Vallo di Diano, cittadini temono «paralisi delle attività del tribunale e trasferimento a Lagonegro»

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Vallo di Diano, cittadini temono «paralisi delle attività del tribunale e trasferimento a Lagonegro»

«Da tempo i cittadini del Vallo di Diano convivono col timore dell’imminente trasferimento del Tribunale di Sala Consilina a Lagonegro, in provincia di Potenza. Alcuni magistrati in pianta organica a Sala Consilina sono già stati trasferiti ad altra sede. Se dovesse continuare questa emorragia di operatori della Giustizia, il tribunale valdianese potrebbe rimanere paralizzato, con grave disagio dei cittadini, che si vedrebbero così negare il diritto alla legalità». Commenta così Roberto De Luca, responsabile Condacons Vallo di Diano l’attuale situazione di disagio del territorio valdianese.

Il palazzo di giustizia era stato inserito nel decreto di soppressione insieme ad altri uffici giudiziari a firma del ministro di giustizia Paola Severino. Il provvedimento vedrà in tutta probabilità l’accorpamento del tribunale salese al tribunale di Lagonegro, in Basilicata, fuori regione e, quindi, fuori dal territorio di competenza della corte d’appello di Salerno.

«La nostra associazione  – continua De Luca – si fa quindi portavoce, nei confronti degli amministratori locali, di tale disagio, affinché si esprima, ai più alti livelli istituzionali, il profondo dissenso rispetto a questa operazione di grave soppressione di diritti. Inoltre, auspicando una rapida soluzione al problema della formazione di un nuovo Governo, l’associazione stessa invita tutti gli operatori socio-politici ad adottare, con somma urgenza, un piano di intervento a difesa delle prerogative territoriali e dei diritti dei cittadini, già defraudati – da anni – dei servizi socio-sanitari e di trasporto. Il trasferimento del Tribunale, infatti, comporterebbe un irreversibile impoverimento dell’intero comprensorio, non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto l’aspetto sociale e culturale. Il rischio di un arretramento, anche sul piano della legalità, porrebbe non pochi interrogativi, infine, ai giovani che volessero rimanere a lavoro in questo territorio, per un futuro più prospero per tutti».

«Ecco che diventano necessarie una rinnovata unità di intenti e una nuova mobilitazione generale per poter scongiurare questa ennesima inaudita aggressione al territorio – e conclude – Crediamo infatti che, attraverso la sensibilizzazione su questi temi di un nuovo esecutivo, si possa addivenire alla conclusione condivisa che la tutela dei diritti dei cittadini costituisce un prerequisito imprescindibile per ogni “buona società”».   

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