Polla, la carica delle mamme contro la riapertura delle scuole

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Polla, la carica delle mamme contro la riapertura delle scuole

di Pasquale Sorrentino

Ben 160 mamme di Polla hanno scritto al sindaco Massimo Loviso e all’assessore Federica Mignoli per chiedere che le scuole non vengano riaperte. «Alla luce di quanto appreso nella sua ultima ordinanza, i bambini della scuola dell’infanzia, delle prime classi della primaria e, successivamente, tutti gli altri fino alla prima media, torneranno ad occupare i loro bei banchi nuovi. A quanto pare a questa conclusione si è arrivati dopo un approfondito studio. Chi le scrive è un gruppo di mamme che non è del tutto d’accordo sulle sue conclusioni. Vorremmo fare in modo che questo nostro pensiero giunga a Lei sia nelle vesti di Sindaco che in quelle di padre».

Le mamme spiegano al sindaco il perché: «Nel territorio pollese, ad oggi, abbiamo numerosi contagi, molte famiglie in quarantena e tanti possibili
asintomatici. Cosa ancor più grave bisogna tener conto delle gravissime ed irreparabili conseguenze collegate ad un eventuale ulteriore incremento della positività al virus e del concreto rischio di paralisi dell’assistenza degli ammalati per “insufficienza”di strutture e strumenti idonei a fronteggiare un aggravamento dell’emergenza già in corso. I posti letto in terapia intensiva sono pochissimi (tenendo presente che il nostro nosocomio non è una struttura ad esclusivo utilizzo dei cittadini pollesi) e non possiamo permetterci di occuparli tutti perché il covid non è l’unica malattia per cui si finisce in terapia intensiva. Non moriremo di Sars, ma abbiamo
grosse possibilità di morire per altre patologie».

Poi aggiungono: «La invitiamo a riflettere che aprendo oggi le porte della scuola non si fa altro che dare una possibilità in più al contagio. Se la scuola fosse stata sicura al 100% non si sarebbe chiusa ad ottobre e i nostri bambini, come anche suo figlio, avrebbero continuato ad incontrare i loro amici nei banchi di scuola. Il bambino è un individuo, tanti individui formano una società. Ogni bambino vive all’interno di una casa con i propri familiari: la trasmissione può avvenire anche tra le mura domestiche. Il bambino infettato può trasmettere il virus ai suoi amici; ogni bambino potrebbe essere un possibile untore dei propri genitori, dei propri nonni, innescando un meccanismo da cui poi è difficile uscire. Una scuola chiusa non rappresenta la chiusura della cultura. Il sapere va ben oltre la struttura scolastica. La scuola momentaneamente chiusa non causa una situazione economica pericolosa, nessuno rischia di perdere il lavoro a differenza di altre situazioni. Quale genitore si sentirebbe tranquillo se all’interno della
struttura scolastica del proprio figlio ci fossero dei probabili contagiati? Onestamente, crediamo, nessuno. Soprattutto perché non è stato fatto un serio e reale screening (andava fatto prima dell’apertura, non
dopo). Nonostante il nostro disappunto, ci rendiamo conto che questo momento non è facile per nessuno», concludono.

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