Caso petrolio Vallo di Diano, in una lettera aperta l’allarme del geologo Franco Ortolani: «In un ambiente geologico ricco di acqua pregiata l’unica risposta è dire NO»

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Caso petrolio Vallo di Diano, in una lettera aperta l’allarme del geologo Franco Ortolani: «In un ambiente geologico ricco di acqua pregiata l’unica risposta è dire NO»

Una nuova decisa mobilitazione. A distanza di un anno si ripropone lo stesso scenario, lo stesso botta e risposta tra favorevoli e contrari alle possibili indagini esplorative, gli stessi appelli di scienziati che intravedono in questa eventualità concreti danni ambientali. In una lettera aperta l’appello deciso di Franco Ortolani ordinario di Geologia presso l’università Federico II di Napoli che evidenzia uno scenario di etrema criticità.   

La lettera: «I Governatori delle due regioni confinanti – Campania e Basilicata – sapranno che sull’ultimo Bollettino degli Idrocarburi e delle Georisorse del 31 Marzo 2013 si fa riferimento all’istanza di permesso di ricerca avanzata dall’Appennine Energy, denominata ‘Tardiano’, estesa su 212,4 Kmq situata per 140,18 Kmq in Basilicata e per 72,22 Kmq in Campania, in continuità geografica delle istanze dei permessi di ricerca ‘Monte Cavallo’ della Shell e della Concessione Eni/Shell ‘Val d’Agri’. Essa riguarda 10 comuni (8 in Basilicata e 2 in Campania): Grumento Nova, Lagonegro, Moliterno, Sarconi, Tramutola, Castelsaraceno, Spinoso, Lauria, Casalbuono, Montesano sulla Marcellana. L’istanza è stata presentata al Ministero dello Sviluppo Economico il 28 febbraio 2013 e dovrà ora essere esaminata dal CIRM per proseguire il suo iter successivo presso le Regioni Basilicata e Campania. Le due Regioni interessate si troveranno a doversi pronunciare sulla nuova istanza di permesso che interessa un territorio con le medesime caratteristiche: costituisce il cuore dei serbatoi idrogeologici di importanza eccezionale e nazionale che interessano il Vallo di Diano e l’alta val d’Agri in un’area caratterizzata dalla presenza di vari bacini chiusi endoreici dove l’acqua di ruscellamento viene assorbita in alcuni inghiottitoi, apertisi nelle rocce calcaree, che fanno defluire l’acqua per via sotterranea sia verso la Campania che la Basilicata dove si trovano sorgenti di acqua potabile e notevole portata tra cui le acque minerali di Montesano sulla Marcellana. Lo stesso nome del permesso di ricerca è il nome del grande bacino endoreico che caratterizza la zona di spartiacque, drenato da due inghiottitoi dove si infiltra l’acqua di ruscellamento per andare ad alimentare le falde sotterranee. Le rocce affioranti sono quasi esclusivamente costituite da calcari e dolomie molto fratturate e carsificate che rappresentano l’acquifero che ospita le falde sotterranee. Gli inghiottitoi che drenano il bacino chiuso di Tardiano e Spigno contribuiscono all’alimentazione, rispettivamente, delle sorgenti del Rio Cavolo ubicate nel bacino del fiume Agri e delle sorgenti minerali di Montesano. Complessivamente nell’area del permesso Tardiano vi sono circa 4000 ettari di bacini endoreici, quasi tutti in Campania. Si tratta di un patrimonio idrico di insostituibile importanza per l’assetto socio-economico delle due regioni e della Puglia: è un patrimonio di importanza nazionale che, nel periodo attuale di cambiamento climatico, deve essere assolutamente tutelato dall’inquinamento che, è noto, può derivare dalle attività petrolifere ubicate in territori sensibili come quelli caratterizzati dall’affioramento di rocce molto permeabili e dalla presenza di ingenti volumi di acque potabili sotterrane e di acque superficiali comunque usate per la potabilizzazione e l’irrigazione. E si deve sempre ricordare che si tratta di un territorio interregionale che è già stato accomunato dal disastroso terremoto del 1857. Mi permetto di sottolineare – scrive Ortolani – che i dati scientifici ufficiali devono essere considerati come escludenti per qualsiasi attività petrolifera nel territorio compreso tra il permesso Tardiano e Monte Cavallo. In un ambiente geologico delicato e ricco di acqua pregiata come quello dei citati permessi vi è una assoluta incompatibilità tra attività petrolifere e conservazione della risorsa idrica di importanza strategica nazionale. Sono convinto che l’unica risposta che le regioni interessate dai permessi possono responsabilmente concedere è negare il consenso ad eseguire attività di ricerca petrolifera in quanto un pozzo sia pure esplorativo non potrà mai essere eseguito!
Del resto il governatore De Filippo recentemente in un convegno a Calitri ha dichiarato: basta petrolio al sud. «Il piano di Passera va fermato». Cancellare la strategia energetica nazionale dei Passera e degli Scajola, aggiornandola con un piano che sappia garantire il fabbisogno del Paese in maniera sostenibile, sia sotto il profilo ecologico che finanziario. Sia ben chiaro che in relazione ai permessi Tardiano e Monte Cavallo, non si può ammettere che qualcosa sia dato in cambio del parere favorevole alle attività petrolifere! Non si possono assolutamente eseguire!  D’accordo con De Filippo si può sostenere che le compagnie petrolifere devono rispettare territorio e popolazione, comprendendo che il futuro è nel lavoro, nella conservazione anche per le generazioni future delle risorse idriche di importanza socio-economica strategica e non nello sfruttamento intensivo (estrazione di idrocarburi e reimmissione ad elevata pressione di fluidi nel sottosuolo) e a tutti i costi del sottosuolo per di più interessato da faglie attive sismogenetiche. Naturalmente – conclude – sono disponibili tutti i dati scientifici che comprovano quanto asserito circa le caratteristiche idrogeologiche e sismiche. Sono convinto che l’unica risposta che le regioni potranno responsabilmente concedere è negare il permesso ad eseguire qualsiasi attività di ricerca petrolifera nel territorio al confine tra le due Regioni e compreso nei permessi Tardiano e Monte Cavallo».

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