Una strada a Joe Petrosino. Domani a si celebra l’eroe originario di Padula

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Una strada a Joe Petrosino. Domani a si celebra l’eroe originario di Padula

Giuseppe/Joe Petrosino (Giusè), lasciò la sua Padula, in provincia di Salerno, a 13 anni per seguire la famiglia in America, lavorò come strillone e  lustrascarpe, imparò l’inglese con un corso serale ma soprattutto fu l’unico in grado di poter fare da tramite tra polizia di New York e numero sempre crescente di immigrati italiani che arrivavano nel Nuovo Mondo e che, spesso cadevano nelle trappole della criminalità.
All’età di 23 anni indossò la divisa da poliziotto con distintivo numero 285. La sua lotta contro la criminalità organizzata di Little Italy non si era mai fermata, rientrò, infatti, in Italia dopo 36 anni di vita da emigrato in America, per indagare su possibili legami tra capibastone siciliani e boss americani.
Petrosino non intendeva solo boicottare i traffici delle bande malavitose ma circoscriverle, impedire che si organizzassero in forme più complesse e che arrivassero a contaminare ambienti sempre più alti. 
Era onesto, giusto, e pretendeva onestà e giustizia.
Per sradicare il problema alla radice, però, era necessario tornare in Italia ed andare in Sicilia. Solo  sull’isola si sarebbero potute trovare le prove che avrebbero incastrato e fatto immediatamente rimpatriare i boss più influenti come Vito Cascioferro, Ignazio Lupo, Joe Morello.
Joe Petrosino arrivò, così, a Palermo con il Postale partito da Napoli il 28 febbraio.
La prima tappa fu l’archivio della Polizia ma i fascicoli contenenti le informazioni che cercava risultarono completamente vuoti. La missione da “compromessa” diventò allora “impossibile”. Eppure senza neanche un passo indietro il poliziotto continuò a svolgere indagini anche fuori dal capoluogo. Fino alla notte del 12 marzo. Il suo sarà un calvario di omertà e reticenza. Ma anche di errori e ingenuità. In Sicilia Petrosino si fidò delle persone sbagliate e ucciso da due uomini che si erano finti informatori.

L’autorità di cui fu investito non servì a salvarlo. Forse perché non fece i conti con i più forti interessi che l’“Alta Mafia” arrivò a difendere in quella fase di ascesa al potere internazionale.
I suoi parenti vennero allontanati da Padula e nascosti in un luogo segreto, probabilmente in California, per paura di ulteriori ritorsioni. Si diffuse, infatti, la voce che qualcuno volesse sterminare l’intera famiglia. La figlia Adelina venne a sapere la vera identità del padre solo all’età di otto anni leggendo i fumetti ispirati alle sue imprese.
In nome di quanto rappre4senta non solo per la nostra terra ma per l’intero nostro paese domani Padula ricorda il suo eroe. Un eroe, un uomo d’altri tempi.
Per l’occasione, infatti, una delegazione dell’Associazione Internazionale “Joe Petrosino” partirà alla volta di Bisacquino, in provincia di Palermo, dove l’amministrazione comunale intitolerà una strada all’eroico tenente ucciso dalla mafia.
Prenderanno parte alla cerimonia il Presidente dell’Istituto Superiore per la Difesa Roberto Trapani Della Petina, il Presidente della Provincia di Palermo Giovanni Avanti ed il pronipote di Joe Petrosino, Nino Melito Petrosino.
Una strada a Joe Petrosino allora, un figlio illustre di una terra dimenticata ma che dona al mondo i suoi frutti migliori.

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