Scappare dal Cilento o ritornare alle origini? La storia di Alessandro: «Punto tutto sull’agricoltura»

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Scappare dal Cilento o ritornare alle origini? La storia di Alessandro: «Punto tutto sull’agricoltura»

Chiedendo alla maggior parte dei giovani cilentani le loro prospettive sul futuro, c’è in quasi ogni risposta, al di là dei diversi obiettivi, uno stesso elemento di fondo: allontanarsi il più possibile dal Cilento, dalla Campania, dall’Italia. Laureati, e non, proiettano oramai in maggioranza le loro ambizioni verso realtà diverse e lontane. Si cresce per fuggire, si fugge per riuscire a crescere in un clima in cui, ovviamente, il mondo del lavoro diventa una meta sempre più faticosa e sfocata.

Basti pensare che, secondo l’Aire (anagrafe degli italiani residenti all’estero), al 31 dicembre 2012 sono censiti 4 341 156 italiani residenti all’estero, in crescita del 3,1% rispetto al 2011. E le nazioni che sembrerebbero ospitare più italiani, in ordine quantitativo, sono: Argentina, Germania e Svizzera. Ma, in un contesto così delicato e instabile c’è chi, come Alessandro Infante ha deciso di riporre le sue speranze e aspirazioni nel Cilento. E così, mosso dalla passione e da un forte senso di appartenenza, ciò su cui il giovane di appena 34 anni punta è l’agricoltura.

Alessandro, pur avendo radici cilentane, ha trascorso gran parte della sua vita in Germania dove si è diplomato in un liceo classico. Ha proseguito gli studi in Italia, iscrivendosi alla facoltà di architettura all’università “la Sapienza” di Roma. Poi ha deciso di abbandonare gli studi ed è tornato in Germania per cercare un lavoro. Ma la ricerca l’ha portato in Svizzera, dove è riuscito ad ottenere un lavoro, fisso, in una fabbrica che produce  prodotti sanitari, riuscendo a portare a casa anche un notevole stipendio. La città non gli è mai piaciuta, ha nutrito fin da sempre un incondizionato amore per la tranquillità delle località agresti e per le terre che questi offrono. Tanto ché, nel 2013 a 32 anni, Alessandro torna nei luoghi delle sue origini, Gorga, frazione di Stio, per dedicarsi esclusivamente alla lavorazione del terreno puntando su una futura azienda agricola biologica.

La tua è stata una scelta tanto delicata quanto coraggiosa, il lavoro in Svizzera tedesca d’altronde ti offriva una modesta retribuzione; pensi che un domani tu riesca a trarne un profitto simile anche dalla terra?

«Prima di un lavoro io la vedo come una passione… come una scelta di vita. Ci sono cose che sono più importanti dei soldi. Per il momento ho speso già sui 2000 euro e di certo la produzione e vendita del biologico è ancora lontana. Non so se riuscirò a ricavarne un profitto simile o maggiore ma sto facendo ciò che mi piace e in cui metto tutto me stesso»

Hai valutato la tua iniziativa in relazione alla situazione economica/politica in cui si trova l’Italia?

«Certamente, ma so che nonostante la crisi la gente è disposta a spendere sul cibo biologico; forse perché iniziano a capire che ciò che producono le grandi industrie non potrà mai essere paragonato ad un prodotto estremamente naturale».

A cosa stai puntando? Quando il tuo progetto sarà completamente realizzato?

«Sto puntando all’apertura di un’azienda dove si producano esclusivamente prodotti biologici, naturali e genuini. Avevo iniziato lavorando alcuni terreni dei miei parenti ma poco tempo fa, assieme ad un mio socio, abbiamo comprato un terreno e per il momento cerchiamo di crescere nel nostro piccolo. Il mio progetto sarà realizzato quando riuscirò ad intraprendere anche il mio secondo obiettivo: fare di queste zone, di questi paesi e di queste campagne un’ottima attrazione turistica, poiché molti rimarrebbero stupiti nel vedere le terre e la vegetazione che il cilento offre».

Hai paura che un giorno possa pentirti di questa scelta?

«No, non penso. Mal che vada ho fatto ciò che volevo e sudato e lavorato per la mia terra. Anche se dovesse andarmi male, sarei sempre dell’opinione che ne è valsa la pena».

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