Uno sguardo al cielo e uno alla politica italiana, l’intervista a Margherita Hack

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Uno sguardo al cielo e uno alla politica italiana, l’intervista a Margherita Hack

La signora delle stelle per antonomasia, Margherita Hack, classe 1922, astrofisica di fama internazionale e autrice di numerosi libri, è nota per il suo contributo scientifico nelle più importanti società astronomiche e non solo. Con uno sguardo al cielo e uno sulla penisola italica, ogni suo commento sull’attualità arriva veloce come la luce. Candidata più volte tra le file della sinistra, Margherita Hack ha sempre indossato pubblicamente posizioni nitide e costanti, dalla scienza alla religione, passando per la politica: metodica, immancabilmente ironica, la Hack nazionale risponde alle domande con l’acume di chi conosce bene il proprio pianeta.

Qual è il punto di vista di Margherita Hack sull’attualità italiana?

Ottimista. Sì, lo sono perché si è  visto di peggio. E’ una situazione economica generale, l’Europa è vissuta al di sopra delle sue possibilità, sprecando molte risorse rispetto ai Paesi del terzo mondo. E non si può mica crescere all’infinito, tutto prima o poi va in saturazione.

E quale rimedio servirebbe?

Bisogna abituarsi a vivere più economicamente. Uscire dall’Europa? Per carità. Molti se la prendono con l’euro ma la colpa è dei nostri governanti. C’è poca onestà, basta vedere i nostri politici. Altro che tangentopoli, ora è molto peggio: almeno prima rubavano per il partito, ora rubano per sé.

Cosa pensa del governo Letta?

Ha fatto il miracolo. Enrico Letta ha fatto il miracolo: è riuscito a mettere insieme un governo. Ovviamente non si può toccare nulla di ciò che vada contro il Cavaliere. Almeno ora un governo c’è e non ci resta che vedere cosa riesca a fare. C’è da rimettere in moto l’intera macchina italiana, l’economia, rendere le città più vivibili, migliorare i servizi pubblici, risolvere la questione del lavoro.

A proposito del lavoro, i giovani stanno esaurendo le speranze ormai.  

L’entusiasmo e la passione devono sostenere il desiderio di affermarsi con le proprie forze. Certo, ai miei tempi c’era la sicurezza del posto, almeno c’erano i concorsi per assumere, c’era più speranza perché c’era una maggiore sicurezza. Ora non ci sono i concorsi, non c’è meritocrazia, quindi non c’è speranza. Ma erano momenti difficili anche quelli del dopoguerra.

Tornando alla politica, Lei al posto di Bersani cosa avrebbe fatto?

Io non so perché ce l’hanno tanto con Bersani. Io me lo ricordo come un buon ministro nel governo Prodi: fece o almeno tentò di fare qualcosa.

E Renzi?

Sembra sia un buon sindaco. Ma fare il sindaco è una cosa, fare il politico è un’altra. Il sindaco ha senz’altro un rapporto più stretto col cittadino che può farsi sentire di più.

Cosa pensa della rielezione di Napolitano?

L’hanno fatto presidente onestamente come tutti gli altri. L’unico di cui vergognarsi fu Leone; riguardo gli altri, con i poteri che hanno, si sono comportati abbastanza bene.

Quale destino vede per Grillo?

Secondo me è un grullo, l’uomo qualunque del ‘45. Non si può essere contro tutto e tutti. Lui poteva benissimo accordarsi col Pd su tutte quelle cose che hanno in comune nel programma, come sulla legge elettorale che permetta di scegliere i propri eletti e sui conflitti d’interesse. Andare contro tutti è servito a buttare via un terzo dei voti degli italiani che gli hanno dato fiducia. Poteva dare la possibilità di creare un governo solido per fare le riforme di cui vi è bisogno.

Buoni esempi nella politica italiana ce ne sono?

Calamandrei lo era ma non aveva i poteri, anche Parri ma il suo partito non ha avuto fortuna. Chi è riuscito a fare cose impossibili in Italia sono i radicali, le leggi sull’aborto e sui divorzi sono stati un loro successo. Non ho avuto mai troppa stima di loro ma forse mi sbagliavo, hanno dato il loro contributo.

Cattivi esempi?

L’esempio deleterio è stato quello di Berlusconi. Già gli italiani avevano poco rispetto dello Stato e delle leggi, si sa, chi non paga le tasse in Italia è un furbo, nei paesi anglosassoni invece è un ladro.  Questi vent’anni di Berlusconi sono stati una scuola di anti-stato, hanno aumentato i vizi e difetti degli italiani. Per quanto gli riguarda, ora non so come funzioni: con tutte queste condanne, un altro andrebbe in galera o agli arresti domiciliari perché ultrasettantenne. Ma sa com’è, dubito.

I nuovi ministri, più giovani, le piacciono?  

Non capisco perché basta che sia giovane. Come se fare il ministro sia qualcosa di semplice. Fare politica è un lavoro come un altro, è una professione, quindi ci vuole una preparazione. Dirigere un ministero non è qualcosa che si improvvisa: dirigere un istituto è difficile, figuriamoci un ministero. Non si va bene solo perché si è giovani, ci vuole la competenza.

Ha sentito del curriculum insolito del nuovo ministro della Salute, Beatrice Lorenzin?

Basterebbe che ci fossero persone con la testa sulle spalle e con capacità di giudizio tali da saper scegliere validi aiuti e competenze.  

E della gaffe sulla lontra del nuovo ministro dell’Agricoltura?

Beh, come i tunnel della Gelmini.

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