Nuovo piano ospedaliero: chiude quello di Agropoli, resta a Roccadaspide

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Nuovo piano ospedaliero: chiude quello di Agropoli, resta a Roccadaspide

Il presidio salernitano diventa un centro per la radioterapia stereotassica
L’ospedale di Agropoli sarà riconvertito in presidio territoriale per la radioterapia e lavorerà in stretta sinergia con la Casa di cura Malzoni, di cui è un doppione. Resta in piedi, invece, con i servizi attualmente attivi, l’ospedale di Roccadaspide. Sono alcune delle anticipazioni sul piano ospedaliero, rispetto a quanto riportato negli ultimi giorni dalla stampa, che il commissario per la Sanità Giuseppe Zuccatelli ha riferito al "Denaro"

 

 

L’obiettivo è ridurre ricoveri e posti letto inseguendo razionalizzazione e appropriatezza per un risparmio stimato di almeno 150 milioni di euro in tre anni.

L’impianto è quello della legge 16 del 2007 ma con alcuni aggiustamenti da valutare alla luce dei nodi emersi nell’ultimo anno nella fase di accorpamento delle aziende sanitarie locali. Resta in piedi il criterio della autonomia provinciale delle principali special,izzazioni e solo a Napoli si assisterà ad una migrazione di personale e strutture da un’azienda all’altro inseguendo criteri di razionalizzazione e di funzionalità.
"Non ho nessuna intenzione di perdere mesi e mesi in estenuanti discussioni, con manager e sindacati. Il piano è ormai delineato – dice Zuccatelli – e poi ci sarà una fase in cui tutti potranno dire la loro per limature e aggiustamenti ma non possiamo piùà consentire lka palude che per anni ha avviluppato le scelte di programmazione. Anche perchè chiudere e riconvertire ospedali è un’operazione che tutte le principali regioni hanno già fatto e soprattutto al Nord ha conseguito tangibili risultati".
Insomma si va avanti. Il primo scoglio è il tavolo interministeriale di verifica che attende atti concreti per di sì alla trasmissione del fondo di affiancamento che tiene bloccato nella casse del Tesoro circa 1 miliardo di euro. Un altro esempio: il Loreto Crispi diventa un centro per la chirurgia ambulatoriale in cui dirottare interventi a bassa complessità oggi affrontati con almeno un giorno di ricovero. Il nuovo piano ospedaliero viaggia a vista, di mano in mano, redatto in bozza ma pressochè sconosciuto sia ai sindacati sia agli stessi manager chiamati a darne attuazione.
Il documento, per quel che è possibile anticipare, è elaborato sulla falsariga della legge regionale n. 16 del 2008 col tentativo di tradurre in pratica quello finora rimasto sulla carta.
I tagli ai posti letto (circa mille) previsti, per ora non dovrebbero riguardare le Case di cura private che, per quelle più piccole, con meno di 100 posti letto, sono escluse dalla riorganizzazione e potrebbero rientrare in un discorso legato alla lungodegenza e riabilitazione. Destino che dovrebbe riguardare anche tutti i presidi delle Asl con un tasso di utoilizzo dei posti letto inferiore al 70 per cento laddove vi siano strutture doppione e fotocopie. Il personale sarà dirottato in altri ospedali.
Quel che è certo è che Giuseppe Zuccatelli partità dalla riorganizzaizone delle rete dell’emergenza su cui il sub commissario Zuccatelli ha lavorato nell’ultimo mese per assicurare tempi standard alle urgenze per Ictus, infarti e politraumi e per assicurare il trasporto dei pazienti non più al centro sanitario prossimo all’incidente ma in quello più attrezzato. La riorganizzazione parte dal Policlinico che dovrà trasferire il centro trapianto al vicono Cardarelli. Primo tassello di modifiche che interesseranno molti servizi concentrati nella zona ospedaliera. Il Monaldi, tanto per fare un altro esempio, avrà infatti un pronco soccorso cardilologico. Redatto il piano ora per Zuccatelli inizia la fase più difficile: convincere chi non accetta il suo metodo direzionale che quella tracciata è l’unica strada per uscire dal tunnel

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