Precipitò dalla finestra dell’ospedale di Polla, assolti medici e infermieri

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Precipitò dalla finestra dell’ospedale di Polla, assolti medici e infermieri

di Pasquale Sorrentino

Si è concluso ieri il processo presso il Tribunale di Lagonegro a carico del medico Giovanni Rodio e 4 infermieri che all’epoca dei fatti lavoravano presso l’ospedale Luigi Curto di Polla. La gravissima accusa era quella di omicidio colposo in concorso per la morte del quarantacinquenne di Sansa, Vito La Veglia, precipitato da una porta-finestra del nosocomio nella notte tra il 23 ed il 24 marzo del 2012.

Inizialmente la richiesta di rinvio a giudizio aveva coinvolto anche Silvio Sanseviero, medico di guardia interdivisionale nella notte dell’evento, che «aveva constatato lo stato di confusione e di agitazione del paziente La Veglia e trattato con un farmaco antipsicotico».

Il Giudice dell’udienza preliminare aveva emesso sentenza di non doversi procedere per Sanseviero e «invece incomprensibilmente aveva ritenuto di mandare a processo gli altri imputati». Dopo aver escusso in qualità di testi i dottori Sandra Cornetta ed Aniello Colasante, e l’acquisizione della relazione di consulenza medico legale a firma dei predetti, nonché dopo l’escussione di alcuni dei testi del P.M., non essendo emerso alcun elemento a carico degli imputati, l’Ufficio del P.M. ha deciso di rinunciare agli ulteriori testi di cui alla propria lista ed ha richiesto nel corso dell’udienza l’immediata declaratoria di non punibilità per tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Il Giudice ha accolto tale istanza ed ha mandato assolti tutti gli imputati.

«Per il dr. Rodio, stimato otorino laringoiatra di Vallo della Lucania, finisce un incubo durato 9 anni, per aver dovuto subire l’infamante accusa di omicidio colposo per negligenza nello svolgimento della sua professione che invece ha sempre svolto con responsabilità e dedizione», hanno dichiarato i difensori di fiducia del dottor Rodio, gli avvocati Floriana Giordano del Foro di Vallo della Lucania e Ilaria Zarrelli del Foro di Napoli. «Probabilmente il processo avrebbe potuto chiudersi nella fase dell’udienza preliminare, così come avvenuto per l’altro sanitario, coimputato».

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