ultimo omaggio di una cerimonia intensa.

Quando è uscito il premier Silvio Berlusconi dalla folla che ha atteso il termine della funzione fuori dalla basilica, qualcuno ha urlato: "Adesso ritirateli!". Alla frase sono seguiti numerosi applausi. Un’altra voce si è levata per dire: "Quanti morti ancora?". Al passaggio delle bare in molti hanno chiesto di applaudire più forte "per far sentire la propria vicinanza e solidarietà ai familiari dei sei caduti".

Altro momento di imbarazzo: subito dopo la lettura della preghiera, un trombettiere ha suonato il Silenzio che ha preceduto la benedizione delle bare e il canto del Risorgerò che ha concluso la cerimonia. Poi, durante lo scambio del segno della pace, un uomo ha preso un microfono ed è andato sull’altare gridando più volte "pace subito" prima di essere portato via dalla sicurezza.

FONTE: http://www.repubblica.it/

 

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