Palinuro, arco naturale i turisti commentano:”E’ vergognoso”

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Palinuro, arco naturale i turisti commentano:”E’ vergognoso”

È una denuncia di fine estate. Firmata da un turista che da sei anni ha deciso di svegliarsi con l’alba dell’Arco Naturale di Palinuro, e che pochi giorni fa, prima di partire, ha lasciato nella cassetta della posta del comune di Centola, una lettera di protesta, che termina con la parola «decadenza». Si chiama Antimo Di Martino. Al fiume di inchiostro gettato da giugno a settembre per portare all’attenzione delle istituzioni la spinosa questione del famoso Arco Naturale, ad oggi non c’è stata alcuna risposta. L’Arco è lì, in compagnia di quel tunnel di acciaio, realizzato l’anno scorso dal Genio Civile di Salerno, per permettere il transito dei turisti e salvaguardare la loro incolumità da un eventuale crollo di massi dal costone roccioso. Dal 7 giugno, quest’opera partorita come intervento di somma urgenza, è stata posta sotto sequestro dall’autorità giudiziaria. Al di là dei sigilli c’è la spiaggia. Di Martino e sua moglie Tamara Torre scrivono le prima missive a giugno e pongono i primi interrogativi.

Partendo proprio dal varco protetto sotto l’arco. «Cosa ha messo in discussione l’intervento inaugurato l’anno scorso? Perché il problema è stato evidenziato con un’ordinanza di divieto solo a giugno?» E se negli ultimi anni sono stati realizzati diversi lavori di messa in sicurezza del costone roccioso, perché vige un divieto delle attività balneari? Di Martino ripercorre i giorni di giugno quando arrivarono i primi turisti e si trovarono di fronte a sequestri, ordinanze, concessionari arrabbiati e turisti spaesati. Per non parlare della piena del fiume Mingardo, non dragato, che il 15 giugno in poche ore portò via la barra dunale, peraltro già data in concessione. Arriva agosto e nella zona si riversano centinaia di turisti. In una foto scattata a fine mese si vede il varco privo dei nastri protettivi. Non c’è più il divieto di transito pedonale posto a giugno. Solo un divieto di pericolo caduta massi. «Il varco protetto- scrive Di Martino- è ufficialmente ancora sotto sequestro per la mancanza di una qualche documentazione urbanistica, è però praticato da tutti tranne che dai concessionari e dagli addetti alle pulizie, entrambi interdetti all’utilizzo delle aree».

E da tecnico esperto, aggiunge: «Manca un piano di gestione complessivo che permetta di guidare lo sviluppo e renda possibile la semplice sussistenza del sito naturale». Poi c’è la voce degli imprenditori: lamentano la sovrapposizione degli enti, il groviglio normativo, la burocrazia, l’immobilismo. Finita la stagione estiva, chiedono un tavolo di confronto con gli enti interessati. Prima di arrivare al prossimo giugno, circondati da divieti e sequestri.

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