Una anno fa la tragedia al porto di Genova e la scomparsa del militare cilentano, familiari: «Vogliamo giustizia»

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Una anno fa la tragedia al porto di Genova e la scomparsa del militare cilentano, familiari: «Vogliamo giustizia»

Vogliono giustizia e accusano, sia «le navi carrette» sia «lo Stato che le lascia navigare», i parenti delle vittime della tragedia del porto di Genova. A un anno di distanza dal tragico crollo della torre dei piloti, provocato da una manovra del cargo Jolly Nero degli armatori Messina, la loro voce si leva dal sagrato della cattedrale di San Lorenzo dopo la messa con cui Genova ha di nuovo idealmente abbracciato i nove uomini che morirono schiacciati tra le macerie la notte del 7 maggio 2013.

La città, la Marina Militare, la Capitaneria di Porto la chiesa si sono stretti intorno ai parenti arrivati dalle diverse città e paesi di residenza per dare loro conforto con una messa celebrata dall’arcivescovo Angelo Bagnasco, una mostra al museo del Mare e una cerimonia a molo Giano, il luogo della tragedia. Il dolore del ricordo ha condizionato la messa nella cattedrale gremita: «Il nostro abbraccio continua per i nostri fratelli che hanno perso la vita nel cuore degli anni, mentre svolgevano il loro lavoro» ha detto nell’omelia il cardinale Bagnasco. «L’Italia è intorno a questo altare» ha aggiunto il cappellano militare Giovanni De Negri che ha portato i messaggi del ministro della Difesa Roberta Pinotti e del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. C’erano i familiari di Giuseppe Tusa, 25 anni, di Milazzo (Messina), sottocapo, Daniele Fratantonio, 30 anni, sottocapo, di Rapallo (Genova), Marco De Candussio, 39 anni, capo di prima, di Barga (Lucca), Giovanni Iacoviello, 33 anni, sergente, della Spezia, Davide Morella, 33 anni, sottocapo, di Biella, Francesco Cetrola, 38 anni, maresciallo, di Santa Marina in provincia di Salerno, Maurizio Potenza, 50 anni, di Genova, operatore radio dei piloti del porto, Sergio Basso, 50 anni, operatore radio dei rimorchiatori, Michele Robazza, 31 anni, di Livorno, pilota.

In chiesa c’erano anche gli armatori Messina e le autorità, tra le quali il capo di stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi, il comandante generale delle capitanerie di porto ammiraglio Felicio Angrisano, il sindaco Marco Doria, il prefetto Giovanni Balsamo e il vicepresidente della Regione Claudio Montaldo. Dopo le preghiere, le accuse. 

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