Compie un anno il comitato per la riattivazione della Sicignano – Lagonegro

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Compie un anno il comitato per la riattivazione della Sicignano – Lagonegro

Compie un anno il comitato per la riattivazione della tratta ferroviaria Sicignano – Lagonegro: «Tacciato di utopismo, populismo, idealismo e quant’altro, il direttivo – spiega il comitato – ha continuato senza badare alle critiche distruttive raggiungendo come primo obiettivo quello di mantenere sempre aperto, caldo e attuale nelle stanze della politica il dibattito sulla tratta ferrata fantasma che dal 1987 non funziona più ed è auto sostituita».

Il progetto dei comodati per riqualificare tutte le stazioni del Vallo, la sensibilizzazione del territorio alla cultura ferroviaria, l’attività storico-sociale per il recupero della memoria ferroviaria, la salvaguardia del demanio ferroviario con la costituzione in giudizio – quale parte civile – in un processo penale, e soprattutto il coinvolgimento della politica nazionale in maniera diversa da quanto fatto nei precedenti venticinque anni. Queste le attività del comitato.

«Il comitato, infatti, – continua la nota – ha istituito dei paletti nei confronti della politica iniziando a pretendere ed esigere e ponendo come condizione primaria di ogni incontro l’assoluta riservatezza, proprio al fine di evitare strumentalizzazioni. E’ venuto il momento, dopo troppi anni, di agire e non di parlare, poiché le chiacchiere stanno a zero e hanno stancato una popolazione disillusa e fisiologicamente scettica. Il comitato sta cercando di ridare, tramite i fatti ed il lavoro, per quanto sia nelle sue possibilità, quella fiducia ai cittadini che anni di promesse e cattiva politica hanno cancellato e sbiadito ».

Dopo un anno di lavoro la soddisfazione per quanto fatto non è nascosta, anche se tutte le attività sono in un’unica direzione: quella della riattivazione: «La contentezza per aver resuscitato il morto – con l’interesse di Rfi che al contrario di quanto affermino i disinformati produrrà uno studio a costo zero – e la serietà che ha assunto la questione nonostante i soliti patetici teatrini di pochi disfattisti sono un buon punto di partenza, ma nei prossimi trecentosessantacinque è ovvio che l’obiettivo diventa più ambizioso».

Le parole del dirigente Giuseppe Verga riepilogano le istanze arrivate dalla gente comune al Comitato: «Un anno in cui ho avuto modo di conoscere moltissime persone straordinarie del Vallo di Diano, tutte che vivono lo stato di totale abbandono della propria terra ma che si impegnano per riscattarla».  

«C’é bisogno di un rinascimento per il Vallo – spiega Verga -, un cambio radicale e una rivoluzione culturale delle menti, è arrivata l’ora di dire basta all’immobilismo amministrativo che persevera da anni epurando chi della politica ne ha fatto un mestiere senza riscontri per la comunità. Proprio il concetto di “comunità” non è chiaro a molti e dovrebbe essere la parola chiave per affrontare i problemi e per attrarre investimenti, primo fra tutti la ferrovia, oramai indispensabile per scongiurare un futuro di decrescita economica e demografica di un’area bistrattata negli anni soprattutto da quei palazzi napoletani troppo lontani. Immagino una Città Vallo in Basilicata con alla guida i giovani in fermento che hanno deciso di vivere nella propria terra nonostante tutto. Nella speranza che “dopo la nebbia esce sempre il sole” così come ricordato da uno dei nostri innumerevoli sostenitori».  

Non mancano attacchi alla classe politica locale: «Constatiamo la dispersività della politica – si legge nella nota del comitato– , a cominciare dal livello locale. Se la questione per cui ci battiamo vede a parole tutti d’accordo, quando si comincia a presentare la prova dei fatti si perde sempre qualche pezzo per strada e qualcuno si tira indietro».

L’auspicio: «La coscienza civica – conclude la nota – dei semplici cittadini deve portare a accettare più le prese in giro plateali – si veda il Tribunale di Sala Consilina – ma iniziare a pretendere, rivendicare, desiderare quello che è un loro diritto: un treno da Lagonegro a Salerno, capolinea dell’AV. Un diritto, quello alla mobilità, che lo Stato Italiano ha garantito, a spese nostre, anche ai cittadini di Bosnia e Kosovo, ripristinando linee ferroviarie, chiuse per la guerra, con l’opera dei militari del Genio Ferrovieri dell’Esercito Italiano».

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