Scopriamo i chirotteri e chi li studia

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Scopriamo i chirotteri e chi li studia

Per conoscere più da vicino i pipistrelli che abitano il Cilento, ci siamo rivolti ad uno dei maggiori esperti: Leonardo Ancillotto, Ricercatore presso l’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri (IRET) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che da anni si occupa di questi particolarissimi mammiferi.

Oggi parliamo dei chirotteri, comunemente noti come pipistrelli. Credo sia importante iniziare facendo chiarezza con i loro rapporti di parentela con i roditori visto che ancora in molti ritengono si tratti di topi volanti. 

La presunta somiglianza tra pipistrelli e roditori è uno dei preconcetti più diffusi al mondo, e che indica come l’aspetto di queste due tipologie di animali sia poco familiare alla maggior parte delle persone. A tutti gli effetti, i roditori e i chirotteri hanno una storia evolutiva molto differente, visto che l’ultimo “antenato comune” tra i due gruppi risale probabilmente a circa 97 milioni di anni fa, poco prima dell’esplosione evolutiva dei mammiferi a seguito dell’estinzione dei dinosauri. Una storia così differente ha portato poi questi due gruppi di mammiferi verso adattamenti profondamente diversi: da una parte i pipistrelli con i loro arti anteriori modificati in ala, dall’altra i roditori con la loro dentatura specializzata nel consumare alimenti d’ogni tipo (solo per evidenziare le differenze più evidenti!). A livello superficiale, le uniche possibili somiglianze sono le dimensioni (spesso, ma non sempre!) ridotte e i padiglioni auricolari ben sviluppati in molte specie di entrambi i gruppi. 

I Chirotteri spesso sono protagonisti di miti, favole e leggende metropolitane, c’è qualcosa di vero in quello che si dice di loro? 

Le abitudini schive e notturne dei pipistrelli li hanno portati ad essere protagonisti di tantissime leggende e racconti del folklore in tutto il mondo, e una delle tradizioni più diffuse è l’associazione con i vampiri. I pipistrelli vampiro in effetti esistono, e sono tre specie di piccole dimensioni (Desmodus rotundus, Diphylla ecaudata e Diaemus youngi, per la scienza) e presenti solamente negli ambienti forestali dell’America centro-meridionale, dove in effetti si nutrono di sangue, ma di animali (selvatici, e domestici se lasciati incustoditi di notte), che peraltro non vengono “dissanguati” dall’esigua “donazione” prelevata dal pipistrello vampiro. Un aspetto veritiero della biologia dei pipistrelli, sempre legato al vampirismo, è la loro longevità. Come i vampiri noti per la loro immortalità, i pipistrelli mostrano una longevità straordinaria se rapportata alle loro dimensioni corporee, con il record rappresentato da un Myotis brandtii – una specie presente anche in Italia – con una età accertata di almeno 41 anni. 

Qual è l’importanza ecologica dei Chirotteri?

I pipistrelli vivono letteralmente in tutti gli ambienti e in tutte le aree geografiche del nostro pianeta, con l’eccezione delle zone polari. Quella loro ampia diffusione, insieme all’alto numero di specie oggi note alla scienza rende difficile riassumere la loro importanza ecologica in poche righe. Le circa 1400 specie oggi conosciute di pipistrelli ricoprono ruoli chiave in moltissimi ecosistemi, soprattutto (ma non solo) legati alla loro ecologia alimentare. La maggior parte delle specie si nutre infatti di insetti, di cui sono voraci predatori, contribuendo in maniera sostanziale a mantenere in equilibrio le popolazioni di specie erbivore o parassite delle piante (e non solo). Oltretutto, questo appetito per gli insetti fa sì che i pipistrelli siano nostri potenti alleati alla lotta agli insetti che danneggiano i nostri prodotti agricoli! Altre specie invece, presenti nelle regioni tropicali e subtropicali del mondo, si nutrono di nettare, polline, frutta o semi, svolgendo il delicato e fondamentale compito di impollinatori e dispersori di semi di numerosissime piante, contribuendo quindi alla rigenerazione di ambienti come le foreste. Anche dopo aver mangiato, i pipistrelli restano fondamentali, ad esempio depositando i loro escrementi all’interno dei rifugi diurni, come le grotte, mantengono il flusso dei nutrienti all’interno degli ambienti sotterranei, mantenendo interi ecosistemi. 

Ci parli delle tue ultime ricerche. Cosa hai scoperto su di loro?

Ultimamente mi sono occupato molto di come i pipistrelli supportino l’ecosistema – forestale e agricolo – nutrendosi di insetti considerati dannosi. Applicando tecniche molecolari all’analisi della dieta, ho verificato – insieme ad un nutrito gruppo di colleghi, studenti e collaboratori – come i pipistrelli che vivono all’interno di due Parchi Nazionali italiani contribuiscano al controllo di insetti dannosi alle colture presenti nelle immediate vicinanze dei Parchi (o al loro interno), andando a sottolineare come la presenza di ambienti naturali ben conservati abbia ricadute positive anche per le attività umane come l’agricoltura.

Quante specie di pipistrelli vivono in Cilento? quali sono le più rare e perché? 

Il Cilento è una grande area ricca di ambienti molto diversificati, e questo si rispecchia anche nella grande varietà di specie di chirotteri presente. Ben 23 specie abitano il Cilento, sfruttando gli ampi ambienti forestali, le zone umide, o le aree urbane e periurbane. Sicuramente le specie più rare sono quelle legate agli ambienti forestali particolarmente ben conservati, come le foreste mature, ricche di alberi vetusti che offrono loro riparo. Tra queste, quelle con il minor numero di segnalazioni e che rappresentano delle priorità di conservazione, sono certamente il Vespertilio di Bechstein (Myotis bechsteinii) ed il Barbastello (Barbastella barbastellus). La loro dipendenza dagli alberi maturi fa sì che entrambe le specie abbiano subìto negativamente la diffusione, a livello europeo ed italiano, di pratiche forestali che limitano la presenza di legno morto e di alberi senescenti, risultando quindi oggi particolarmente rare. 

Cosa possiamo fare a scala globale e locale per tutelarli?

Sicuramente un problema che affligge tutte le specie di pipistrelli è la perdita di habitat, che si esplicita in parole povere con la sostituzione degli ambienti naturali (foreste, paludi, praterie) con altri di origine antropica, attraverso i processi di urbanizzazione ed intensificazione agricola. Evitare che questi processi vadano a colpire aree naturali importanti, anche al di fuori delle aree protette, è una responsabilità di tutti noi.

Recentemente inoltre i pipistrelli non godono di una buona fama, in un’epoca post-pandemia ricca di notizie “bufala” virali, che ha visto la diffusione di molte informazioni sbagliate sul conto di questi animali, con potenziali effetti molto negativi da parte dell’opinione pubblica. Informarsi su fonti autorevoli ed attendibili, e diffondere informazioni corrette sull’importanza di questi animali e su come accettarli e rispettarli è sicuramente un atto che tutti noi possiamo – e dobbiamo! – mettere in pratica per salvaguardare questi nostri fondamentali alleati. 

Foto ©Leonardo Ancillotto

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