Cilento e Vallo di Diano: i canali aggiuntivi Rai non si vedono. E arrivano tempi duri per le emittenti locali

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Cilento e Vallo di Diano: i canali aggiuntivi Rai non si vedono. E arrivano tempi duri per le emittenti locali

Come ampiamente previsto da numerosi addetti ai lavori, oltre che dai professionisti della diffidenza, in Campania il passaggio dall’analogico alla tecnologia del digitale terrestre ha comportato diversi disservizi. Come successo nelle altre regioni già interessate dallo switch-off, il cambiamento televisivo è stato caratterizzato da casi di ricezione "difficoltosa" e da casi di ricezione praticamente assente, soprattutto per ciò che riguarda alcuni canali aggiuntivi che avrebbero dovuto rappresentare l’oggettivazione del tanto sbandierato nuovo pluralismo televisivo. Cioè: era stato raccontato alla gente che con il digitale si sarebbero visti molti più canali e che, per questo motivo, sarebbe venuto meno quel duopolio che l’Unione Europea ha più volte riconosciuto essere illegittimo, poichè in contrasto col principio della libera concorrenza e del pluralismo. Molti canali in più, molta più scelta, vengono meno le storiche "posizioni dominanti". Ma questo, in realtà, era già falso in partenza, poichè i canali aggiuntivi "liberi" sono prevalentemente canali aggiuntivi della Rai e di Mediaset. Ed è ancora più falso alla luce della prova empirica, susseguente allo switch-off, ormai avvenuta in diverse zone d’Italia e, in particolare, nel Cilento e nel Vallo di Diano. In tali territori, infatti, soprattutto nel Vallo di Diano, a fronte dell’offerta Rai che prevede, oltre ai tre canali "tradizionali", altri come Rai 4, Rai Sport, Rai Storia, Rai Notizie 24, Rai Gulp, si vedono solo i soliti Rai Uno, Rai Due e Rai Tre; i soli fortunati sono quei pochi che, come gli abitanti di Caggiano, ricevono il segnale dai trasmettitori situati sul Monte Faito.

Pare che la fonte del problema non sia la conformazione territoriale e la possibile incidenza dei cosiddetti "coni d’ombra", ma addirittura la mancanza dei mux, i multiplexer; questi sono quei dispositivi che fanno si che il segnale dei canali aggiuntivi si possa diffondere. Ebbene, questi aggeggi non sono ancora stati istallati nei siti ove sono posizionati i trasmettitori televisivi.

Sono giunte numerosissime richieste di spiegazioni, da parte degli utenti, alla Rai Way, la società che gestisce la diffusione del segnale Rai; le risposte fornite risultano vaghe e poco rassicuranti. Ci si limita a dire che i mux verranno istallati, ma non si sa bene quando. Addirittura che chi paventa un ritardo di un anno, per quanto concerne la ricezione dei canali aggiuntivi della Rai.

Alla luce di clamorosi disservizi come questo, considerando pure i tanti problemi segnalati in tutta Italia riguardo agli episodi di immagini a "macchia di leopardo", di voci metalliche, di pochi canali aggiuntivi effettivamente ricevibili rispetto ai tanti promessi e previsti alla vigilia, allo stato attuale sembra proprio che la corsa al digitale abbia provocato più danni che benefici ai cittadini. Con una spesa media di una trentina di euro per ogni decoder. Modello base, ovviamente.

Considerando la questione del passaggio al digitale terrestre attraverso l’opinione di tanti addetti ai lavori, si deve tener presente che la nuova tecnologia è in realtà già vecchia e obsoleta, poichè il fulcro del vero sviluppo tecnologico del settore è la trasmissione in HD, cioè in alta definizione, già ampiamente presente sul satellite e per le trasmissioni delle web-tv, e in costante progresso qualitativo. E poi: il sistema digitale adottato è il dvb- t; peccato che esista già un sistema più evoluto e affidabile, denominato dvb-T2. E ancora: secondo alcuni tecnici un altro problema è il fatto che è stata adottata la tecnica della singola frequenza assegnata per ogni emittente. Questo comporta la necessità di sincronizzare i ripetitori che saranno costretti a trasmettere in isofrequenza, per evitare autointerferenze che causerebbero l’assenza di segnale nelle zone dove arrivano i segnali di più ripetitori.

Per ciò che riguarda il Golfo di Policastro, pare ci siano altri possibili inghippi: poichè la Calabria e la Sicilia passeranno al digitale nel 2012, i loro segnali analogici continueranno ad arrivare nel Golfo di Policastro e potrebbero generare interferenze, in particolar modo durante il periodo estivo.

Altra questione calda è quella delle emittenti locali. La numerazione sul decoder non èstata assegnata a nessuna emittente e ciò potrebbe generare conflitti di attribuzione: nel caso ci siano due emittenti, di cui una nazionale e una locale, che si contendono la stessa numerazione, l’utente con ogni probabilità sceglierà quella nazionale, per l’offerta superiore che può garantire. In tal modo l’emittente "scartata", probabilmente quella locale, finisce alla fine della lista dei canali del decoder; dunque, in seguito, non sarà di certo impresa facile e automatica la ricerca di questo canale, che perderà visibilità. Questo meccanismo potrebbe creare un’ulteriore squilibrio, accentuando la posizione dominante di pochi soggetti nazionali e rendendo ancor più precaria e difficile la sopravvivenza mediatica di tante emittenti minori, soprattutto locali, che vedranno diminuire il proprio fatturato pubblicitario, che si concentrerebbe ancor più sulle grosse emittenti nazionali.

Nel territorio del Cilento e del Vallo di Diano, a tutt’oggi, in diverse zone, i cittadini non ricevono nessuno dei canali locali che operano e trasmettono nel salernitano.

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