Ricatti, inefficienze e pressioni politiche: punti nascita a rischio

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Ricatti, inefficienze e pressioni politiche: punti nascita a rischio

Ci sono un “ricatto” del governo nazionale, un braccio di ferro ingaggiato con quello regionale. Ci sono problemi mai risolti dei singoli ospedali nel fornire servizi o non basarsi solo sul ruolo individuale del ginecologo. E poi ci sono i politici locali che, giustamente e politicamente, non vogliono vedersi sottrarre i punti nascita.

Polla, Sapri ma anche Sessa Aurunca e Piedimonte Matese sono diventati loro malgrado e per numeri bassi al centro di questa disfida tra Governo di centrodestra (ma lo è stato anche con altri colori) e Regione Campania.

La Legge Balduzzi dice che per garantire la sicurezza a mamma e nascituro occorrono almeno 500 nati (così da garantire una “manualità” esperta a chi interviene) ma permette anche una deroga per quegli ospedali in zone disagiate (e per questo Vallo della Lucania è salva). La deroga deve essere presentata dalla Regione di competenza. Lo scorso 3 marzo, per la quarta volta negli ultimi dieci anni il Governo ha comunicato alla Regione Campania la decisione di chiudere i quattro punti nascita. In più – questo è emerso dagli incontri di Sapri e Padula – ha aggiunto che se vuole derogare dovrà rinunciare al piano di rientro.

Il senatore Antonio Iannone, campano e di Fratelli d’Italia, ha commentato che il “governo non ricatta e la Regione faccia il proprio lavoro. Se non rientra è a causa di altre mancanze”. Da Padula e Sapri il suo “avversario” in questa lotta – che vede sicuri sconfitti solo i comuni delle aree interne in un modo o nell’altro – l’assessore Franco Picarone che ribadisce i meriti sanitari della Regione. “Non si tratta più solo di un diniego burocratico, bensì di un ricatto. La questione Punti Nascita non può essere vincolata all’uscita dal Piano di Rientro, che la Campania ha già le carte in regola per superare, con dieci bilanci consecutivi approvati”.

In questo continuo tira e molla, in questa lotta a chi la fa più lunga, di precariato dei servizi dei territori considerate aree interne solo quando è conveniente, il popolo vive di rabbia e di poca convinzione verso la politica in genere incapace davvero di pensare alla popolazione. Tuttavia in questo “risiko sanitario” occorre aggiungere un nuovo tassello: l’incapacità di organizzare servizi sanitari migliori, il clientelismo sanitario e l’individualismo medico.

A Polla come a Sapri mancano alcuni servizi per i nascituri e le mamme, per aumentare gli standard qualitativi, mai attivati, ma voluti anche se spesso annunciati. E ancora più donne hanno denunciato che solo se “clienti” di alcuni ginecologi hanno trattamenti migliori. Nessuno lo dice, la politica tace, il punto nascita barcolla. E infine – l’ultimo esempio a Polla – con il trasferimento di ginecologi si trasferiscono anche le partorienti. I balzi di nati a Polla sono legati soprattutto a quali sono i medici che lavorano in quell’anno. È inutile nasconderlo. In attesa dell’ennesimo salvataggio – si spera – e di una corsa a prendersi i meriti o fuggire dai demeriti, l’azione migliore che si dovrebbe fare (e che si doveva fare da tempo) è puntare anche su stessi per il bene collettivo, però, non quello individuale.

Il fatto che ieri a Padula del punto nascita ne parlassero dieci uomini, beh, anche su questo si può e deve migliorare. Saranno pure bravi politici ma mai future mamme.

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