Marina di Camerota ricorda le donne vittime del mare e del lavoro nel rito delle ‘Strambaie’

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Marina di Camerota ricorda le donne vittime del mare e del lavoro nel rito delle ‘Strambaie’

Oggi si chiamerebbero morti sul lavoro. Ieri erano vittime della miseria. Ed erano donne.
In mano a quelle donne gravava l’economia di intere famiglie, il peso di una comunità. Si alzavano di buon mattino, anche alle 2 di notte per trovarsi all’alba sui promontori che cadono a strapiombo sul mare.
E’ l’ora della mietitura. Ma non del grano, di cui quasi non c’è traccia tra le rocce e la terra rossa del basso Cilento, ma di quell’erba filiforme denominata “spartea”, con la quale venivano intrecciate lunghissime corde indispensabili agli allevamenti di acquacoltura di Taranto,dove fin da allora si producevano le cozze. Quelle donne avevano portato a termine la fatica quotidiana e di erba ne avevano raccolta talmente tanta che il piccolo gozzo non riusciva a contenerla. Quel gozzo le avrebbe dovute ricondurre a casa, in quello che era il piccolo borgo marino di Marina di Camerota. Ma metà di quell’equipaggio non vide più le proprie famiglie. Era il primo giugno del 1867 c’erano 20 strambaie sulla piccola imbarcazione quel giorno. Dodici di loro persero la vita, insieme a due giovani marinai. 
Carico di gente e di erba il gozzo inabissò nelle stesse acque dove perse la vita Palinuro, il nocchiero di Enea, innamorato e invaghito della giovane Kamaraton. Non ebbero la stessa gloria e non finirono sulle pagine mitologiche che hanno fatto il giro del mondo quelle povere donne che, per aiutarsi l’una con l’altra, finirono per perdere la vita in fondo al mare. Ma c’è chi oggi vuole tenere alta quella memoria con l’umiltà che caratterizza queste genti di mare. A commemorare il ricordo, ogni anno, Domenica Troccoli ripercorre in barca quel pezzo di mare con a seguito altre donne e discendenti di quelle fanciulle del secolo scorso. Si rinnova così, con una preghiera di mare e con i canti di una antica tradizione, il ricordo della “tragedia delle strambaie”. Filomena Giordano (29 anni), Vincenza Giordano (22 anni), Carmela D’Andrea (32 anni), Grazia D’Andrea (27 anni), Vincenza D’Andrea (20 anni), Maria Giovanna Di Luca (16 anni), Filomena Romano (19 anni), Rosa Martuscello (19 anni), Angela Maria Romani (15anni), Maria Mazzeo (13 anni), Caterina Saturno (27 anni), Filomena Ottati (24 anni), Sabato di Maio (22 anni), Ciro Giordano (22 anni). Questi i nomi, scanditi uno ad uno nei versi della commovente poesia “La varca affonna! Aiutace Maronna” di Giuseppe Liuccio. Questi i nomi impressi sulla lapide che campeggia silenziosa sul Porto di Marina di Camerota guardando a quel mare che custodisce gelosamente questa storia. Questi i nomi commemorati nel rituale che ogni anno si rinnova grazie a Domenica Troccoli per tenere vivo il ricordo delle vittime della tragedia delle strambaie. Questi i nomi cantati nelle nenie delle preghiere di mare.

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