Dibattito sul dissesto idrogeologico. Il sindaco: “Qui occorrono altri interventi”

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Dibattito sul dissesto idrogeologico. Il sindaco: “Qui occorrono altri interventi”

Nel pomeriggio di ieri si è svolto a Pisciotta un convegno sul tema del dissesto idrogeologico, in relazione al "ruolo delle istituzioni". Durante l’incontro, tenutosi nell’aula magna dell’edificio scolastico del piccolo centro cilentano e moderato dalla giornalista del corriere del mezzogiorno, Stefania Marino, sono intervenuti alcuni docenti universitari e diversi esponenti della politica e dell’associazionismo.

Il sindaco Cesare Festa, introducendo la discussione, ha esposto la situazione attuale relativa ai gravi fenomeni franosi che tormentano da tanti anni i cittadini pisciottani. "Qualcosa si è mosso" – ha detto il primo cittadino con una involontaria doppiezza di senso, riferendosi all’operazione di semi-abbattimento dell’edificio pericolante di via Foresta che, secondo numerosi addetti ai lavori, in caso di collasso rischiava di trascinare dietro di sè gran parte del centro storico. Festa ha poi sottolineato la necessità di effettuare altri interventi di messa in sicurezza dei luoghi del comune di Pisciotta; ha fatto riferimento all’urgenza d’azione per quanto concerne la strada tra Pisciotta e Ascea, che pare destinata ad un inesorabile e minaccioso sprofondamento. Un movimento franoso cominciato decenni addietro che, in questo periodo, pare essersi accelerato. Transitando per questo tratto di strada, la percezione della precarietà è cosa normale, così come la proliferazione di scongiuri, toccate di ferro e riti pagani rivolti a scongiurare il peggio. A margine del convegno di ieri sera, Festa ha specificato che i soldi sono stati stanziati, che i lavori sono stati assegnati e che l’intervento di messa in sicurezza dovrebbe cominciare a breve, nelle prossime settimane. Il sindaco ha pure messo l’accento sulla necessità impellente di intervenire sulle strade provinciali che collegano Pisciotta alle altre frazioni, poichè anche tali arterie risultano considerevolmente dissestate e sussiste il rischio concreto che paesi come Rodio restino praticamente isolati dal resto del globo terracqueo.

La discussione di ieri si è articolata sostanzialmente secondo due direttive: la prima, sviluppata dai professori universitari Di Nocera, Cascini e Brigante, è stata incentrata sulla descrizione di alcuni dei fenomeni riguardanti Pisciotta e sulla presentazione ragionata dei concetti fondamentali di monitoraggio del territorio, definizione del rischio e prevenzione. Cascini, dopo aver sottolineato la disponibilità presente in Italia di tecnologie avanzate e grossi studiosi del campo, ha precisato: "Ci sono tutti gli strumenti tecnici per intervenire in tempo, è una grossa panzana il fatto che in Italia il rischio è presente dappertutto e perciò non si può intervenire". Poi una constatazione difficilmente confutabile: "La Protezione Civile è concepita per intervenire solo dopo i disastri".

Il secondo filo conduttore dell’incontro è stato quello relativo alle istituzioni e alle possibilità di intervento nell’ambito del dissesto idrogeologico. "Basta con gli studi" ha esplicitato Troiano, il presidente del Parco del Cilento e del Vallo di Diano, mettendo l’accento sulla necessità di una strategia politica d’intervento più concreta e puntuale. Michele Ragosta, consigliere regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, ha invece incentrato la propria analisi sulla gestione dei fondi e sulla determinazione delle priorità. "Dobbiamo decidere se la priorità è il nucleare o la messa in sicurezza del territorio, se è più utile e importante il ponte sullo stretto o l’ azione di difesa dei suoli".

Michele Buonomo, dirigente regionale di Legambiente, ha sostanzialmente condotto il discorso sull’importanza dello sviluppo di una nuova consapevolezza relativa alla difesa del territorio, sia da parte delle istituzioni, che hanno il dovere di agire con attenzione e tempestività, sia da parte dei cittadini, che attraverso i comportamenti virtuosi, consapevoli e legali – anche rispetto alla piaga enorme dell’abusivismo edilizio – contribuiscono alla preservazione dei luoghi.

In chiusura, Giovanni Romano, assessore provinciale all’ambiente, dopo il riferimento ad una grave carenza di tipo culturale per quanto riguarda la salvaguardia del territorio, ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di stabilire in maniera chiara e "agile" le competenze in materia di prevenzione e difesa dei suoli, risolvendo il cortocircuito isituzionale tra gli innumerevoli enti locali e sbrogliando l’incoerente matassa normativa che ostacola la velocità e l’efficienza degli interventi.

In attesa della nuova consapevolezza, dello sbroglio e dei soldi, i cittadini cilentani assistono allo smottamento geologico e morale del proprio territorio.

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