Palinuro, tecnici Genio civile arrestati: «Esiste rischio di ricaduta nel reato e inquinamento prove»

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Palinuro, tecnici Genio civile arrestati: «Esiste rischio di ricaduta nel reato e  inquinamento prove»

di Pasquale Sorrentino

Esiste un «rischio concreto di ricaduta nel reato e di inquinamento delle fonti di prova». Così il gip del Tribunale di Vallo della Lucania, Sergio Marotta, ha motivato la misura cautelare dei domiciliari per Giancarlo Giordano e Vittorio Bartoli, il primo funzionario del Genio Civile e consigliere comunale a Nocera Inferiore, il secondo collega del primo e in pensione, dopo la convalida di lunedì per i “fatti di Palinuro”.

I due erano stati arrestati giovedì scorso per concussione, dopo aver gettato dall’auto a Centola, all’alt dei carabinieri, una busta con dentro 1000 euro. Fondamentale l’azione dei carabinieri della stazione di Palinuro guidata dal maresciallo Giuseppe Sanzone, con il supporto del maresciallo Giovanni Cusnolo. Quei soldi – per la Procura – rappresentavano una “mazzetta”, ottenuta poco prima da un imprenditore.

Il gip parla di “rischio elevatissimo”, in assenza di misura cautelare, distinguendo prima il ruolo di Giordano: «”E’ firmatario del verbale di constatazione di somma urgenza redatto al Comune di Centola, il 18 novembre scorso, oltre che preposto alle funzioni di sorveglianza sui lavori da fare presso l’asta fluviale del fiume Mingardo”.

La vittima aveva denunciato tutto ai carabinieri, dopo una serie di approcci con i due, iniziati dopo la riunione al Comune. All’arrivo degli indagati, la vittima si presentò con banconote segnate, consegnate dagli stessi carabinieri, che assistevano all’incontro.

Per il giudice si tratta di concussione: “Vi è uno stato di soggezione del privato, il cui processo volitivo non è spontaneo, ma è innescato dall’abuso del funzionario pubblico”. E qui si richiama il ruolo di Bartoli: “In ragione della sua posizione legata alla sua pregressa esperienza di lavoro, ha consentito di incidere indebitamente sulla concreta gestione dell’appalto attribuito alla persona offesa, paventando efficacemente il rischio di conseguenze negative ritenute credibili dalla vittima, a causa delle sue capacità di interferenza e di condizionamento nell’esercizio delle attività poste in essere dai funzionari preposti a quell’ufficio, fra tutti Giordano”.

I due si sarebbero mossi, stando alla denuncia, al termine dell’incontro tenuto al Comune, utile a spiegare a due ditte che tipo di lavori effettuare. All’imprenditore , avrebbero così paventato “difficoltà tecniche che potevano far sorgere problemi”, poi che bisognava stare attenti al materiale prelevato, in quanto sarebbero stati “loro” a controllare che non si incappasse in “problemi di natura penale”. La presenza dei due, spiega il giudice, diventò “assillante”. Prima Bartoli telefonò alla vittima dicendo che sarebbero venuti sul posto per osservare i lavori, ma di stare tranquillo “perché si sarebbe trovata una soluzione”. Una volta li, gli fu spiegato che se la ditta si fosse «comportata bene avrebbe avuto una prospettiva di lavorare in quel settore». Aggiungendo che se l’imprenditore li avesse costretti a essere pignoli, al cantiere sarebbe giunta la Forestale. Comportarsi bene, secondo il racconto della vittima, equivaleva a pagare 1000-1500 euro. Il legale di Giordano, Gennaro Somma, prepara ora il Riesame, per meglio chiarire la posizione del suo assistito.

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