Referendum, cosa cambia con la vittoria del Sì

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Referendum, cosa cambia con la vittoria del Sì

di Marianna Vallone

La vittoria del sì non era scontata ma è stata netta. Il risultato di ieri rivela che quasi il 70 per cento ha votato per il taglio dei parlamentari. In alcune regioni lo ha superato: in Campania (77,4%), Sicilia (75,9%), Calabria (77,5%), Basilicata (75,8%), Puglia (75,2%), e Molise (79,9%). Il sì però partiva in vantaggio, perché la modifica alla Costituzione era stata approvata dal 97% dei parlamentari ed aveva l’appoggio ufficiale del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico e della Lega ma anche di Fratelli d’Italia e di Forza Italia.

Ora cosa succede?
Finisce l’era del Parlamento a 945 (più i senatori a vita) che era stato fissato nel 1963. Il taglio che porta deputati e senatori a 600 non partirà subito, ma a partire dal 2023, dalle prossime elezioni, a meno che prima non ci sia una crisi di governo. Entro due mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge il governo attraverso un decreto legislativo dovrà ridisegnare i collegi elettorali in base al numero ridotto dei seggi.

Il rapporto tra cittadini e rappresentanti in governo come cambierà?
Al Senato ci sarà un eletto con 302.420 abitanti (prima erano ogni 188.424), alla Camera uno ogni 151.220. L’Italia scende dal primo al quinto posto in Europa per numero di parlamentari, dopo Regno Unito, Francia, Germania, Spagna.

I commenti
“Ora si apre una stagione di riforme. E faremo di tutto affinché questa stagione di riforme vada avanti spedita”, ha commentato Nicola Zingaretti. Esulta anche il M5s: “Il prossimo step dovrà necessariamente essere l’approvazione di una nuova legge elettorale proporzionale che sia in grado di favorire la governabilità di un’Italia che ora più che mai ha bisogno di risposte rapide ed efficaci”, ha aggiunto Di Maio. Non è d’accordo Matteo Salvini: “Spero che l’Italia non torni alla palude del proporzionale, significa ritornare indietro di 40 anni, ai ricattini dei Renzi con il 2%”. Per l’ex ministro “il modello delle Regioni è virtuoso, da applicare al Paese” perchè “stasera si sa già chi governa”. 

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