Angelo Vassallo e il Cilento che non c’è più
| di Luigi MartinoDi Luigi Martino
Cilento orfano del suo condottiero. Cilento avvilito e martoriato. Cilento additato. Cilento senza Angelo Vassallo. Cilento ora pieno di quelli che «vogliono mangiarsi il Cilento». Sono passati esattamente due anni. Era domenica cinque settembre. Nel comune di Pollica, ad Acciaroli, dei bossoli interruppero il rumore del mare. Uno squarcio nel cielo. Il sindaco pescatore venne trucidato. Il sediolino della propria automobile divenne rosso di sangue. Angelo stava rientrando a casa. I proiettili di una calibro 9 cambiarono da quel giorno l’intero Cilento. Attualmente i killer non sono stati ancora scovati. Del mattino seguente solo un ricordo sbiadito di un mazzo di fiori poggiato sul lato sinistro della careggiata e la notizia che subito fece il giro del web:«Vassallo ucciso dalla camorra».
Angelo Vassallo non era semplicemente un bravo amministratore amato dai suoi concittadini, era un uomo che aveva scelto di dedicare la sua esistenza alla sua meravigliosa terra, consapevole della miriade di contraddizioni della quale essa è afflitta ma, proprio per questo, con quella filosofia tipica degli uomini del mare, con temerarietà e profondo spirito libero. Un sindaco che prima di essere nominato tale dalla gente con la quale era cresciuto, aveva calcato i mari, cucito le reti e portato addosso l’odore del pesce azzurro per giorni. Per lui Pollica era tutto. Era molto di più che il piccolo borgo cilentano. Pollica era da difendere, da mantenere pulita, da migliorare. Pollica si distingueva dalle altre località e i residenti consapevoli ringraziavano Angelo ogni giorno.
La stampa dopo la morte ha riportato vari aneddoti e frasi pronunciate da Angelo prima di essere vittima dell’agguato. «Questi vogliono mangiarsi il Cilento», ricordo di aver letto su Repubblica il sei settembre. Angelo lo avevo confidato ad un assessore. Angelo parlava di clan, lottava sperando che non intrecciassero le proprie maglie lì, a Pollica. Ma, la mala vita, c’è lo stesso e nel Cilento comincia ad espandere le proprie radici, a conquistare sempre di più territori. Vassallo era un uomo del sud, un amante delle cose sane, pulite. Era testardo, deciso e soprattutto consapevole di vivere in un posto dove le cose buone si confondono con quelle cattive. Amava i cani e con loro trascorreva gran parte delle giornate. Aveva fatto si che il porto di Acciaroli diventasse il simbolo del paese, perfetto per un sindaco pescatore come lui. Proprio quel porticciolo rimodernato e rilanciato era al centro delle indagini dell’Antimafia salernitana sia per le gare d’appalto, sia per lo spaccio di droga che imbrattava quella bandiera blu assegnata al mare di Acciaroli, di cui Angelo andava così fiero. La storia di Angelo Vassallo ha travolto l’Europa. E’ giunta in Parlamento. La storia di Angelo è sempre presente ai dibattiti di legalità. Portata come esempio nelle scuole. La storia di Angelo ha fatto innamorare Bologna che attualmente è gemellata con Pollica. Ad Angelo sono stati intitolati larghi, porti, strade e monumenti. Angelo è diventato un esempio di vita, una figura da imitare.
Nei giorni successivi la morte di Vassallo vennero affissi grandi manifesti in bianco e nero lungo la statale che da Casalvelino porta ad Acciaroli. Ricordo che il volto di Vassallo era riprodotto in dimensioni grandi. Sotto la scritta «Ciao Angelo, eroe del Cilento». Ma, come ricordato da Biagio Simonetta, anche io subito mi domandai: ma perchè hanno usato la parola eroe? Gli eroi sono quelli che poi alla fine muoiono, invece lui aveva una gran voglia di vivere. Mi capita spesso di leggere questa parola «eroe» accostata ad Angelo Vassallo. Ogni volta mi fermo, lo penso e lo immagino seduto al porto di Acciaroli con il giornale in mano che si fa una risata per l’aggettivo che gli è stato attribuito. Il sindaco divenuto simbolo vorrebbe solo conoscere i profili dei killer che lo hanno trucidato. Ciò ancora non è possibile, intanto si sente sempre di più parlare di camorra nel Cilento, proprio quello che Angelo voleva evitare.
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