Parlamento, dalla Fondazione Angelo Vassallo l’appello: «Evitare che la crisi dello Stato diventi la crisi della Repubblica»

| di
Parlamento, dalla Fondazione Angelo Vassallo l’appello: «Evitare che la crisi dello Stato diventi la crisi della Repubblica»

Si è insediato da pochi giorni il nuovo Parlamento e all’indomani dell’elezione di Grasso e Boldrini a Palazzo Madama e Montecitorio, il presidente della Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Pescatore, Dario Vassallo, ha commentato i recenti risultati «che caratterizzano un Parlamento di opposizioni».

«Ad oggi – si legge nella nota stampa – non si prefigurano maggioranze valide per garantire le decisioni che la situazione impone. La crisi del sistema dei partiti profila un fallimento dello Stato centralizzato sotto il profilo etico, democratico, sociale economico e politico. Elettoralmente, ad oggi, tra voti ai movimenti, astenuti ed annullati, oltre il 50% degli italiani non si riconosce più in questo sistema».

«Si prospetta la più grave crisi di rappresentatività della storia repubblicana. La diffusione di un sentimento antipolitico rappresenta una pericolosa evoluzione del rapporto fra individuo e collettività, contenendo elementi letali per la coesione sociale, la tutela dei diritti individuali e sociali, il funzionamento delle istituzioni, la durata della vita democratica. Bisogna evitare che la crisi dello Stato diventi la crisi della Repubblica! Gli eletti, a tutti i livelli, hanno l’obbligo morale, oltre che etico e politico, di garantire e tutelare la vita democratica del Paese e le sue Istituzioni! E’ imperativo che la buona politica sostituisca la mala politica, operando per uno Stato più snello ed efficiente, saldo e forte, estraneo dalla gestione dell’economia; per leggi chiare, ineludibili e invalicabili, attente ad evitare la tracimazione della burocrazia nella società civile. I rappresentanti eletti devono ridare alla politica la Sua centralità di direzione e di orientamento nel processo di riforma e di sviluppo, operando lo snellimento istituzionale dei Comuni e delle Regioni, la soppressione degli enti inutili e lo snellimento della vita burocratica. La transizione, per le sue stesse cause, non può essere breve!».

«Lo Stato siamo noi: è indispensabile che la buona politica operi per ridare senso alla coesione sociale e alla rappresentanza istituzionale! Durante la campagna elettorale i candidati hanno messo la propria faccia sui manifesti, nei talk- shows e in rete. Il popolo ha votato nella convinzione di vedere i parlamentari eletti seriamente preoccupati della situazione e impegnati nel cercare soluzioni. Il Parlamento è il luogo deputato al governo della Nazione e l’urgenza è tale che non possiamo aspettare! Ormai la povertà crescente e i suicidi di imprenditori, di senza lavoro, danno un drammatico messaggio della situazione e ogni ritardo non fa che allontanare sempre più il popolo dalle istituzioni. Lo Stato siamo noi: la crisi della partecipazione genera il mostro dell’oligarchia! L’instabilità e la mancanza di controllo nutrono i poteri del malaffare e della mala politica. L’economia sta perdendo il contributo di chi ci mette la faccia, dilagano i comportamenti della mala economia, quella senza faccia. Lo Stato siamo noi: la società partecipata e le istituzioni non potranno sopravvivere se la cosa pubblica non ritorna all’etica pubblica. Lo Stato siamo noi: ogni eletto deve abbandonare i livori e gli antagonismi della campagna elettorale ed operare anteponendo la propria dignità di uomo libero! Per la democrazia, la coerenza sociale, la legalità, deve metterci la faccia! La malavita e l’illegalità vogliono che i cittadini non si guardino negli occhi, che discutano, che scelgano la via della legalità. Vogliono che i loro eletti “scaldino la sedia”! Ognuno, degli eletti, individualmente, deve metterci la propria faccia! Sarete ricordati per questo!»

«Lo Stato siamo noi: Matteo De Marco in Afghanistan, Angelo Vassallo, i Caduti di Nassiriya, don Giuseppe Diana, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, Pippo Fava, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Marcello Torre, Lorenzo Rago e tanti altri, oltre la faccia, per una società più equa, ci hanno messo la vita!».

©

 

 

Consigliati per te

©Riproduzione riservata