Terra dei fuochi Cilento, prima udienza processo Chernobyl. Pm Lembo: «Piana del Sele a rischio»

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Terra dei fuochi Cilento, prima udienza processo Chernobyl. Pm Lembo: «Piana del Sele a rischio»

Giovedì 5 dicembre alle ore 9.30 nel tribunale di Salerno si terrà la prima udienza del processo ‘Chernobyl’, la ‘Terra dei fuochi’ del Cilento e Vallo di Diano. Una vicenda che vede imputate 39 persone per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti ambientali inerenti il traffico di rifiuti speciali, il danneggiamento aggravato, la gestione illecita di rifiuti inquinanti dispersi nell’ambiente, il disastro ambientale, falso e truffa aggravata ai danni di enti pubblici. Una data da ricordare e per chi può da segnare nella propria agenda come appuntamento al quale non poter mancare.

Vallo di Diano L’inchiesta, che è stata condotta negli anni che vanno dal 2006 al 2009, dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, ha portato alla luce, tra le altre cose, sversamenti di rifiuti tossici che sarebbero stati effettuati in alcuni terreni agricoli dei comuni di Sant’Arsenio, in località Sanizzi, a Teggiano in località Buco Vecchio, a San Pietro al Tanagro in località Tempa Cardone e a San Rufo in località Via Larga. Una questione che riguarda da vicino tutti i cittadini del Vallo di Diano, che ormai da alcuni anni attendendo di conoscere la verità su una vicenda che da molti, troppi, è considerata un argomento tabù da non affrontare ed approfondire. L’appello delle associazioni attive in materia di difesa ambientale del  territorio è rivolto a tutti i cittadini del Vallo di Diano: «Partecipate, giovedì, alla prima udienza del processo Chernobyl». In rete è stato postato anche un video (in fondo alla pagina) che invita alla partecipazione e alla collaborazione.

Piana del Sele E’ Corrado Lembo, il procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, il magistrato che ha visto passare sulla sua scrivania i crimini della ‘Terra dei Fuochi’, quelli di ‘Chernobyl’ e quelli dei Casalesi. Il pm non ha dubbi: «I controlli ambientali vanno fatti anche nella Piana del Sele». L’intervista, che pubblichiamo di seguito integralmente, è stata rilasciata a Ornella Trotta del Corriere del Mezzogiorno.

Procuratore, perchè lei insiste sulla necessità di questi controlli?
«Occorre mappare l’intero territorio e verificare se è interessato da fenomeni di inquinamento superficiale, sotterraneo o aereo».

Anche parte della provincia di Salerno entra in questo discorso?
«Naturalmente. In provincia di Caserta abbiamo inaugurato un metodo nuovo di rilevamento, non soltanto dal basso, portati per mano dai vari denuncianti, ma dall’alto attraverso indagini spettrografiche, magnetometriche, attraverso rilevamenti effettuati con apposite apparecchiature posizionate su mezzi aerei, anche su droni. Siamo in grado di individuare, grosso modo, le maggiori criticità ambientali per esempio l’esistenza di depositi ferrosi che non dovrebbero essere interessati da questo tipo di depositi e lì attivare i controlli. I territori sono così estesi, non è immaginabile effettuare da terra tutti i rilevamenti necessari».

Quindi potrebbe esserci delle aree interessate anche nel nostro territorio?
«Tutte le piane, anche le montagne possono essere interessate dalla difesa ambientale, anzi più belle sono, più dovremmo essere impegnati a tutelarne la bellezza e l’integrità. I monti Casertani ai tempi della mitologia greca si diceva che erano abitati da Diana. Ora sono stati completamente sventrati. Si parla di rapina ambientale».

Quanto sono servite le rivelazioni del pentito Schiavone?
«Ha fatto una serie di dichiarazioni che riguardano tanti ambiti di interesse della magistratura inquirente, sono stati ampiamente arati ed esplorati quando è stato necessario. Sono stati riscontrati alcuni fatti, altri, probabilmente, non sono stati esplorati nella maniera più completa, e oggi si provvede a questo. Si dovrà provvedere ad una mappa completa di tutte le criticità ambientali nelle aree di cui ha parlato anche Schiavone, non soltanto Schiavone. Il problema non è quello di correre dietro alle dichiarazioni dei pentiti, è quello di avere un programma di rilevazione delle criticità ambientali fondato su metodi scientifici».

C’è allarme anche sui prodotti agricoli?
«Su questo bisogna essere molto rigorosi, il problema dell’accertamento delle criticità ambientali va di pari passi con il problema della salubrità alimentare. Bisogna essere estremamente rigorosi, il bene della salute va tutelato comunque senza sconti per nessuno. Bisogna però evitare inutili allarmismi, ma dove si individua una criticità ci sono due alternative: bonificare o perimetrare le aree e impedire che su queste si possano esercitare l’agricoltura o comunque altre attività connesse al ciclo alimentare».

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