Palinuro, villette vista mare: Consiglio di Stato conferma ordine di abbattimento

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Palinuro, villette vista mare: Consiglio di Stato conferma ordine di abbattimento

Un altro diniego per il residence di Palinuro al centro di inchieste giudiziarie, sia in sede penale sia davanti ai giudici amministrativi. Il Consiglio di Stato (quarta sezione) ha confermato che gli ordini di abbattimento e di ripristino dello stato dei luoghi decisi dal Comune guidato dal sindaco Carmelo Stanziola sono legittimi. Respinto il ricorso della società Marlin srl contro la decisione di primo grado del tribunale territoriale, incentrato in primis sulla mancata proroga del titolo concessorio, scaduta da ben oltre i tre anni canonici previsti dalla normativa urbanistica.

Sul residence in cui sono stati effettuati – secondo i giudici – abusi edilizi, come l’aumento di volumetrie e altre presunte irregolarità, c’è anche il procedimento penale nel quale si ipotizza il reato di lottizzazione abusiva in quanto – si legge dalle carte processuali – sarebbero state cedute delle unità abitative a terzi, violando quello che è il vincolo di struttura ricettiva. Sul fronte del Consiglio di Stato, però, si discuteva degli abbattimenti decisi dal Comune dopo che l’autorità giudiziaria aveva riscontrato altre violazioni che andavano ben oltre quelle che vengono definite in gergo “semplici tolleranze di cantiere”. L’attività investigativa sul residence ubicato sulla collina con vista mozzafiato su Capo Palinuro, fu scoperto dai carabinieri nel dicembre del 2018.  In seguito ai controlli del personale dell’Arma scattarono i sequestri da parte dell’autorità giudiziaria che indagava per l’ipotesi di lottizzazione abusiva.

A far partire l’inchiesta fu  il particolare, non trascurabile, che alcune unità del complesso ricettivo, che dovevano essere date in locazione, furono vendute a terzi. I giudici di Palazzo Spada, al termine del contraddittorio, hanno respinto il ricorso della società Marlin, confermando la bontà dell’operato del comune di Centola e del locale ufficio tecnico, condannandola al pagamento delle spese del grado di giudizio riconosciute in 20mila euro in favore dell’ente municipale. Resta, dunque, valida l’ordinanza di demolizione e di ripristino delle stato dei luoghi per tutte quelle opere ritenute abusive  perché non autorizzate nel permesso a costruire.

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