Otto anni senza sepoltura: il caso di Fatna Atoucha
| di Redazione
Otto anni dopo la sua morte, Fatna Atoucha attende ancora una sepoltura degna. La vicenda, riportata dal quotidiano La Città di Salerno, è rimasta per anni in un limbo amministrativo. La donna, madre di famiglia di origine marocchina e residente da anni in Italia, è deceduta nel 2017 all’età di 66 anni, dopo una vita spesa tra lavoro e famiglia, sempre nel rispetto delle leggi italiane e dei valori della sua fede islamica. Da allora, però, la sua famiglia – i Chakir-Atoucha – attende di poter completare, ad Eboli, il luogo di riposo secondo i precetti religiosi dell’Islam.
Secondo quanto riportato da La Città, nonostante la documentazione regolare e le richieste avanzate, non è stato ancora possibile costruire una lapide conforme alla tradizione islamica, né completare la tomba in maniera definitiva. Un atto semplice, ma che si scontra con normative rigide e con una burocrazia che spesso si mostra cieca di fronte alle esigenze culturali e religiose delle comunità straniere, pur pienamente integrate nel tessuto sociale italiano.
La vicenda solleva interrogativi profondi. A distanza di otto anni, la famiglia continua a lottare non per un privilegio, ma per un diritto elementare: quello di seppellire una madre nel rispetto delle proprie tradizioni.
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