Erosione delle spiagge. L’urgenza del litorale nel Cilento, le varie voci di una soluzione

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Erosione delle spiagge. L’urgenza del litorale nel Cilento, le varie voci di una soluzione

In modo preponderante il problema dell’erosione costiera e delle spiagge riguarda la Campania. Ancor di più questo problema riguarda il Cilento dove l’ambito territoriale più colpito è quello che da Pisciotta, disegna la costa fino a Sapri. Un lembo di terra, madre di una natura che ha incastonato lungo il suo percorso preziose bellezze, fino ad  attirare a sé in maniera spontanea molti avventori, divenendo attrazione turistica. Fa dolore guardare inermi la lenta disgregazione di questo profilo naturalistico, diventa impellente una soluzione. Le cause dell’erosione costiera, delle frane e della erosione delle spiagge sono il punto di partenza di un allarme forte che interessa tutti, ma che in questo caso pare percorra tre vie per ottenere delle soluzioni che potrebbero portare a scelte non proprio ortodosse: il dibattito fra i gruppi di studiosi, operatori turistici e politici.  Vero è che questi sono problemi che troveranno soluzioni con l’intervento sovra comunale e che hanno bisogno più che di grandi spinte, di grande attenzione.

Lo spunto di discussione sulle cause di questo dissesto ambientale lo ha dato un convegno tecnico e politico che si è tenuto qualche giorno fa a Marina di Camerota, organizzato da un’associazione culturale e un’associazione di balneari, Alma Llanera e la CAB. Per gli interventi tecnici proposti, rimandiamo i nostri lettori all’articolo/intervista: ambiente e turismo "La minaccia dell’erosione è seria…"del 20 novembre ’09. 

Una prima sommatoria di quanto è stato fatto politicamente ad oggi sul discorso ‘erosione’ si è avuta con l’intervento dei rappresentanti della Regione e della Provincia intervenuti e si può indicare così: Tre milioni di euro sono stati reperiti dalla regione Campania, a dicembre scorso, per la sistemazione del Mingardo durante l’ultimo Accordo di Programma Quadro sottoscritto a Roma; un altro milione e mezzo è stato destinato alla salvaguardia dell’Arco naturale, attraverso l’attuazione di un bando per individuare  i migliori esperti europei; un’intesa istituzionale si sta ottenendo in questi giorni tra la Provincia di Salerno e la Regione Campania per ciò che riguarda il rischio idrogeologico; gli assessorati regionali e l’assessorato provinciale stanno per siglare un accordo istituzionale attraverso un protocollo d’intesa per gli interventi riguardanti tutta la provincia, con un’attenzione particolare per i comuni della costiera amalfitana e del Cilento. Infine, l’assessorato che cura anche gli aspetti attinenti alla protezione civile, sta realizzando una ‘cabina di regia’ in provincia di Salerno per gli aspetti del rischio idrogeologico in queste zone.

