Omicidio Borrelli, shock e rabbia in città: «Agropoli non è più quella di una volta»

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Omicidio Borrelli, shock e rabbia in città: «Agropoli non è più quella di una volta»

Marco Borrelli aveva solo 20 anni. E’ stato trovato cadavere venerdì pomeriggio e, secondo gli inquirenti, sarebbe stato ucciso la sera precedente con un fendente inferto dritto al collo. Un uomo di 25 anni è stato fermato, interrogato e arrestato. Si tratta di Mrabet Nezer, nato ad Agropoli da genitori tunisini. Sarebbe lui il responsabile della morte di Marco. Esatto, proprio lui, l’ex fidanzato della ragazza del 20enne. Un delitto d’onore, quindi. Anche se ad Agropoli non la pensano tutti così.

Proprio L.C. che conosceva Marco di vista giura, mentre sorseggia una birra in lattina sul lungomare San Marco, di «non riconoscere più Agropoli». «La mia città non è più la stessa – afferma – e non venitemi a dire che queste cose sono sempre successe oppure che vogliamo parlare male di Agropoli solo perchè a giugno dobbiamo andare a votare. La politica non c’entra molto. Anzi, quasi nulla». L.C. ha appena smesso di lavorare. Ha appreso la notizia al telefono, dagli amici. Insieme a lui c’è A.M., sono coetanei. Stessa età, ma anche stesse idee: «Troppi zingari, troppi extracomunitari e troppe persone del posto che entrano a far parte della malavita locale. Perchè qui la malavita c’è – dice A.M. – e non pensate a chi crede che il Cilento sia una terra vergine da questo punto di vista. Ad Agropoli, come in tanti altri centri del comprensorio, si spaccia, si ruba, c’è la prostituzione e, qualche volta, purtroppo, si uccide».

Il medico legale Adamo Maiese ha effettuato un primo esame esterno sulla salma del 20enne. La procura di Vallo della Lucania ha aperto un fascicolo d’indagine. L’arma del delitto, un coltello, è stata rinvenuta vicino al cadavere. Marco era scomparso la sera del delitto. «Era un ragazzo schivo ma che si faceva volere bene – afferma chi lo conosceva – era fidanzato e sicuramente questa povera ragazza il motivo di tutto questo schifo». La comunità di Agropoli si è stretta attorno alla famiglia del giovane. Rabbia e disperazione in città, ma anche paura di vendetta.

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