Rigopiano, per superstiti duro ritorno a normalità. Papà fidanzata Stefano: «Non ha ripreso a lavorare»

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Rigopiano, per superstiti duro ritorno a normalità. Papà fidanzata Stefano: «Non ha ripreso a lavorare»

Immagini, sensazioni e suoni di quell’inferno di neve e detriti sono ancora impressi nella mente e difficilmente andranno via. Il dolore certamente resta, e per molti la vita non sarà la stessa di prima. C’è chi ha paura del buio e chi si fa forza con la normalità di tutti i giorni. Ad un mese dalla valanga che lo scorso 18 gennaio ha spazzato letteralmente via l’hotel Rigopiano, a Farindola, nel Pescarese, provocando la morte di 29 persone, nella mente degli undici superstiti sono ancora vivi i drammatici ricordi di quanto accaduto. Si prova però a reagire e si cerca di tornare alla quotidianità, anche se per molti è impossibile.

Edoardo Di Carlo, pescarese, 9 anni, che nella tragedia ha perso entrambi i genitori, Sebastiano Di Carlo e Nadia Acconciamessa, «sta benissimo», dice una parente, facendosi coraggio. Vive con i due fratelli ed è affidato formalmente a quello maggiorenne. «In casa con loro ci sono sempre le zie, che li circondano di affetto – aggiunge – è tornato a scuola, si sta preparando per la prima comunione e ha ripreso gli allenamenti di calcio. Domenica ha giocato una partita e ha segnato diversi gol. Sta tirando fuori una forza spaventosa». Parla poco, Edoardo, di quanto accaduto a Rigopiano, ma ricorda di aver incoraggiato gli altri bambini, per ore con lui sotto le macerie, in attesa dei soccorritori.

«Reagire è difficile, dimenticare anche», dice chi li conosce, ma «stanno bene», anche Giampiero Parete e la sua famiglia; l’uomo, scampato alla tragedia, per primo ha lanciato l’allarme vedendo che l’albergo non c’era più. Sua moglie Adriana e i figli Gianfilippo e Ludovica sono rimasti tra le macerie dell’hotel per quasi due giorni, ma sono stati salvati e i quattro si sono potuti riabbracciare. Giampiero ha ripreso il suo lavoro come cuoco a Silvi (Teramo), nel ristorante di Quintino Marcella, il quale, quel giorno, inizialmente senza essere creduto, ha fatto di tutto perchè la macchina dei soccorsi partisse. Ad alcuni clienti del ristorante Parete ha detto di non voler chiamare fortuna le circostanze che hanno permesso alla famiglia di ritrovarsi, perchè «è qualcosa di più».

Francesca Bronzi, 25enne di Pescara che nella tragedia ha perso il fidanzato Stefano Feniello, 28 anni, originario di Valva (Salerno), «sta bene fisicamente», dice il padre, ma è ancora molto provata. Voleva festeggiare il compleanno di Stefano e gli aveva regalato un soggiorno in quel maledetto hotel, ma il mostro di ghiaccio ha spezzato tutti i loro sogni. «Certo – dice il papà di Francesca – non si può parlare di normalità: non ha ancora ripreso a lavorare e di serate con gli amici per ora non se ne parla. Chi le vuole bene viene spesso a trovarla a casa, dove con lei ci siamo sempre io e sua madre».

Provano a reagire, anche se è difficile tornare alla normalità, i due fidanzati di Giulianova (Teramo), Giorgia Galassi, 22 anni, di origini svizzere, e Vincenzo Forti, 25, lei studentessa e commessa e lui gestore di una pizzeria sul lungomare della cittadina del Teramano. Immagini indelebili anche nella mente di Fabio Salzetta 26enne di Penne (Pescara), il manutentore dell’hotel, che ha perso la sorella Linda. Dopo l’arrivo dei soccorritori, il giovane, trovato insieme a Parete, è rimasto sul posto per dare indicazioni sulla collocazione degli ospiti dell’albergo. Lui, che conosceva bene il resort, per cinque giorni ha cercato Linda invano, urlando continuamente il suo nome. Ora chiama la valanga «l’assassina silenziosa», Fabio, e racconta di avere paura dei luoghi bui e di non riuscire più neanche a dormire con la luce spenta.

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