Signorini in tv: «Italia ferma a Eboli». Poi chiama il sindaco e chiede scusa: «Nessuna offesa»

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Signorini in tv: «Italia ferma a Eboli». Poi chiama il sindaco e chiede scusa: «Nessuna offesa»

Il sindaco di Eboli, Massimo Cariello, ha indirizzato una lettera ai responsabili redazionali di Mediaset, in seguito ad una frase pronunciata dal giornalista Alfonso Signorini in occasione della terza puntata dello show ‘Grande Fratello Vip’ su Canale 5. Signorini avrebbe infatti affermato: «’Guardando allo spaccato di questa casa ci sembra di assistere ad una Italia ferma ad Eboli, un’Italia arretrata». Successivamente, Cariello ha pubblicato l’esito della vicenda sul proprio profilo social, spiegando di essere stato contattato telefonicamente da Alfonso Signorini, quest’ultimo sembra aver posto le sue scuse al sindaco e a tutti gli ebolitani in merito alla frase. «La telefonata di Alfonso Signorini – scrive Cariello –  è la testimonianza di quanto avessi fatto bene a evidenziare l’accaduto per una frase che certamente non era stata detta con intenzione, anzi, ma che allo stesso modo poteva provocare falsi messaggi e false interpretazioni della realtà. Signorini poteva sorvolare sulla cosa, invece ha percepito quanto fosse legittima la protesta degli ebolitani ed ha voluto scusarsi per quella che è sostanzialmente una gaffe, più che un errore. Credo – continua –  di poter dire che Signorini ha anche apprezzato quanto la mia lettera andasse nel senso di difendere la città, il suo territorio e soprattutto la storia della nostra comunità e la sua telefonata ne è la dimostrazione più concreta. Siamo certi che – aggiunge in conclusione –  una volta che sarà tra di noi, Alfonso Signorini apprezzerà ancora di più la nostra città».

Di seguito invece, pubblicata sempre dal sindaco, la telefonata con Signorini. Cariello ha infatti riportato quanto detto al telefono dal giornalista: «Mi scuso con lei e con tutti gli ebolitani per una frase che ho detto, ma che non ha reso giustizia a quanto effettivamente pensavo. La mia intenzione era sia di indicare la città di Eboli quale avamposto di civiltà, sia di denunciare uno stato di arretratezza delle aree dopo Eboli in un determinato periodo storico del passato, come la letteratura e la storia ci hanno insegnato. Nessuna offesa, e non solo ad Eboli, era nelle mie intenzioni, anche perché la mia storia personale dice chiaramente quanto io sia legato al Sud. Approfitto del suo cortese invito per dirle che appena mi sarà possibile ho intenzione di visitare la sua città, che in ogni caso conosco già ed amo».

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