E’ giunta l’ora, l’indagato per la morte di Vassallo torna in Italia

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E’ giunta l’ora, l’indagato per la morte di Vassallo torna in Italia

Manca poco al rientro di Bruno Humberto Damiani, detto il «brasiliano», in Italia. Quest’uomo è l’unico indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica trucidato nel Cilento con nove colpi di pistola il 5 settembre del 2010. Sono più di quattro anni che l’Antimafia italiana è alla ricerca dell’assassino. E fino a questo punto delle indagini, condotte dal procuratore di Salerno Rosa Volpe, del killer nessuna traccia. Tutte le piste, però, portano a un nome: Bruno Damiani. Il pregiudicato si dice innocente, ma è coinvolto in troppe situazioni che riconducono a Pollica e ad Angelo Vassallo. 

Dall’altra parte del mondo Il «brasiliano» è rinchiuso in carcere nella capitale della Colombia, a Bogotà. Lui è originario del Sudamerica e secondo gli inquirenti è legato a doppio filo con gli ambienti malavitosi salernitani. Il suo nome sarebbe balzato fuori proprio da una bisca della città a sud di Napoli. E’ immischiato in altri processi, dove i capi di imputazione sono meno pesanti dell’omicidio: estorsione e spaccio. Deve tornare in Italia proprio per questo, per comparire dinanzi ai giudici della terza sezione penale dove è in corso il processo, rinviato appositamente a marzo, per le estorsioni al mercato ittico ed altre attività commerciali di Salerno, nel quale è coinvolto insieme con Giuseppe Stellato. Anche se, a novembre, il pm Volpe è volato in America per interrogarlo dinanzi la polizia colombiana. Il legale di Damiani è Michele Sarno, avvocato salernitano che ha convocato a dicembre una conferenza stampa per i giornalisti dove ha sottolineato «l’estraneità ai fatti di Damiani nell’omicidio Vassallo». Poi, dopo, ha chiamato anche in causa la responsabilità del Ministero.

Il carabiniere Spunta un’altra testimonianza che andrebbe ad aggravare la posizione di Damiani. E’ la confessione di un carabiniere fuori servizio in vacanza a Pollica nel settembre dell’anno nel quale è stato ammazzato Vassallo. A detta degli inquirenti il carabinieri avrebbe notato strani movimenti all’esterno di un bar sul porto dove Angelo Vassallo stava prendendo un caffè in compagnia di amici. Di fronte al locale sarebbe passato più volte il «brasiliano» in compagnia di altre persone. La passeggiata depositata in procura, troverebbe dei riscontri nei filmati delle videocamere di sorveglianza di altri locali, situati vicino al bar sul porto. Ma c’è dell’altro.

La droga e i coltelli L’omicidio Vassallo ruota attorno allo spaccio di droga e al fatto che il sindaco di Pollica voleva reprime il fenomeno dello spaccio nel porto di Acciaroli. Secondo gli inquirenti da lì arrivava la droga che poi veniva smerciata lungo tutto il litorale del Cilento. Il sindaco-pescatore si era accorto di alcuni movimenti «strani» e, sempre secondo le indagini, avrebbe cercato di avvicinare il «brasiliano». Bruno Damiani, nell’agosto del 2010, anno nel quale è morto Vassallo, si trovava in una nota discoteca tra Marina di Camerota e Palinuro. Qui, secondo un testimone, sarebbe stato accoltellato al gluteo sempre per motivi legati allo spaccio. Damiani nella notte di ferragosto è stato accompagnato all’ospedale, questo è certo ed è verificabile nei registri dell’ospedale ‘San Luca’ di Vallo della Lucania. Ma ai medici avrebbe detto che si era ferito in seguito ad una colluttazione avvenuta per un litigio per un posto macchina. Tutto da verificare, poco o nulla è certo. Damiani deve tornare in Italia, per gli investigatori è una pedina fondamentale per risolvere un omicidio rimasto un giallo da troppo tempo.

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