Camerota, gli scogli di ‘don Olindo’ «usati» dai politici e ora dimenticati

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Camerota, gli scogli di ‘don Olindo’ «usati» dai politici e ora dimenticati

Gli scogli di ‘don Olindo’, un angolo di mare tanto amato dai residenti di Camerota. Si tratta di un parco-giochi per i più piccini di via Punta, ma di una vera oasi di benessere per le anziane del posto. Lì, in estate, i residenti trascorrevano ore e ore di mare a pochi passi da casa, lontani però  da pensieri e stress domestici. Un ritrovo per i giovani che ogni pomeriggio popolavano quelle piattaforme naturali e la ‘conca’ senza darsi mai un preciso appuntamento. Chi cresce a Marina ha sempre saputo che laggiù c’è sempre qualcuno che ti fa compagnia mentre con la maschera cerchi polpi e patelle, mentre prendi il sole, mentre ti tuffi e mentre ti godi quello spettacolo naturale tra il porto e la Calanca.

Qualche anno fa, però, qualcuno ha deciso di impiantare un cancello di ferro sulla gradinata che porta agli scogli di ‘don Olindo’. Fermi un attimo: gli scogli non sono dei Mariosa, familiari di quel gentiluomo dall’animo nobile e generoso che, proveniente da altre terre, decise di costruire casa a Camerota. Il nome ‘gli scogli di Mariosa’ è stato scelto dalla gente di Camerota, quando molte generazioni che hanno popolato la scogliera ancora non erano in vita. Negli anni ’70 uno degli anziani di Marina, per stima e rispetto verso l’uomo che era riuscito ad entrare nel cuore della gente del luogo, decise di dare il nome di ‘don Olindo’ a quel posto. Quel signore non ostentava ricchezze, pur essendo un nobiluomo. Questo la gente lo avvertiva, ‘Don Aulindo’ sapeva che quello scoglio non era il suo, ma era fiero dell’omaggio che gli era stato fatto e identificava la sua casa nel suo scoglio: sotto a ‘don Aulindo’, ‘i scuogl’ i don Aulindo’. Erano periodi dove i ricchi decidevano, e nessuno si schierava contro di loro e le loro decisioni. Avrebbe potuto mettere il cancello, addirittura recintarlo, chi l’avrebbe fermato? Nessuno si sarebbe opposto ad una tale decisione, ma non lo fece.

Ora, però, un cancello tiene alla larga i ragazzini di via Punta, le loro mamme e le loro nonne. Tiene lontani persino quanti sono in possesso delle chiavi per aprirlo. Perchè un cancello, si sa, respinge, ostacola, crea barriere. Quando il cancello fu installato Mario Scarpitta e Antonio Romano, risposero a una intervista su questa testata, ci sono sul web delle foto che li ritraggono vicino al cancello come in segno di protesta. Stiamo parlando dell’aprile del 2010. Nei giorni successivi si scatenò la polemica: su Facebook alcuni proprietari della residenza Mariosa commentarono le gesta dei politici di turno e minacciarono anche di agire in maniera legale se gli animi non si fossero placati. In redazione sono arrivate diverse comunicazioni alcune di cittadini indignati, altre di politici che promettevano la risoluzione tempestiva di quello che ormai era diventato un caso. Romano, uscito sconfitto dalle elezioni che premiarono il sindaco Bortone, dichiarò: «Esiste un precedente di condanna in favore del libero accesso al mare. Le autorità intervengano. Subito un comitato cittadino e mi fa specie il silenzio di Guzzo (all’epoca assessore al Demanio)». Ferdinando Schettino, autore come lui spesso ha spiegato più volte dell’installazione del cancello ha scritto sul proprio social network: «Approvata la mozione per la rimozione del cancello? Qualcuno si farà male…e quelli che non sono graditi non entreranno». Sono state pubblicate sentenze a favore dell’interesse pubblico su questo quotidiano, come sono state pubblicate le dichiarazioni di tanti politici che non hanno mai trovato o cercato la soluzione definitiva del caso e abbattuto quel cancello che intrappola ricordi di una vita di centinaia di persone di Marina di Camerota. Qualcuno trovò una strada alternativa, un cancello sul lungomare che con tragitto di poco più lungo conduceva agli scogli di ‘don Olindo’. Quel cancello, quasi mai utilizzato, è stato anch’esso chiuso e saldato. Nemmeno da lì si possono raggiungere più gli scogli. Ma nessuno sembra saper nulla.

Sarà che qualcuno ha utilizzato la storia degli scogli di ‘don Olindo’ solo per accaparrare consensi elettorali? Sarà che qualcun altro si è fatto vedere interessato per cercare di mettere il bastone tra le ruote dell’avversario? Sarà che la gente è stata raggirata e ora dimenticata? Sarà che si è tutti più inclini ad accettare che il mare diventi una piscina privata piuttosto che impegnarsi per restituirlo all’interesse pubblico? Sarà infine che questo interesse pubblico lo si pieghi da un lato e dall’altro per scalfirlo a vantaggio di chi è di turno, coprendolo poi di disinteresse civico, incapacità politica e forse anche giudiziaria?

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