Morigerati, l’oasi Wwf minacciata da attività sportive illegali «consentite dal sindaco»: parte l’esposto

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Morigerati, l’oasi Wwf minacciata da attività sportive illegali «consentite dal sindaco»: parte l’esposto

Giunge alla redazione del Giornale del Cilento una missiva firmata da Cristina Abba e Fabrizio Berardinelli, due turisti della Val di Susa che abitano il piccolo borgo di Morigerati da diversi mesi. I due nella lettera sostengono di essersi imbattuti più di una volta in gruppi di torrentisti nelle oasi protette delle grotte del Bussento e di aver chiesto spiegazioni di tale attività al primo cittadino. Secondo la guida del centro visite quest’attività non potrebbe essere praticata perchè la zona presa in considerazione è area A del Parco nazionale del Cilento; ma – si legge nella missiva – il Parco ha solamente un piano generico di gestione, non ha mai approvato un regolamento che specifica le attività consentite, le modalità e le sanzioni in caso di violazione delle norme.

Insomma, la situazione risulta poco chiara e le due posizioni quasi in contrasto. «Per gli ambientalisti, il torrentismo, è fortemente invasivo in ecosistemi già fragili ma i torrenti – spiega un esperto – sono in continuo e totale divenire geologico per cui l’impatto di quest’attività sportiva risulta relativo e non più invasiva di altre attività; ovunque, fra l’altro, questa pratica è annoverata tra le attività ecocompatibili».

Di seguito la lettera.

