Violenza su donne, centro Aretusa: oltre 400 richieste d’aiuto in 5 anni

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Violenza su donne, centro Aretusa: oltre 400 richieste d’aiuto in 5 anni

Da agosto 2016 ad ottobre 2021, da quando il centro antiviolenza Aretusa è sorto nel Vallo di Diano a oggi, sono state circa 400 le richieste di aiuto. I dati mostrano un incremento crescente delle donne accolte ogni anno a dimostrazione del progressivo radicamento del centro sul territorio e del lavoro svolto in maniera costante nel favorire l’emersione della violenza maschile sulle donne, nel favorire la consapevolezza da parte delle donne e garantire la possibilità di potersi rivolgere in un luogo accogliente, con operatrici specializzate, che libere da ogni stereotipo e pregiudizio accolgono le donne che arrivano con reperibilità h24, con un numero verde a disposizione. L’incremento è stato costante e crescente ed è evidente in quanto il numero di donne accolte nel 2020 è il doppio di quelle accolte nel 2017.

Le operatrici sono esperte di violenza maschile contro le donne e in grado di fare in ogni momento valutazione del rischio di recidiva della violenza e soprattutto in grado di gestire tale rischio in una collaborazione costante anche con l intera rete. Le violenze riportate sono molteplici e ovviamente spesso compresenti proprio ad indicare la presenza di maltrattamenti in famiglia che ha spinto una donna su 3 a depositare formale denuncia querela. Moltissime donne hanno figli che hanno assistito o vissuto violenze e di questi 278 sono minorenni e 150 maggiorenni.

Circa il 85 % delle donne accolte è residente nei 19 Comuni del Vallo di Diano Tanagro e Alburni, il restante 15% delle donne che hanno richiesto aiuto ha residenza in altri comuni limitrofi e di regioni limitrofe alla nostra. «A dimostrazione – sottolinea la referente Katia Pafundi – di quanto il Centro stia diventando sempre punto di riferimento specifico e abbia garantito, attivando diversi canali di comunicazione, accoglienza sempre soprattutto nel periodo del lockdown in cui molti servizi e molti centri non hanno potuto svolgere le diverse attività».

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