«Sono il figlio di» spaventava vittime con bombe carta e incendi ai locali, arrestato 29enne

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«Sono il figlio di» spaventava vittime con bombe carta e incendi ai locali, arrestato 29enne

Una capacità intimidatoria che gli faceva ottenere il prezzo dell’estorsione richiesto, sfruttando «la notorietà criminale» del padre. Un dettaglio che emerge dalle indagini, condotte dal Nucleo operativo radiomobile della compagnia di Agropoli, che hanno portato stamattina all’arresto di Giancarlo Rossi, 29enne,  ritenuto responsabile dei reati di tentata estorsione, danneggiamento seguito da incendio e detenzione e porto abusivo di materiale esplodente, il tutto aggravato dal metodo mafioso. I militari lo hanno arrestato su provvedimento del Gip del tribunale di Salerno. Le indagini, condotte dal Nor e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno-DDA, hanno avuto inizio dopo tre attentati incendiari perpetrati tra il settembre e l’ottobre del 2014 ai danni di un autolavaggio in località Licinella di Capaccio Paestum. In quelle circostanze furono fatti esplodere degli ordigni rudimentali nelle immediate vicinanze della citata attività commerciale, creando gravi danni alla struttura e una significativa ripercussione negativa sull’andamento dell’esercizio.

Le investigazioni, nel corso delle quali le vittime dei danneggiamenti hanno collaborato denunciando gli episodi e fornendo utili indizi per l’individuazione del colpevole, hanno consentito di «documentare la piena responsabilità di Rossi quale esecutore degli attentati incendiari patiti dalle vittime, con un danno arrecato pari a circa 70.000 euro», «accertare il movente dell’escalation criminale, individuato nel rifiuto – nonostante le gravi e reiterate minacce fisiche e verbali patite – opposto all’indagato dalla vittima riguardo la consegna di un’ingente somma di danaro, indebitamente pretesa dal Rossi, minacciando altrimenti di bruciare l’autolavaggio, come poi effettivamente accaduto»; «ricostruire le dinamiche degli episodi incendiari, mediante l’analisi delle diverse tipologie di ordigni utilizzati dall’autore (taniche contenenti carburante munite di innesco nel primo caso, “bombe carta” nelle ulteriori due occasioni) e delle immagini estrapolate dalle videocamere di sorveglianza, risultanze confermate dalla comparazione degli elementi raccolti con le attività tradizionali e tecniche intraprese»; «delineare la particolare capacità intimidatoria del Rossi, finalizzata a ottenere il prezzo dell’estorsione richiesto, ben evidenziata per la violenza, la ripetitività e la platealità delle azioni criminose poste in essere e corroborato dalla notorietà locale dello spessore criminale della famiglia Rossi, dovuta alla pregressa condanna del padre Umberto Rossi per il reato di cui all’art.416 bis c.p., fattore sfruttato dal giovane indagato per intimidire le vittime e favorire in loro uno stato di assoggettamento e di omertà».

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