La bambina venuta dalla luna corre senza scarpe alla corsa del Mito: uno schiaffo alle accortezze delle mamme italiane (FOTO)

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La bambina venuta dalla luna corre senza scarpe alla corsa del Mito: uno schiaffo alle accortezze delle mamme italiane (FOTO)

Un ‘extraterrestre’ ha sconvolto il pubblico di Camerota. Una bambina «venuta dalla luna», affermano in molti. «E’ una marziana». E’ scesa in terra domenica mattina per insegnare a tante mamme la tranquillità. Zero apprensione. Fammi crescere come voglio. Tutti intorno al banchetto delle iscrizioni per la mini corsa del Mito. Le mamme italiane hanno avviato i preparativi con oltre dodici settimane d’anticipo. Nel borsone c’è tutto: la maglia che lascia passare le goccioline di sudore e riduce la possibilità di incappare in malattie rare, le mutandine che non ti fanno arrossare l’inguine, il pantaloncino in fibra tessile del Nepal contro le irritazioni, il cappellino, la crema doposole, le scarpette morbide per evitare calli e duroni, gli occhiali per non stressare la pupilla, i calzini pre-gara, quelli per la gara e quelli per il dopo gara. Un corso pre-corsa di sei lezioni a settimane per due mesi. Una preghiera al santo patrono del paese e una alla madonna mamma del buon Gesù. «Non mi lasciare la mano fin quando il giudice non fischia». Le foto. Cento foto. Forse mille. Il sole scotta, meglio bagnarle la testa. Sul nastro di partenza più parenti che bambini. Più del primo giorno di scuola. Più di tutti i giorni di scuola italiani, per esser chiari. La fiducia si da a 18 anni.

Il giudice vuole dare il via. L’ultima mamma premurosa si avvicina al figlioletto impaurito. Gli tira fuori la maglietta dal pantaloncino per rimettere di nuovo la maglietta dentro al pantaloncino. Un’altra, si stacca dalle transenne. Vuole fare qualcosa anche lei. Pensa. Poi chiama la figlia e gli riattacca i lacci. Un attimo di gloria non si nega a nessuno. Applauso della folla: non sia mai che si sciolgono durante la gara e la bambina inciampa! Un bel nodo forte. I figli e le mamme, con al seguito nonni, bisnonni, nipoti e pronipoti, sono sotto al gazebo dalle 6,42. La gara è prevista per le 15. Un minuto e mezzo prima della partenza torna dal mare una donna bionda. La spiaggia non è lontana dall’arco giallo del via. Tedesca lei. Nella mano una figura strana. Tutti preoccupati si allontanano dal banchetto che distribuisce i pettorali e i moduli per l’iscrizione. Si, quei moduli che hanno bisogno di diciannove firme: mamma o papà non bastano. Lei è sola con la figlia al seguito. La bambina è scalza. Le mamme presenti a guardarsi sgranano gli occhi e borbottano.

La mamma iscrive la piccola alla corsa. Le indica la partenza. Le spiega scopo e regole in quattro parole. Quattro parole in tedesco. Veloci. Comandi captati al volo dal ‘militare venuto dallo spazio’. Con passo felpato poggia i piedini bianchi sull’asfalto nero. Si avvicina alla partenza. Quelli che non hanno assistito alla scena le vanno incontro. Le domandano chi è la mamma e perchè è sola. Lei fa un cenno d’intesa. Tutte le dita chiuse in un pugno e il pollice verso l’alto. Un ok. Parte la gara. La tedeschina corre. Corre senza scarpe. Corre e cerca di capire. Ma non ci riesce. Lei l’unica senza scarpe in quella selva di bambini imbacuccati. Chissà perchè a trent’anni si è ancora ‘bamboccioni, in questo paese qua’. 

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©Foto Luigi Martino. La riproduzione è vietata

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