Proposte pervengono sul problema dell’erosione. Il punto di vista degli operatori turistici, spinge su soluzioni che devono essere urgenti e collegate ad un territorio che, sebbene abbia le sue peculiarità di fragilità, deve essere considerato come produttore di un’economia che sul turismo balneare poggia le sue basi. Abbozzando una sintesi generica, i discorsi su cui si fondano le richieste degli operatori turistici, degli operatori dei lidi e delle imprese edili, considerano pericoloso protrarre  l’agonia di questo territorio, già colpito dalla crisi economica mondiale, con decisioni tassative, con limiti e divieti, che potrebbero essere posti dal Parco nazionale del Cilento o dalla Soprintendenza, impedendo una crescita turistica ed edilizia dei luoghi soggetti a rischio ambientale.
Le risposte a queste proposte sono state varie, si è evidenziata quella fornita dall’intervento del sindaco di Pisciotta, Cesare Festa, che avendo subìto prima degli altri e con molta imponenza il problema del dissesto idrogeologico sul suo territorio, affina la sua attenzione al problema e invita tutti alla responsabilità:  “Il problema dell’erosione delle spiagge è certamente un serio problema per il turismo, ma è un serissimo problema di più vasta portata perché mette a repentaglio un ecosistema che costituisce un aspetto rilevante dell’habitat naturale dell’uomo. L’aspetto economico è da tener presente, ma c’è un aspetto più complessivo di vivibilità. Al di là dell’intervento di mitigazione costiera, indispensabile, si ha bisogno di un nuovo approccio di tipo culturale e comportamentale, dal quale dovrà scaturire una riduzione dell’antropizzazione dei litorali. Un eccessivo carico di presenza umana determina una delle concause che porta al fenomeno dell’erosione. E’ necessaria una riduzione di una fruizione turistica spesso incontrollata nei villaggi/campeggi tra luglio e agosto che causa problemi per il sistema ambiente. In questi casi, l’ambiente diventa ambiente rapinato. L’erosione delle spiagge è un fenomeno che intacca gravemente un bene economico fondamentale, ma non dobbiamo dimenticare che le spiagge costituiscono una risorsa naturale difficilmente rinnovabile anche con gli interventi di mitigazione del rischio. Dobbiamo preservare quelle poche dune che persistono, è lì che si determina l’accumulo di sabbia che poi naturalmente porta al ripascimento. Le spiagge sono, si, una risorsa economica, ma sono innanzitutto e soprattutto un bene ambientale”.  
Una risposta di altro genere è arrivata dal sindaco di Santa Marina, G, Fortunato, presidente della commissione provinciale Ambiente: “Dobbiamo capire questo territorio quale vocazione economica deve avere. Il turismo è l’unica ricchezza, abbiamo il Parco, l’ambiente. Questo territorio è un elemento importante per lo sviluppo futuro della regione Campania, interesserà tutta l’Italia che fra qualche anno indirizzerà l’economia sull’aspetto ambientale, turistico, archeologico, monumentale e culturale. Quindi noi abbiamo questo grande patrimonio a sud di Salerno, un patrimonio inestimabile. Io penso sia arrivato il momento per queste terre di decollare. Bisogna fare solo sinergia e sintesi. Faccio un appello al presidente del Parco per aiutarci sul problema delle istituzioni inutili: Comunità Montane che sono state la disgrazia di questo territorio, poi un serio problema che abbiamo è la Sovrintendenza, e non è possibile che non si può fare nulla. Perché forse il signorotto di turno che probabilmente ha acquistato una casa sul mare in queste zone vuole che nessuno deve fare più nulla. Vuole la selvaggina intorno. Sembra come se queste zone nostre dovessero diventare delle riserve di caccia. Noi non siamo cinghiali. Quindi è assurdo che la Sovrintendenza blocchi tutto a prescindere. Nel territorio del Parco e delle aree attigue, l’unico ente che deve dare il parere sotto l’aspetto ambientale deve essere il Parco. La sovrintendenza ci sta bloccando l’economia, l’unica fonte nostra deve essere il turismo balneare e di conseguenza l’edilizia. Il Piano casa in queste zone non ha senso. Non ha senso nulla. La Sovrintendenza deve controllare i cimiteri e le chiese e basta".

In merito ad alcuni interessanti dati economici che ci sono pervenuti da Bari durante la fiera dei parchi  del mediterraneo, ‘Mediterre’, il giornaledelcilento.it ha chiesto conferma al presidente del Parco del Cilento.

Presidente i dati parlano di un turismo sostenibile che è di 15 milioni di visitatori l’anno, pari a 9 miliardi di euro, con un indotto lavorativo di 80mila persone.
Troiano: “Parliamo di  turismo sostenibile nelle aree protette: ci sono 40 milioni di visitatori l’anno questi sono i dati reali –fonte Fedeltà- ”
Non era il caso, durante il convegno, di divulgare questi dati importanti, di parlare della biodiversità e di far capire cosa significa economicamente il turismo alternativo?
“Oggi mi sono soffermato solo a parlare su quanto era in tema. E gli argomenti vanno un po’ in contrasto, perché se si vuole l’allargamento della spiaggia e si vuole aumentarne la capacità significa che non si vuole fare un turismo sostenibile, ma si vuole fare un turismo di altro genere. Stiamo parlando di Cala del Cefalo che è un’area SIC zps (zona a protezione speciale) cioè di grande valenza naturalistica,  su cui sono state messe le passerelle per difendere la duna costiera, per la quale il parco metterà dei cartelli esplicativi a protezione ulteriore, per far capire alle persone che arrivano, quanto è importante quell’area che vengono a godersi d’estate, e che non è come se fosse la spiaggia di Rimini. Qui c’è il fenomeno della duna costiera con tutte le specie vegetali che vivono  e mantengono le dune costiere, e che rappresentano, come anche la foce del Mingardo ed altre zone che ci sono qua , un Sito di Interesse Comunitario (SIC), il che significa  che quei pezzi di territorio hanno una valenza da un punto di vista ambientale e naturalistica da proteggere, unica in Europa.
In quelle aree, l’uomo non ci potrebbe proprio stare.
Bisognerà conciliare, e questa è la sfida che stiamo facendo con un piano di gestione apposito, la presenza dell’uomo con la protezione, poiché lo sviluppo del territorio è il turismo, è l’occupazione. Bisogna fare le due cose insieme: proteggere l’ambiente, la natura e far capire agli operatori turistici e a chi viene a godere di queste bellezze, il privilegio assoluto che hanno a prendere il sole o a bagnarsi nelle acque di Cala del Cefalo.

Lei pensa che la politica deve dare una indicazione, per esempio riducendo la presenza dei lidi?
Non credo. Qui bisogna puntare sulla qualità, bisogna catturare un tipo di turismo che possa venire e sopperire la quantità con la qualità. La qualità significa la riduzione del carico antropico.
Durante il convegno, non a caso, ho citato il compianto comandante Tartuffo, perché lui ha dimostrato come si può fare qualità e turismo e anche profitto.

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