Arresti per appalti in Provincia, Procuratore Roberti:«Cugini Citarella capi dell’organizzazione». Ecco tutti i nomi e i dettagli dell’indagine

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Arresti per appalti in Provincia, Procuratore Roberti:«Cugini Citarella capi dell’organizzazione». Ecco tutti i nomi e i dettagli dell’indagine

Tutti i provvedimenti scaturiscono da un’indagine denominata dagli investigatori “Due Torri”, partita nel febbraio del 2007 che ha visto coinvolta un’organizzazione composta da imprenditori e da pubblici funzionari. Secondo chi indaga «queste persone hanno commesso una serie innumerevole di delitti di turbata libertà degli incanti ai danni dell’Amministrazione Provinciale di Salerno».

Il “cartello” d’imprese, attivo dall’anno 2002, era articolato su due livelli.

Primo livello Il livello numero 1 è composto da pochi imprenditori, denominati “capicordata”, diretto dai noti cugini Citarella: Gennaro e Giovanni. Quest’ultimo, presidente della squadra di calcio Nocerina, figlio del defunto Gennaro Citarella, imprenditore nocerino ucciso il 16 dicembre del 1990 in un agguato camorristico, ritenuto appartenente all’organizzazione camorristica “Nuova Famiglia” di Carmine Alfieri. I due cugini, hanno dichiarato gli inquirenti, erano i promotori dell’organizzazione.

Secondo livello L’altro livello era composto da una schiera numerossisima di imprese satellite, «facenti capo ai primi-si legge nella nota del Procuratore Roberto – che si aggiudicavano gli appalti indetti dall’amministrazione provinciale di Salerno». Gli inquirenti svelano il sistema usato dalle ditte nelle gare d’appalto:«Alle gare partecipavano un numero consisente di società, le cui offerte erano state concordate in precedenza a tavolino determinando la percentuale di ribasso “vincente”, che talvolta sfiorava anche il 40% della base d’asta, recuperata poi con l’impiego di materiali scadenti, che in sede di collaudo venivano ritenuti idonei dai tecnici compiacenti, ovvero attraverso la mancata realizzazione anche di intere porzioni di lavoro». Secondo quanto emerso dalle indagini gli appalti riguarderebbero, tra gli altri, il Mattatoio di Campobasso, l’aeroporto di Salerno, i lavori stradali a Nocera e interventi nel parco del Cilento. Le indagini proseguono anche su altre amministrazioni che avebbero concesso appalti alla cordata.

Gli investigatori hanno svelato ulteriori particolari della vicenda scoprendo che il sodalizio di imprenditori si sarebbe avvalso della corruzione di numerosi tecnici dell’Amministrazione Provinciale di Salerno, appartenenti all’Ufficio Gare o direttori dei lavori, avrebbe realizzato la sistematica turbativa di tutte le gare d’appalto bandite da quella Amministrazione e si sarebbero spartiti “a tavolino” i lavori, mediante la commissione «di una serie di illeciti funzionali a celarne l’illecita distribuzione».

Ecco i nomi e i numeri L’organizzazione si sarebbe evoluta nel tempo, passando dalle iniziali 64 società, che nell’anno 2005 avevano partecipato a 45 gare bandite dalla Provincia di Salerno (aggiudicandosene 35), alle 156 dell’anno successivo. Nel biennio 2007-2008, avrebbero raggiunto una stabile configurazione, caratterizzata dalla presenza di sette capicordata, poi arrestati: Citarella Gennaro, Citarella Giovanni, Ruggiero Giuseppe, Di Sarli Luigi, Spinelli Federico, Botta Giovanni e Zangari Emanuele. Erano oltre 250 società che, solo nell’anno 2007, avevano preso parte a 38 gare, bandite con procedura semplificata (licitazione privata), aggiudicandosene 25, nonché a numerosissime altre gare bandite con diversa procedura (somma urgenza e/o ad evidenza pubblica), aggiudicandosene la maggior parte.

I funzionari «corrotti» Come detto già in precedenza, tutto ciò avveniva grazie alla complicità di numerosi funzionari definiti dagli investigatori «corrotti» dell’Amministrazione provinciale di Salerno, tra cui: Orefice Raffaele e De Luca Franco Pio, entrambi destinatari dell’ordinanza cautelare, nonché di un provvedimento di sequestro preventivo, ai fini della confisca di denaro e titoli di credito, per l’ammontare complessivo di 120mila euro.

Le perquisizioni Il 16 maggio 2008, con una serie di perquisizioni presso le sedi delle società indagate, seguite il successivo 27 febbraio 2009 da ulteriori 12 perquisizioni nei confronti di altrettanti tecnici della Provincia di Salerno, erano stati acquisiti fondamentali elementi di riscontro documentale inerenti gli innumerevoli illeciti commessi dall’organizzazione indagata. Con tre informative successive, il R.O.S. ha refertato alla Procura Distrettuale Antimafia di Salerno la complessa attività di verifica di oltre 170 gare d’appalto bandite dall’Amministrazione provinciale di Salerno nel periodo 2001-2008, denunciando l’illecita ingerenza del sodalizio in oltre 130 lavori pubblici, in relazione ai quali, sia le procedure di gara, sia la realizzazione e liquidazione contabile delle opere, risultavano viziate dalla reiterata e metodica commissione di innumerevoli delitti.

I delitti commessi E’ stato quindi completato il quadro accusatorio a carico dei promotori, degli appartenenti e dei principali fiancheggiatori dell’associazione, sottoponendo al vaglio dell’autorità giudiziaria la posizione di oltre 300 indagati, responsabili di 302 società che, a diverso titolo, avrebbero concorso nella commissione dei seguenti delitti: “Turbata libertà degli incanti”; “inadempimenti di contratti in pubbliche forniture”; “frode nelle pubbliche forniture”; “corruzione per un atto d’ufficio”; “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”; “abuso d’ufficio”; “rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio”; “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”; “falsità in registri e notificazioni”; “falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di un servizio pubblico”; violazione delle norme relative al sub-appalto ex art. 118 D. Lgs 12 aprile 2006 nr. 163 “codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture” ed altri illeciti minori.

Il Gip ha applicato la misura “restrittiva” solo a carico del gruppo “centrale” di imprenditori (capicordata e promotori dell’organizzazione) e dei due tecnici provinciali per i quali era stato contestato anche il delitto associativo. L’indagine, in conclusione, ha fatto luce su un articolato ed insidioso «sistema criminale, creato da un nucleo di imprenditori contiguo ad ambienti camorristici, da impresari senza scrupoli e da impiegati pubblici corrotti, funzionale all’illecita spartizione di ingenti capitali pubblici, che ha di fatto azzerato per molti anni la libera concorrenza.E’ risultata altresì inficiata, anche a rischio dell’incolumità dei cittadini, la qualità di numerose ed importanti infrastrutture pubbliche, costruite in dispregio delle corrette regole costruttive», hanno spiegato gli inquirenti.

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