«Questa nostra lettera vuole essere un invito alle persone che non hanno visitato il Parco del Cilento
e Vallo di Diano ma anche a coloro che distrattamente si sono persi questi bellissimi posti.
Ormai da qualche anno giriamo l’Italia in lungo e in largo con un furgone attrezzato a camper e tre
anni fa siamo arrivati in questi posti dalla Valle di Susa in Piemonte.
Vogliamo descrivervi solo alcuni dei luoghi che ci sono piaciuti, ci pare inutile qui ricordarvi la
cortesia delle genti, il buon cibo mediterraneo e l’allegria delle sagre paesane.
Il primo posto che decidiamo di visitare sono le Grotte di Castelcivita, belle per il loro paesaggio
sotterraneo dove ci sono sale e gallerie modellate dall’erosione carsica. Certo è che non ci si può
andare con le cibatte infradito. Poi andiamo verso Pertosa dove alcuni amici ci hanno segnalato le
Grotte dell’Angelo che sono attraversate da un fiume sotterraneo, il Tanagro; vogliamo qui
segnalarvi le belle sale naturali ognuna diversa nella sua bellezza. Arriviamo alle sorgenti del
Sammaro a Sacco: a scendere nella gola si ha la sensazione di entrare nelle viscere della terra da cui
sgorga acqua limpida che modella pozze calcaree. Ci dirigiamo verso Laurino per arrivare alla
Grava di Vesalo; qui ci imbattiamo in un ponte medievale e raggiungiamo la sorgente del Calore da
cui parte la salita per un bosco di faggi fino ad arrivare alla conca della Grava, profonda voragine in
cui si getta il torrente Milenzio. Andiamo verso Rofrano per arrivare alla suggestiva Forra
dell’Emmisi scavata dal fiume Mingardo con le pareti alte fino a trenta metri.
Ci dirigiamo poi verso Morigerati dove ci hanno detto esserci l’Oasi del WWF delle Grotte del
Bussento che per la sua importanza naturalistica rientra tra i siti di importanza comunitaria a
denominazione SIC ed è zona A del Parco cioè riserva naturale integrale. Arriviamo nella bella
piazza del paese e scendiamo verso l’oasi dove una guida naturalistica ci fa vedere il mulino del
Settecento. Andiamo poi alle bellissime grotte da cui, ci spiega la guida, il fiume Bussento riemerge
dopo sei chilometri di percorso sotterraneo. La guida ci conduce poi alla stazione dei muschi. In
questa Oasi il lavoro dell’uomo nel passato non ha alterato l’equilibrio naturale del posto.
Risaliamo dall’Oasi e facciamo un giro nel paese. Nel bar ci raccontano che dove sorge l’Oasi l’Enel
avrebbe dovuto costruire le condotte per una centrale idroelettrica ma che grazie a della gente di
buona volontà, e chi ce lo racconta è una di esse, questo scempio è stato impedito con un’azione
forte, dieci giorni di sciopero della fame e incatenamento all’entrata della Grotta. Tutto questo
successe nel 1988. Tutto ciò ci incuriosisce molto e decidiamo di trascorrere qualche giorno qui.
Scopriamo che il tessuto sociale non è fatto solo di persone anziane ma ci sono parecchi giovani cui
interessa tutelare e conservare ancora questo bellissimo posto. Molti di loro hanno uliveti, allevano
animali e si sono creati quello che oggi noi chiamiamo filiera corta. Questa situazione ci invoglia a
cercare una casa in affitto per tutto l’anno. Chiediamo e nel giro di qualche giorno ci viene proposta
una casa dignitosa con un prezzo per noi accessibile proprio sopra l’Oasi.
Partiamo per la via di casa ma con l’intenzione di ritornare qui.
Tutto questo succedeva l’autunno scorso e nella tarda primavera di quest’anno sono di ritorno a
Morigerati, questa volta da sola per vicissitudini varie.Le persone del paese mi accolgono bene. In
questo periodo arrivano quasi tutti i giorni pullmann di scolaresche per visitare l’Oasi che proprio
per la sua bellezza ed il suo stato di conservazione, mi dice la guida, ha avuto un importante
incremento del flusso turistico soprattutto dalle scuole. Questo mi fa pensare ad un coinvolgimento
come veterinaria, vista la presenza di un’importante fauna, per un ipotetico centro didattico e di
recupero degli animali selvatici. Nel frattempo cerco di trovare dei contatti,conosco la ricercatrice
che porta avanti i progetti di studio e conservazione della lontra nel Parco del Cilento. Vengo a
conoscenza che sta nascendo una cooperativa agricola di tipo sociale formata da giovani del
posto.Sembra che ci sia voglia di impegnarsi e questo mi fa ben sperare. Nel frattempo, a inizio
estate, Fabrizio lascia momentaneamente la sua amata Val di Susa per raggiungermi a Morigerati ed
insieme diventiamo assidui frequentatori dell’Oasi e ne scopriamo giorno per giorno le bellezze:
gamberi di fiume, natrici, dolicopodi, una moltitudine di licheni alcuni di eccezionale rarità. Per noi
diventa un posto dove ritrovare l’armonia tra uomo e natura.
Purtroppo una domenica di metà luglio ci imbattiamo in una trentina di persone con muta e
caschetti che vengono a fare torrentismo.
Presi alla sprovvista risaliamo al centro visite e chiediamo spiegazioni alla guida, la quale ci
conferma che in questa zona SIC e area A del Parcoq uesta attività sportiva non potrebbe essere
praticata e ci manda dal sindaco. Prendiamo un appuntamento e gli spieghiamo quello che abbiamo
visto. Il sindaco è a conoscenza che il torrentismo non si può fare, non l’autorizza ufficialmente ma
lo consente. Lo fa “per portare un’economia al paese” ed aggiunge che “il Comune versa dodicimila
euro l’anno al WWF e l’oasi al paese non rende nulla” invitandoci poi a presentare progetti
alternativi per l’Oasi che siano in grado di portare anche economia al paese. Noi siamo consapevoli
di questa necessità ma riteniamo che il torrentismo debba essere impedito. Pensiamo che
un’economia basata sulla tutela dell’ambiente sia necessaria e per questo ci si debba orientare verso
altri tipi di attività, scientifica, didattica naturalistica ma non di pratica sportiva o altre attività di
tipo invasivo.
Andiamo direttamente alla sede dell’Ente Parco a Vallo della Lucania, incontriamo la dr.ssa De Riso
e il direttore del Parco che ci confermano esserci gli estremi per un esposto che facciamo
immediatamente. L’esposto, ci dicono, verrà subito inoltrato alla Guardia Forestale locale che dovrà
procedere con indagini ed accertamenti.
Nel frattempo l’attività di torrentismo continua per cui il sabato successivo quando ci imbattiamo
nell’ennesimo gruppo che scende all’Oasi lo segnaliamo alla Guardia Forestale che interviene sul
luogo ma non può andare oltre l’identificazione delle persone che effettuano l’attività. Il vero
problema è che il Parco ha solamente un piano generico di gestione, non ha mai approvato un
regolamento che specifica le attività consentite, le modalità e le sanzioni in caso di violazione delle
norme, per cui persone come Giancarlo Priante dell’associazione JET possono continuare a portare
clienti per fare torrentismo nelle zone di massima tutela del Parco.
Siamo preoccupati che il torrentismo possa creare un precedente per attività ancora più impattanti».
Fabrizio Berardinelli (cell. 3469852452) e Cristina Abba (cell. 3474139430)

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