Caso usura a Camerota, prosciolto il giornale del Cilento dalle accuse di diffamazione

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Caso usura a Camerota, prosciolto il giornale del Cilento dalle accuse di diffamazione

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vallo della Lucania, chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura nel procedimento aperto nei confronti del giornalista Luigi Martino, del direttore Maurizio Troccoli e dell’editore Mario Scarpitta, tutti accusati di diffamazione aggravata, ha deciso per il «non luogo a procedere». Tradotto: non sussistono i presupposti per celebrare un processo. Il fatto, in altre parole, «non costituisce reato». 

I fatti si riferivano al caso ‘Usura’ a Camerota, inchiesta per la quale furono adottate diverse misure cautelari. Il Giornale del Cilento ebbe ad occuparsi della vicenda con diversi articoli, raccontando ciò che man mano accadeva e raccogliendo diverse testimonianze. A distanza di qualche anno la giustizia ha trionfato e il tribunale di Vallo della Lucania ha pronunciato un proscioglimento pieno a carico di coloro che erano stati accusati di diffamazione, con ciò stabilendo che non vi fossero elementi diversi da quelli del diritto/dovere di cronaca, mai valicato e giammai configurante azione penalmente rilevante. Nessun elemento diffamatorio quindi e nessuna volontà di offesa.

L’avvocato Marco Sansone, che ha curato la difesa e rappresentato nell’udienza dello scorso 22 giugno il giornalista, il direttore e il fondatore del giornale, allora editore, Mario Scarpitta, commentando la favorevole decisione del tribunale, raggiunto telefonicamente ha detto: «Avevamo molta fiducia nell’operato della magistratura. Il tenore degli articoli e le modalità con le quali il Giornale del Cilento ebbe a seguire e raccontare la vicenda non hanno mai tradito i requisiti di verità e continenza in quelli che senza ombra di dubbio erano – all’epoca – accadimenti di interesse pubblico. Bene così, contento soprattutto per chi, coinvolto solo a causa del ruolo che rivestiva all’epoca, oggi ne esce ancor meglio di come vi è entrato». Il direttore del Giornale del Cilento Maurizio Troccoli e il giornalista autore degli articoli Luigi Martino hanno espresso «soddisfazione per la decisione del tribunale. Siamo stati fin dall’inizio pienamente consapevoli e sereni rispetto alle accuse mosse, certi di avere compiuto esclusivamente innanzitutto il nostro dovere ed esercitato un sacrosanto diritto di cronaca. E’ comprensibile che talvolta chi si trova raggiunto da provvedimenti giudiziari individui i giornalisti come bersaglio a cui rivolgere accuse, confondendo il dovere di cronaca con la volontà di offendere. Speriamo che pronunce come queste siano d’esempio per tutti ed evitino a tanti nostri colleghi i disagi legati alle necessarie difese contro accuse illegittime. Siamo felici di potere affermare ancora una volta un diritto per il quale da sempre ci battiamo, quello della gente di venire a conoscenza dei fatti di interesse pubblico, purtroppo spesso leso dalle querele o dalle minacce di querele facilmente utilizzabili come intimidazione al giornalista. Crediamo che ci siano soluzioni legislative rispetto a questo rischio, vigenti in altri Paesi ma non ancora in Italia. Dove però ci sono giudici, come quello di Vallo della Lucania, che sanno rendere giustizia». Mario Scarpitta ha commentato: «Siamo stati sempre sereni rispetto al fatto di non avere compiuto alcun reato e di non avere offeso nessuno, né volontariamente, né involontariamente. Mi piace sottolineare che alcuni tra gli indagati dell’epoca questa cosa la capirono subito, altri – invece – vollero a tutti i costi denunciare. Abbiamo subito strumentalizzazioni e accuse pubbliche per anni. Dispiace che alcuni episodi abbiano fatto distogliere l’attenzione dalle reali presunte vittime, spostandole sulle accuse al giornale e ai giornalisti, che fanno semplicemente il loro dovere. Per queste ragioni ho dato mandato al mio avvocato, che ringrazio pubblicamente per professionalità, decoro e capacità, di valutare l’intero accaduto; qualora si configurassero ipotesi di danno arrecate alla mia persona, vorrei andare fino in fondo, annunciando sin d’ora che ogni risarcimento sarà da me devoluto al fondo anti usura».

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