La mannaia delle Poste si abbatte sugli uffici del Cilento e Diano: caso in Parlamento

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La mannaia delle Poste si abbatte sugli uffici del Cilento e Diano: caso in Parlamento

Il deputato del partito Democratico Tino Iannuzzi ha scritto una interrogazione al ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi sulla questione della chiusura di numerosi uffici postali nel Cilento e Vallo di Diano. Le nuove direttive di Poste italiane sono state rese note durante il convegno che presenta il piano per il nuovo anno. Le regole dettate penalizzeranno soprattutto gli uffici dei piccoli centri. Marina di Pisciotta è nel mirino della direzione, come anche Perrazze, frazione di Postiglione. Poi Pattano di Vallo della Lucania, Massicelle di Montano Antilia, San Marco di Teggiano e Omignano. Su questi aleggia l’incubo della chiusura. Orari ridotti, invece, per gli uffici di Corleto Monforte, Pertosa, San Mauro La Bruca, Bosco di San Giovanni a Piro, Campora, Valle dell’Angelo, Vibonati, Villa Littorio di Laurino, Casa del Conte di Montecorice, Pioppi, Salento, San Mauro Cilento e Serramezzana.

La lettera di Iannuzzi
Poste italiane Spa è una società a capitale interamente pubblico che gestisce i servizi postali in una condizione di sostanziale monopolio e che garantisce l’espletamento del servizio universale sulla base di un contratto di programma siglato con lo Stato, in cui la società si impegna a raggiungere determinati obiettivi di qualità, tra cui quelli concernenti l’adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste; Poste Italiane Spa riceve significativi contributi da parte dello Stato nell’ambito della legge di stabilità per consentire agli uffici postali periferici di garantire l’erogazione dei servizi postali essenziali, eppure il piano di riorganizzazione previsto dall’azienda, che secondo fonti sindacali dovrebbe diventare effettivo dal 13 aprile nell’ambito dell’avviato processo di privatizzazione, prevederebbe, a livello Nazionale la chiusura di 455 Uffici Postali e la riduzione degli orari di apertura in 608 uffici. In data 22.01.2014 il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni rispondendo a specifica missiva del Presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna ha ricordato che con apposita delibera l’Autority ha “ritenuto opportuno inserire (…) specifici divieti di chiusura di quegli uffici che servono gli utenti che abitano nelle zone remote del Paese (…) ritenendo prevalente l’esigenza di garantire la fruizione del servizio nelle zone disagiate anche a fronte di volumi di traffico molto bassi e di alti costi di esercizio”.

In tale missiva il Garante esplicita chiaramente come “i divieti di chiusura, è bene sottolinearlo, tutelano situazioni individuate in base a parametri oggettivi: la natura prevalentemente montana e la scarsità abitativa sono desunte da classificazioni Istat e da dati demografici” La delibera Agcom obbliga Poste Italiane ad avviare con congruo anticipo con le istituzioni locali delle misure di razionalizzazione per aviare un confronto sulle possibilità di limitare i disagi per le popolazioni interessate individuando soluzioni alternative più rispondenti allo specifico contesto territoriale. Nonostante tale pronunciamento, si stanno diffondendo notizie di imminenti decisioni di chiusure di sportelli e uffici in tutta Italia, causando quindi notevoli difficoltà e generando una diminuzione della qualità e della fruibilità del servizio fornito alla clientela; questa decisione unilaterale di Poste Italiane conferma l’orientamento portato avanti dalla società negli ultimi anni che insegue una logica del guadagno puntando su assicurazioni, carte di credito, telefonia mobile e servizi finanziari in genere, a scapito delle esigenze della collettività, sacrificando uffici che ritiene “improduttivi” o “diseconomici”, senza considerare che rappresentano un punto di riferimento per i cittadini dei piccoli comuni; i servizi postali, in particolare per le famiglie e le imprese, sono fondamentali nello svolgimento di moltissime attività quotidiane, come il pagamento delle utenze, il ritiro del denaro contante da parte dei titolari di conto corrente postale e l’invio di comunicazioni soggette al rispetto perentorio di scadenze, soprattutto quelle di carattere legale; questa razionalizzazione rischia di tradursi in gravi disservizi soprattutto per i residenti anziani, che si troveranno a non poter usufruire di servizi essenziali quali il pagamento delle bollette o la riscossione della pensione, con la conseguenza di essere costretti a fare lunghe file nei giorni di apertura, ritardare le operazioni o affrontare frequenti e difficili spostamenti, su territori particolarmente disagiati.

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