Da 20 anni in carrozzella con la sclerosi, l’impalcatura di un cantiere lo costringe in casa: «Chiediamo dignità»

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Da 20 anni in carrozzella con la sclerosi, l’impalcatura di un cantiere lo costringe in casa: «Chiediamo dignità»

Vivere prigioniero di una malattia deve essere una cosa molto difficile, ma ancor di più è vivere prigionieri di una malattia all’interno di quattro mura domestiche. Questa che stiamo per raccontare è la storia di Mario Vuolo, 56enne di Sicignano degli Alburni, da venti lunghi anni malato di sclerosi multipla che lo ha costretto a lasciare tutto e a dover inventarsi una vita nuova e un modo di guardare alla sua esistenza con occhi diversi, con gli occhi di chi sa che ogni giorno il suo corpo non sarà più lo stesso. Mario è affetto da sclerosi multipla progressiva. Ne soffre dall’età di 35 anni. La sclerosi è una malattia degenerativa, ma a questa se ne aggiungono altre come la cirrosi per i farmaci che Mario assume giornalmente, la glomerulonefrite membrano proliferativa e la gammopatia monoclonale.

Il percorso che ogni giorno compie Mario è quello dove la vita sembra avergli girato le spalle e permette lui di poter vedere la luce e di esser felici della propria esistenza uscendo fuori di casa e stando con le persone che gli vogliono bene, anche se il buio a volte sembra inghiottire tutto. Un percorso difficile perchè accompagnato sempre dal rischio della depressione che insidia non solo il malato ma anche le persone vicine. Parenti, amici e compagni di vita soffrono anch’essi la pena di questa malattia che distrugge lentamente e progressivamente il corpo e la mente. Le loro parole di conforto e il sorriso, però, non mancheranno mai. Come non mancherà mai la voglia di combattere della moglie, Vita Luongo, che, contattata telefonicamente dal giornaledelcilento dice: «I problemi sono tanti, anche di materia economica, ma noi pretendiamo solo dignità per mio marito e un percorso agiato per uscire di casa in maniera semplice, senza troppe insidie».

E infatti uno di questi il problema che si aggiunge alla schiavitù in casa di Mario. L’abitazione è nel centro storico di Sicignano, ai piedi del castello Giusso, come racconta anche il quotidiano Ondanews. Per potervi accedere, bisogna attraversare a piedi una lunga arcata pericolante di oltre 30 metri: l’arco del castello, infatti, dal lontano 1980 è sorretto con dei pali di legno, ora fatiscenti. Per evitare che Mario possa correre rischi, la moglie, apre un ombrello anche quando non piove al fine di evitare la caduta di calcinacci sulla testa. La malattia costringe Mario a vivere su una sedia a rotelle e per poter raggiungere casa, dovrebbe attraversare la lunga arcata con la carrozzina, ma vista l’impossibilità di farlo perché la strada è ripida e lo spazio non è sufficiente per la sedia a rotelle, Mario si serve di un montacarichi. Una volta salito sul montacarichi raggiunge la porta di casa da dove inizia la sua seconda via crucis. La casa è piccola, eccezion fatta per il salone. Le camere sono ostacolate da barriere architettoniche e vista l’impossibilità di raggiungere la sua camera da letto con la carrozzina, lui e sua moglie dormono sul divano nel soggiorno. Quel divano che è la sua vita, tutta la giornata è passata sul divano, perché Mario, a causa della sua malattia, non può muoversi da solo e ha bisogno di assistenza 24 ore su 24.

La famiglia Vuolo ha segnalato i disagi che riscontra quotidianamente e grazie al sindaco Alfonso Amato è riuscita ad ottenere almeno l’assistenza a domicilio dell’Asl. Vita Luongo racconta anche dei problemi economici che affliggono lei e suo marito: «Il nostro calvario è anche economico – spiega la donna a Ondanews – arrivare a fine mese è impossibile. Prendiamo 950 euro al mese per l’invalidità, sono solo queste le nostre entrate – continua – ma ogni mese bisogna sottrarre 400 euro per i farmaci, 300 euro per il mutuo e a noi restano 250 euro. Con questi soldi – conclude la moglie di Antonio – bisogna togliere anche i costi per le bollette, la macchina e le spese telefoniche e accessorie. In questi giorni infatti, l’Enel ci ha ridotto la corrente, perché non riusciamo più a pagare le bollette. Però noi abbiamo chiesto e continueremo a chiedere solo dignità per mio marito, non denaro».

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