Inchiesta forestazione nel Cilento, arrivano le sentenze: otto i condannati e otto gli assolti. Ecco i nomi

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Inchiesta forestazione nel Cilento, arrivano le sentenze: otto i condannati e otto gli assolti. Ecco i nomi

Ha tenuto banco per diversi anni il caso forestazione nel Cilento che nel 2002 ha fatto scattare le manette per tredici persone quasi tutte cilentane: cinque finirono in carcere, otto ai domiciliari e tanti altri raggiunti da avvisi di garanzia. Dopo oltre dieci anni la corte dei Conti di Napoli il 29 aprile a depositato la sentenza nei confronti di sedici persone: otto condannate per danno erariale e otto assolte. Chiusa l’inchiesta, dunque.

L’accusa e i soggetti Si tratta di persone che svolgono o svolgevano il ruolo di sindaco, amministratore, imprenditore, tecnico o pubblico funzionario. Secondo chi ha indagato sul caso i soggetti sono colpevoli «di aver realizzato società “clonate” per dirottare finanziamenti su cooperative “amiche” che, in cambio di favori elettorali ed assunzioni di amici, mettevano a disposizione del “gruppo” intere fette del proprio territorio». Mentre, sempre a detta della magistratura, «i vertici romani, con rappresentanti delle istituzioni centrali, “aggiustavano” leggi e delibere Cipe in modo da convogliare soldi su iniziative che, invece di tutelare o valorizzare il territorio, arrivavano perfino a depredarlo, creando in alcuni casi danni irreversibili». L’inchiesta è terminata nel 2006 senza nessuna condanna penale, con la prescrizione dei reati. Ora è arrivata la sentenza della magistratura contabile.

Otto condanne Pugno duro della corte ai danni dell’ex dirigente del settore agricolo della Regione. Luigi Capponi dovrà infatti risarcire l’ente campano per un importo superiore ai tre milioni di euro. Condannato anche Giulio D’Arienzo, all’epoca presidente della comunità montana Lambro e Mingardo. Il tecnico di Futani dovrà versare, proprio nelle casse dell’ente cilentano, 150mila euro. La metà invece dovrà essere versata dall’allora segretario della comunità montana Gabriele Romanelli, 75mila euro. Sempre nelle casse della comunità montana andranno a finire i 50mila euro che l’ex consigliere di Camerota, Nenè Mazzeo, è stato condannato a pagare. Stessa multa anche per l’ex amministratore di Ascea Domenico Scalore e Michele Ruocco amministratore di Futani. Ammenda da 25mila euro per l’amministratore di San Mauro La Bruca Antonio Cortese e l’ex sindaco di Roccagloriosa Maria Balbi.

Otto assoluzioni Assolti invece i dirigenti Vincenzo Pilo e Gea Cerasoli, l’ex coordinatore dell’area generale Agricoltura della Regione Campania Antonio Falessi, Antonio Lubritto all’epoca dei fatti assessore regionale all’Agricoltura, l’ex sindaco di Celle Bulgheria Gino Marotta, l’ex sindaco di Rofrano Giuseppe Viterale, l’ex sindaco di Montano Antilia Domenico Serra e l’ex sindaco di Camerota Antonio Troccoli, con compensazione delle spese «tenuto conto – si legge nella sentenza – della complessiva condotta, non immune da censure».

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